Fra arte e turismo. L’esperienza di Villa Lena in Toscana
Fondazione non profit, Villa Lena si sta imponendo come una realtà capace di unire hospitality tipica da ammaliante resort toscano immerso nelle colline e arte contemporanea internazionale, grazie a un programma di residenza rivolto a creativi di tutte le provenienze. Chiara Ianeselli, nuova coordinatrice della Fondazione, ne descrive le origini e gli obiettivi.
Villa Lena è una fondazione molto attiva e allo stesso tempo poco conosciuta nel panorama artistico italiano. Se n’è parlato molto di più all’estero. Com’è nato questo progetto?
L’idea fondante del complesso di Villa Lena risale al 2013 e vede la natura e la creatività collocate al centro del progetto. Sull’area di 1.300 ettari immerso nella campagna toscana vi sono la villa del XIX secolo, il boutique hotel, il ristorante con prodotti coltivati in loco e diversi spazi dedicati all’agricoltura biologica. La Fondazione Villa Lena e in particolare la residenza per artisti danno l’anima al progetto.
Chi sono le persone che hanno dato vita all’idea? Da che mondi provengono?
Lena Evstafieva, Jerome Hadey e Lionel Bensemoun sono amici di vecchia data. Lena ha lavorato in musei d’arte contemporanea e gallerie, mentre Jerome e Lionel provengono dal mondo della musica.
Lionel è il proprietario di uno dei nightclub più celebri di Parigi e del mondo. Esistono relazioni tra Le Baron e Villa Lena?
La connessione diretta è appunto tramite Lionel. La relazione si è tradotta soprattutto nella dimensione di Villa Lena che, sin dal suo avvio, ha proposto un respiro internazionale, ospitando produttori, dj, artisti, scrittori, drammaturghi affermati. Inoltre Andre Saraiva (un altro dei fondatori di Le Baron) ha disegnato il logo di Villa Lena.
Entriamo nello specifico della parte artistica. Come funziona il meccanismo? Cosa fa questa fondazione?
La Fondazione Villa Lena esiste per promuovere e fornire una piattaforma per lo scambio interdisciplinare, il confronto e la discussione. La residenza è uno dei canali per promuovere quest’impostazione. Si stanno attualmente studiando e sviluppando idee per collaborazioni e opportunità a livello internazionale, elaborando dialoghi anche con altre fondazioni. Ogni anno si invitano artisti di tutte le discipline a fare domanda per la residenza e, attraverso una serie di ricerche e colloqui, si opera una preselezione. Questa lista è poi condivisa con l’Advisory Board (composta da Caroline Bourgeois, curatrice, Barbara Casasola, fashion designer, Rafael de Cárdenas, architetto, Charlie Porter, giornalista, RZA, produttore musicale, e Philippe Zdar, altro produttore musicale) che offre un feedback. In seguito viene elaborata una selezione finale e così vengono offerte le residenze agli artisti.
Qual è l’obiettivo della fondazione?
Creare opportunità per creativi provenienti da diversi settori e contesti, dando loro possibilità altrimenti non disponibili nei sistemi di istruzione e di supporto tradizionali. Agli artisti viene fornito uno studio, tempo per la ricerca e la possibilità di ospitare studio visit, avendo dunque un confronto diretto con altri professionisti del settore.
Oltre alle residenze, quali sono le altre attività?
La fondazione gestisce un programma di eventi artistici in tutta la stagione della residenza di sette mesi. Hanno partecipato all’attività della fondazione anche artisti di fama internazionale per eventi spot, concerti o presentazioni, così come ci sono state partecipazioni a fiere d’arte internazionali e altri progetti. Negli ultimi due anni, nel mese di giugno, si è ospitato un festival musicale in collaborazione con Elita di Milano. La fondazione opera anche a livello locale con un programma artistico portato avanti insieme alle scuole del Comune di Palaia. Nel 2015, a questo proposito, è stato creato un murale vicino alla scuola, una collaborazione fra lo street artist Daze e i bambini.
Le residenze durano due mesi. Non credi sia un intervallo troppo breve? Non c’è il rischio che – tra feste, party, campagna straordinaria e clima estivo – la residenza si trasformi eccessivamente in vacanza?
Negli anni precedenti le residenze duravano due mesi, nel 2017 invece si è deciso di ridurre la maggior parte dei periodi di residenza a un solo mese.
Beh, ancora “peggio” rispetto al problema che sottolineavamo sopra…
In realtà anche grazie a un confronto con gli artisti, è emerso come per molti la durata di un mese fosse il periodo ideale per questo tipo di esperienza. Infatti risulta facile “disimpegnarsi” dalla loro esistenza quotidiana, cedere a nuove idee, esperienze e agli impulsi di Villa Lena. Con un periodo più lungo di un mese si corre il rischio di inattività. Durante la residenza gli artisti sono comunque invitati a pensare progetti collettivi, workshop, preparare lecture, aperte anche al pubblico.
