Salerno-Reggio Calabria. Una storia lunga 50 anni
Istituto Centrale per la Grafica, Roma – fino al 14 febbraio 2017. Un viaggio visivo che attraversa mezzo secolo, analizzando il più famoso non finito d’Italia. Tra materiali d’archivio e interpretazioni contemporanee.
Oltre cinquant’anni di costruzioni e demolizioni, cantieri impossibili e la fama di incompiuta della nazione; la Salerno-Reggio Calabria è stata, nella seconda metà del Novecento, l’opera di maggiore rilievo del nostro Paese, una infrastruttura colossale e di grande avanguardia che sfida le articolazioni di un paesaggio complesso, attraversandone per oltre il 50% le catene montuose, ovvero gli Appennini lucani, e le famose fiumare. Una condizione che ha sfidato l’alta ingegneria e l’architettura messe al servizio del territorio.
La mostra ospitata dall’Istituto della Grafica, promossa da Anas e realizzata anche in collaborazione con il MAXXI, punta a un racconto visivo differente dalla omologata percezione negativa che si ha nei confronti di questa arteria ideata per legare il Meridione e il resto d’Italia.
LA MOSTRA
Undici autori sono stati invitati a dialogare con un territorio segnato da innumerevoli cicatrici e incisioni sottocutanee. Nella mostra Verso il Mediterraneo. Sezioni del paesaggio da Salerno a Reggio Calabria, a cura di Emilia Giorgi e Antonio Ottomanelli, i due curatori sono riusciti a innalzare una struttura visiva potente, a tratti intima, che tesse un filo invisibile per ricamare di visioni la punta dello Stivale attraverso le varie tappe assegnate agli autori. Ogni fotografo si è infatti dedicato a una specifica porzione dell’infrastruttura dal Cilento allo Ionio. Nell’arco di questa ricerca, durata in alcuni casi diversi anni, proiezioni diversificate si succedono, argomentando con ricchi e poetici linguaggi tutto il percorso. Una mostra non tecnica – ricca di storici materiali forniti dall’Anas, come fotografie inedite che risalgono agli Anni Sessanta, e di mappe geologiche delle diverse aree di lavoro –, ma sorretta da undici sguardi che, disposti in una composizione ordinata e pulita, differenziano le storie grazie a un registro variegato e solido, capace di esprimersi in maniera chiara e immediata.
FOTOGRAFIA IERI E OGGI
Lo sguardo dei fotografi – Andrea Botto, Gaia Cambiaggi, Martin Errichiello, Filippo Menichetti, Marco Introini, Allegra Martin, Maurizio Montagna, Armando Perna, Filippo Romano, Marcella Ruvidotti, Francesco Stelitano e Giulia Ticozzi, che hanno, invece, dato testimonianza del presente e dei legami tra autostrada e territorio – si è declinato in modi differenti, indagando talvolta la monumentalità dell’apparato cantieristico o i processi di cambiamento e quindi la mutevolezza del maestoso paesaggio, o, ancora, mettendo in luce l’aspetto intimistico legato alle comunità dei luoghi attraversati. Macchia mediterranea e cemento inutilizzato, sbuffi di cenere e ponti sospesi nel nulla, ricrescite controllate con infoltimento delle zone da recuperare, abbattimenti e mare, demolizioni e piccole case agricole. Una scala cromatica fatta di grigi e verdi potentissimi, correlati con blu mare inverosimili. A fare da contrappunto a questo racconto sul presente una sezione dedicata a tre maestri della fotografia italiana, tre grandi autori della raccolta Atlante italiano 003, prestata dal museo Maxxi. Al centro, tre altre zone dello stesso percorso: lo stretto di Messina, l’area di Ganzirri e la SS106 Jonica negli scatti di Gabriele Basilico, Olivo Barbieri e Mario Cresci.
Lucrezia Longobardi
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