Le sette stagioni dello spirito di Gian Maria Tosatti rivivono in un documentario
Il film è un resoconto dell’esperienza che l’artista romano, classe 1980, ha costruito a Napoli dal 2013 ad oggi. Al Museo Madre è in corso fino al 20 marzo la mostra riassuntiva del progetto.
Il progetto si è da poco concluso con la mostra personale dell’artista al Museo Madre di Napoli, a cura di Eugenio Viola, visitabile fino al 20 marzo. Le sette stagioni dello spirito di Gian Maria Tosatti (Roma, 1980) è un ciclo iniziato nel 2013, non certo timidamente, nella Chiesa dei SS. Cosma e Damiano, chiusa dalla Seconda Guerra Mondiale e al centro di un incrocio di strade e di vite difficili. Da allora, il percorso dell’artista si è snodato attraverso sette stazioni e ha attraversato la Peste, l’Estate, l’Inferno di Lucifero; c’è stato, in quello che idealmente si può descrivere come un secondo tempo, anche un Ritorno a casa, seguito dai Fondamenti della luce, fino al Miracolo e alla conclusiva Terra dell’ultimo cielo. Una storia, quella costruita dall’artista romano – anche grazie al supporto di Peppe Morra e della sua Fondazione – che si è declinata in spazi sconosciuti e spesso miserabili della città, che con l’intervento di Tosatti hanno riacquistato, anche se purtroppo solo in un arco breve, nuova vita, diventando non contenitori ma opera stessa, riflessiva e vibrante, pensierosa e avvolgente. Luoghi da esperire in solitudine, fronteggiando i fantasmi dell’anagrafe di Piazza Dante, con le misure delle altezze di bambini che sono già morti, matrimoni che si sono già consumati, servizi di leva che hanno segnato indelebilmente molti destini; e ascoltando i propri passi risuonare sotto i proclami austeri e inquietanti di Lucifero in un vecchio magazzino nel porto di Napoli e fremendo alla visione degli uccelli morti congelati alle pareti. Fino a meravigliarsi nell’elegante ma solenne presenza nell’ex Ospedale Militare, sede dell’ultima stagione, ruvida come un osso di seppia, la sorpresa di un giardino dell’Eden, nascosto tra le rovine del presente. Queste opere non esistono più se non che nei ricordi di chi le ha viste. Questo video però prova a raccontarle.
– Santa Nastro
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