I Premiati di Villa Romana 2017
All’inizio del soggiorno di dieci mesi a Firenze, i vincitori del Premio Villa Romana 2017 presentano i loro nuovi lavori.
Comunicato stampa
All’inizio del soggiorno di dieci mesi a Firenze, i vincitori del Premio Villa Romana 2017 presentano i loro nuovi lavori. Andrea Bellu/Matei Bellu, Carina Brandes, Kasia Fudakowski, Stefan Pente e Farkhondeh Shahroudi sono stati nominati da una giuria composta da Natascha Sadr Haghighian (artista) e Moritz Wesseler (direttore del Kölnischer Kunstverein).
Andrea Bellu/Matei Bellu vivono a Berlino. Con film, disegni, testi e installazioni, ricercano fratture e lacune delle narrazioni storiche comuni e le trasferiscono in un linguaggio figurativo ridotto all’essenziale. Si occupano delle omissioni e delle indebite appropriazioni che caratterizzano la quotidianità del nostro tempo, osservandole dalla prospettiva dei migranti, del post-colonialismo e del femminismo.
Carina Brandes, nata nel 1982 a Braunschweig, dove ha compiuto gli studi, vive a Lipsia. Lavora con la fotografia analogica in bianco e nero e sviluppa da sola le sue foto. Oggetto delle fotografie è per lo più lei stessa, in veste di attrice si mette in scena in situazioni occasionali o giocose, che oscillano tra un senso di ordine ben sorvegliato e perdita di controllo.
Kasia Fudakowski, nata nel 1985 a Londra, vive a Berlino dal 2006. Ha studiato alla Ruskin School of Drawing and Fine Art di Oxford. Realizza sculture e installazioni in cui convergono sia elementi astratti che figurativi, che a volte lei stessa mette alla berlina con azioni e performance. Alla base del suo lavoro c’è spesso uno spirito ironico, una teoria della comicità, che si esprime in salti semantici inconsci di grande carica emotiva.
Stefan Pente, nato a Zurigo nel 1964, vive a Berlino dal 1995. Il tema centrale delle sue installazioni, performance e film è la costruzione dell’identità attraverso descrizioni, attribuzioni e atti di categorizzazioni. Attraverso gruppi di oggetti, assemblaggi di materiali e performance, che si sottraggono per quanto possibile all’espressione verbale, egli indaga sulla necessità di rappresentare l’“Altro” e sulle motivazioni che ci spingono a farlo.
Farkhondeh Shahroudi, nata nel 1962 a Teheran. Dopo le proteste contro il regime dello scià, negli anni ’90 ha trovato asilo politico in Germania. Ha studiato pittura all’Università Al-Zahra di Teheran, quindi arte e design all’Università di Dortmund. Le sue sculture di corpi umani spesso di grande formato, rivestite di tessuti in cui compaiono scritte in caratteri arabi, sono state accolte tra l’altro nella collezione del British Museum di Londra. Nel 2011, l’emittente radiofonica tedesca Deutschlandfunk le ha dedicato un radiodramma.