Un secolo di Dada a Brescia
Museo di Santa Giulia, Brescia – fino al 26 febbraio. Attraverso 270 opere e documenti originali, suddivisi in quattro sezioni tematiche, la mostra rende omaggio a Dada, soffermandosi anche sul rapporto tra il movimento e l’avanguardia italiana, non prima di aver proposto la ricostruzione, in scala, del Cabaret Voltaire.
Nel corso del 2016, per celebrare il centenario della nascita di Dada persino Manifesta11 ha reso omaggio a Dada 100 Zürich 2016. In Europa si sono susseguite mostre e iniziative, volte a celebrare i sovvertitori del Cabaret Voltaire, proponendo a Zurigo la Dadaglobe Reconstrected, ospitata alla Kunsthaus in collaborazione con il MoMA di New York, la Dada Universal al Museo Nazionale, il webumentary Dada-Data, una sorta di collage online omaggio vivo e virale al movimento e il Festival Dada. Between Madness and Nonsense. A Roma, nelle Grandi Aule delle Terme di Diocleziano, si è appena conclusa la più grande retrospettiva italiana su Jean Arp; mentre il Museo di Santa Giulia a Brescia fa da cornice a Dada 1916. La nascita dell’antiarte, una fra le ricognizioni più estese – una ricerca nata e sviluppatasi a Brescia grazie anche al collezionismo privato locale – mai dedicate in Italia alle irriverenze di Tristan Tzara, Hugo Ball e Jean Arp, così come di Max Ernst, Marcel Duchamp, Man Ray, Francis Picabia, George Grosz, Otto Dix e Hans Richter, solo per citarne alcuni.
Francesco Tedeschi ed Elena Di Raddo, curatori del progetto insieme al direttore di Fondazione Brescia Musei Luigi Di Corato e docenti del corso di laurea Stars (Scienze e tecnologie delle arti e dello spettacolo) dell’Università Cattolica di Brescia, hanno sviluppato, la mostra anche al di fuori degli spazi museali, proponendo un lungo programma di iniziative fra cui un ricercato ciclo di proiezioni al cinema Nuovo Eden di Brescia. Una rassegna dedicata ai contributi cinematografici prodotti dalle avanguardie dadaista e futurista.
LA MOSTRA E IL RESTAURO
La mostra, infatti, mette in rilievo il collegamento tra le arti visive, la letteratura, il teatro e la grafica, rivelando suggestioni provenienti dai poeti tardosimbolisti francesi all’espressionismo tedesco, dalle ricerche strutturali dell’avanguardia russa alle intuizioni di Marcel Duchamp, passando per le tavole parolibere di Marinetti, Carrà e Cangiullo, attraverso le tele di Balla, Depero, Carrà, de Pisis e de Chirico. Propedeutico a questo lungo percorso è stato anche il restauro di una sessantina di lavori di proprietà del museo, valorizzando le collezioni degli Anni Quaranta e Sessanta e sconfinando nel Surrealismo e nel Costruttivismo. Sebbene perfettamente incasellato in quattro diverse sezioni, il sentiero bresciano su Dada spazia tra diverse dimensioni, raccogliendo decine e decine di oggetti, manufatti, ready-made, lettere, riviste e quadri.
OBIETTIVO READY-MADE
Appare curiosa la raccolta dei ready-made, opere che esistono al di fuori dell’arte, come risultato di un’operazione concettuale e non sensibile. Al fine di ripercorrere la natura di queste esperienze, le loro origini e le vie da loro aperte, sono stati esposti alcuni lavori emblematici di Duchamp, come Frames form projected stereoscopic film (1920-1973) e il Boardwalk, (1973, replica dell’originale datato 1917), uno dei primi “oggetti” creati da Man Ray e tra quelli che maggiormente lo connettono alle operazioni parallelamente compiute da Marcel Duchamp. La tavola richiama una scacchiera, complice l’alternanza dei rettangoli in bianco e nero che vanno allungandosi verso la parte inferiore della composizione, come visti in prospettiva.
Ginevra Bria
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