Alessandra Ruggiero – Sospensione
L’esistenza appare priva di senso, l’ossessione che ne deriva è una condizione dalla quale non si può guarire, ma probabilmente è la condizione che permette di creare, non si può sanare, tentando di porre fine all’ossessione si annulla l’arte.
Comunicato stampa
Sabato 28 gennaio, alle ore 12 presso le sale delle terrazze al Castel dell’Ovo di Napoli, si inaugura la mostra Sospensione realizzata in collaborazione con il Comune di Napoli Assessorato Cultura e Turismo. La mostra nasce da un progetto in cui l’artista attraverso l’autoscatto cerca di rappresentare se stessa e le sue emozioni attraverso un atto di profonda solitudine. Progetto che, nato nel 2015 e portato tuttora avanti, tocca temi molto profondi ed intimi, come se fosse una confessione o un racconto autobiografico, un’interrogazione costante sulla propria identità, sul senso, per evidenziare la fragilità del concetto dell’essere e rispecchiare le proprie incertezze, le lacerazioni, le angosce. Sospensione è il titolo dato al suo primo libro fotografico in cui emerge tutta l’angoscia del quotidiano rivestita attraverso le immagini; come l’artista stessa scrive: “sospensione è lo stato mentale a cui mi sento di appartenere, è uno stato indefinibile, in lotta con se stesso, è la parola che utilizzerei per la vita(…). Tutto è circoscritto in una vaghezza indefinita che delimita la vita ed i sensi, siamo noi tutti come sospesi nell’incertezza di un’ affermazione che non potrà mai esserci, siamo noi tutti sospesi nell’ universo buio, avvolti da paure, illusioni, credenze e finzioni, legati alla morte da un unico filo che presto o tardi si spezzerà, come fossimo in attesa di altro, in questo stato di veglia e di insonnia, sospesi nell’inconosciuto ad un passo dalla vita ed uno dalla morte. Attendiamo noi tutti, attendiamo di vivere e attendiamo di morire, e durante l’attesa ci raccontiamo in qualche modo. Io ho deciso di farlo tramite immagini.”
Si evince da tutto questo un dolore profondo legato all’esistenza ed allo stesso tempo un continuo bisogno di autorappresentarsi come unico testimone della propria intima solitudine, della propria condizione. L’esistenza appare priva di senso, l’ossessione che ne deriva è una condizione dalla quale non si può guarire, ma probabilmente è la condizione che permette di creare, non si può sanare, tentando di porre fine all’ossessione si annulla l’arte.