Ogni artista ospitato a Villa Lena lascia un’opera. Che fine fa questa collezione?
Gli artisti sono tutti invitati a donare un’opera alla Fondazione Villa Lena al termine della loro residenza. Nel caso di artisti visivi, il lavoro è chiaramente più tangibile, ma con ogni artista è una conversazione unica. Alcune donazioni sono più effimere nella loro natura, ad esempio canzoni suonate la sera o testi recitati. Alcune di queste opere sono collocate all’interno della tenuta: agli spazi storici della villa viene così data una memoria visiva delle opere degli artisti in residenza. Queste opere sono molto importanti, impregnano gli edifici della tenuta con la sensazione di creatività e cultura che sono al centro del progetto. La fondazione è un’organizzazione non profit, dunque gli oggetti donati potrebbero essere venduti per raccogliere fondi. In questo caso tutti i proventi sarebbero impiegati direttamente per sostenere i futuri residenti e le loro attività o proposte.
Ci sono altre modalità che consentono al sistema di residenze di essere economicamente sostenibile?
Uno dei progetti cui la fondazione sta lavorando è una campagna di raccolta fondi con Kickstarter per finanziare la produzione di stampe d’artista in edizione limitata, realizzate in collaborazione con lo studio di incisioni Il Bisonte di Firenze. Credo sia davvero una grandissima opportunità per i residenti: la possibilità di lavorare con la sopraffina esperienza dell’artigianato toscano.
In cosa consisterà il tuo incarico?
Innanzitutto mi occuperò di coordinare le attività della fondazione, sia quelle interne sia quelle esterne. Ho già iniziato a lavorare per proseguire la definizione del programma del 2017, in stretto dialogo con gli artisti che parteciperanno alla residenza e con i fondatori di Villa Lena. Sto cercando di immaginare dei progetti appetibili anche per un pubblico eterogeneo: aprire dunque sì agli studenti universitari, collezionisti, galleristi e curatori, ma anche a un pubblico locale. A questo riguardo è importante che l’identità della fondazione sia rispettata e non si cerchi di trasformarla nel modello delle fondazioni blockbuster che propongono grandi nomi, facendoli transitare in maniera indistinta da una parte all’altra del mondo, indipendentemente dal contesto. Si sta inoltre parlando di una fondazione all’interno di un complesso molto più vasto, quindi sarà importante avere una visione sempre più integrata.
Quali strategie stai elaborando?
Da subito ho proposto di creare legami con piattaforme che operano in maniera affine, le opzioni che stiamo vagliando sono molto stimolanti. Lavorerò inoltre a stretto contatto con gli artisti, approfondendo la loro ricerca, dialogando per poi definire l’opera da donare alla collezione, cui dovrò sovrintendere.
Chi ha svolto questo ruolo prima di te?
Il direttore della fondazione nel 2016 è stata Katy Wellesley Wesley, precedentemente direttore delle mostre alla Pace Gallery di Londra. Quest’anno Lena Evstafieva sarà il nuovo direttore, affiancata da me nel ruolo di coordinatrice.
Per seguire i lavori dovrai materialmente trasferirti a Villa Lena?
Lavorerò direttamente dalla Toscana per il periodo di maggior attività, ma sarà importante muoversi costantemente a livello internazionale, sia per i progetti all’estero della fondazione sia per promuovere l’attività e il nome di Villa Lena.
Per questo 2017 quanti artisti prevedete di ospitare?
Quest’anno saranno cinquantacinque.
E ovviamente non si tratta solo di artisti visivi…
Tutte le discipline sono considerate. Chiunque sia artisticamente creativo può fare una proposta e, se interessante e originale, sarà considerata. Abbiamo ospitato musicisti, registi, scrittori, stilisti, designer di mobili, floral designer, artisti visivi, poeti, architetti e designer di gioielli… le possibilità sono infinite.
Tutto questo andirivieni di creativi non trova però, fatti salvi gli spazi degli studi, un punto di sfogo puramente espositivo. Villa Lena non ha uno spazio per fare mostre. Pensi di intervenire su questo modello o lascerai le cose così come stanno?
