George Zogo – Vita Quotidiana
Le opere di George Zogo sono colte, sofisticate, bellissime. Senza mai cedere a quell’esotismo che ancora oggi spesso si chiede agli artisti del continente, Zogo aveva sempre ostinatamente espresso una sua singolarità, offrendo con le sue tele e i suoi segni una coerenza fatta non di pienezze e solide costruzioni, ma di vuoti, di punti sospesi, di linee colorate che vagabondavano nel bianco prima di trovare un punto d’arrivo, sempre provvisorio.
Comunicato stampa
Le opere di George Zogo sono colte, sofisticate, bellissime. Senza mai cedere a quell’esotismo che ancora oggi spesso si chiede agli artisti del continente, Zogo aveva sempre ostinatamente espresso una sua singolarità, offrendo con le sue tele e i suoi segni una coerenza fatta non di pienezze e solide costruzioni, ma di vuoti, di punti sospesi, di linee colorate che vagabondavano nel bianco prima di trovare un punto d’arrivo, sempre provvisorio.
Nato a Saha, in Camerun, George Zogo aveva frequentato l’Accademia di Belle Arti di Lione ed era arrivato a Firenze nel 1966 con una borsa di studio. Faceva parte della prima generazione di intellettuali e artisti africani che arrivavano in Europa negli anni 60, nell’ambito della cooperazione culturale con i Paesi neo-indipendenti.
Negli anni era diventato un solido punto di riferimento per la comunità africana, e per tanti che appena arrivati trovavano in lui una persona gentile a cui rivolgersi per cominciare il processo di inserimento nella città. Il suo carisma contribuiva a tessere reti e facilitare il dialogo, nella vita quotidiana dell’immigrazione africana a Firenze.
La sua attività artistica ha avuto importanti riconoscimenti, tra cui una mostra personale a Palazzo Strozzi nel 1976 e l’inserimento nella mostra Transafricana. Artisti contemporanei a Bologna nel 2000, curata per Africa e Mediterraneo da Mary Angela Schroth e presentata da Simon Njami.