Different shoes

Informazioni Evento

Luogo
ALLE DUE PORTE
Via del Pratello 62 , Bologna, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dalle 18.00 alle 20.00

Vernissage
28/01/2017

ore 18

Curatori
Bruno Bandini
Generi
arte contemporanea, collettiva

Evento Artistico che coinvolge sei artisti, cinque critici, che affrontano cinque tematiche presentate in cinque sedi in Bologna-Italy durante Artefiera 2017.

Comunicato stampa

Mostra inserita nell'Evento Artistico “DIFFERENT” che coinvolge SEI artisti, CINQUE
critici, che affrontano CINQUE tematiche, presentate in CINQUE sedi espositive a Bologna
in occasione di Artefiera 2017, per favorire UN Progetto: “L'Arte per la Ricerca",
dell'Associazione CCSVI nella Sclerosi Multipla ONLUS, teso a sostenere il “diritto dei
cittadini di avere una ricerca: libera, incondizionata, indipendente”,
“Different è tutto questo,
è tutto quello che nella differenza si distingue, è diverso e rivoluzionario”
“DIFFERENT CITY” a cura di BRUNO BANDINI
Polis vs Civitas?
Quale città? A che cosa ci riferiamo quanto nominiamo un luogo tanto complesso, tanto
controverso? La Polis greca o la Civitas romana? Una città destinata ad accogliere individui che
hanno le medesime radici culturali, che raduna una “stirpe”? O piuttosto un tessuto all’interno del
quale le tradizioni differenti si confrontano riconoscendo una stessa legge? Stesse origini? O
medesimo fine? Pur presentandosi come successione di molteplici “tentativi”, le città che oggi
viviamo appaiono come varianti della Civitas, per quanto liberate dal sogno dell’imperium sine fine.
Viviamo in città-territorio nelle quali i mutamenti sono relativamente veloci, poiché un assetto
stabile di “luoghi” funzionali definiti e progettati ormai non pare più sussistere. Eppure, questa
forma di organizzazione dello spazio non può oggi che presentarsi come contaminazione,
meticciato, luogo della convivenza di differenze (che non appaiono mai, in questi casi, come
risultati di sottrazioni). Forse è più semplice sottolineare che cosa la “città” oggi non è più, o non è
più solo in modo esclusivo: né polis, né urbs, né l’agglomerarsi delle funzioni che segnano l’anticlassico
mediterraneo, né la definizione delle contrade medievali, né barocca, né il superamento
violento, la Forma a priori che impone il moderno al “disordine” urbano. Non è nemmeno la
metropoli contemporanea, perché questa non è la “città” che abitiamo. La Città che sale impone un
tempo del rapporto produzione/consumo capace di regolare tutti gli altri; la sua logica viene
applicata ovunque, dalla scuola, all’ospedale, al teatro. La città moderna, nel suo evolversi
metropolitano, irradia dal suo centro, travolgendo ogni antica persistenza. I suoi insediamenti
divengono “casi” del suo sistema irradiante, lungo gli assi centro-periferia. Ma si assiste ad un
fenomeno che, ad un certo punto, appare irreversibile: questa espansione si fa sempre più
occasionale, sempre meno programmata e governabile. Come se il dilatarsi della rete
metropolitana divorasse il territorio, smarrendone lo spirito. I poteri che determinano la crescita
della città faticano sempre più a “incarnarsi” in un ordine territoriale, a dar vita a forme di
convivenza leggibili-osservabili sul territorio, spazialmente. È la perdita di “valore simbolico” della
città, che “sale” per generare uno sviluppo senza meta, insensato, un processo che non presenta
alcuna dimensione “organica”. È davvero la metropoli dell’intelletto astratto, dominato soltanto dal
“fine” della produzione attraverso la produzione e dello scambio di merci. Ciò nonostante, una città
è un organismo, ed è un bene culturale, estremamente complesso e, al contempo, fragile. Affinché
questo organismo-bene culturale continui a vivere e a testimoniare le qualità e i valori che gli
competono, occorre elaborare un progetto organizzativo in grado conferire agli istituti culturali che
su quel terreno geografico-culturale insistono un’ampia autonomia “politica”, tecnico-scientifica e
gestionale. Poiché, le strutture che operano sul territorio sono i migliori presidi per la loro tutela e
per la loro conservazione. Detto in un altro modo: le mostre d’arte, se e quando sono necessarie,
generano quella differenza, quell’incremento di conoscenza, che si presenta come il miglior
antidoto all’omologazione imposta dal predominio del mercato.