Prima del mio arrivo si è discusso molto sulla possibilità di organizzare esposizioni e la conversazione è tuttora in corso. Personalmente credo ci siano tantissimi centri espositivi senza una vera e propria ragion d’essere, la produzione di mostre è incessante e spesso si corre il rischio di automatizzazione di alcuni processi. Qualora si decidesse di estendere l’attività al livello espositivo, dovrebbero essere molto chiare le motivazioni e le forze propulsive, gli investimenti, gli obiettivi e il pubblico. Il profilo sofisticato della fondazione dovrebbe essere riflesso in un altrettanto sperimentale approccio espositivo, altrimenti non la riterrei una direzione necessaria. Penso sia importante consolidare la propria attività e identità, ricercare tutto ciò attraverso una serie di esposizioni è indubbiamente molto rischioso, non necessariamente negativo.
Villa Lena ha la caratteristica di essere significativamente isolata. È una condizione che offre pregi e difetti in che misura?
La lontananza permette agli artisti di uscire dalla quotidianità e di impegnarsi nell’esperienza dello stare insieme. La proprietà Villa Lena è veramente eterea: un sogno. Dal punto di vista strettamente organizzativo, questo isolamento non è funzionale, ad esempio non è possibile uscire a piedi in città per cercare materiali, ma sono questioni facilmente risolvibili. L’esperienza di questi tre anni di attività (entriamo ora nel quarto) ha permesso di mettere a punto una precisa organizzazione.
Quali sono le relazioni che si instaurano tra gli artisti in residenza e le persone che sono nella struttura solo per farsi qualche giorno di vacanza? Chi viene a soggiornare a Villa Lena sa a cosa va incontro?
Dal momento che la filosofia dell’intero progetto di Villa Lena è stata concepita a tutto tondo, l’idea è di integrare le diverse sfaccettature del luogo. In primis vi è dunque il luogo stesso, delicate colline ondulate con ettari ed ettari di ulivi, vigneti, orti e boschi ricchi di tartufi. Questo permette la fornitura di una gran parte di prodotti di stagione per il ristorante a km 0, gestito da una combinazione di personale permanente e una rotazione di chef in residenza. Lo chef in residenza è considerato come un’estensione della residenza per artisti: gli ospiti dell’hotel sono invitati a cenare nel ristorante, creando idealmente un punto di raccolta.
Quali sono le opportunità di condivisione?
Dal momento che la Fondazione Villa Lena è riconosciuta come un hub creativo, spesso gli ospiti che l’hotel attrae sono creativi essi stessi ed emergono così sinergie in maniera naturale. Il nostro obiettivo è quello di fornire le opportunità, non di forzare le situazioni.
Villa Lena non è solo un agriturismo, ma gestisce qualcosa come 500 ettari di boschi, colline, agricoltura, ulivi e vigneti. Quale rapporto possono costruire gli artisti con tutto questo popo’ di azienda agricola?
Sia gli artisti sia gli ospiti sono liberi di esplorare gli spazi della fondazione. Coloro che lo desiderano possono anche prendere parte alle attività di coltivazione o vendemmia, nonché alla raccolta dei tartufi. Essere connessi alla natura in un modo così coinvolgente offre anche un contesto fresco, libero per molti residenti, che di solito lavorano e vivono nelle grandi metropoli. L’idea di seguire ritmi diversi dal proprio, quelli della natura, può influire sulla produzione del lavoro. Spesso gli artisti traggono beneficio da ciò, a volte anche diverso tempo dopo essere ripartiti: alcune opere emergono mesi dopo.
Il medesimo approccio sperimentale viene adottato nelle cucine della struttura ospitando chef da tutto il mondo oppure la parte gastronomica di Villa Lena modula proposte più tradizionali e rassicuranti?
L’idea per il ristorante Villa Lena non è quello di competere con la tradizione, di proporre una via differente. La cucina italiana e toscana in particolare, così come i prodotti locali, sono utilizzati come fonte di ispirazioni e spesso materie prime, ma i cuochi residenti sono invitati a dare il loro tocco personale ai menù, che cambiano ogni giorno.
Quali sono i nomi più significativi tra gli artisti che sono transitati da Villa Lena?
Il vincitore del Mercury Award, Benjamin Clementine, ha scritto il suo pluripremiato album a Villa Lena (in realtà l’album è dedicato proprio a Villa Lena), quindi questo può indubbiamente essere considerato un successo non irrilevante, forse uno dei migliori finora.
Nell’ultimo anno e mezzo sei riuscita nella non banale sfida di ritagliarti un ruolo nel panorama espositivo (non solo) italiano, in particolare grazie al progetto de Le Gares ospitato nei teatri anatomici di mezza Europa. Cosa porterai di questi mesi di crescita professionale nel nuovo incarico di Villa Lena?
Credo di essermi ritagliata uno spazio proprio lavorando sulle radici dell’interdisciplinarietà, ovvero operando in contesti non strettamente artistici carichi di storia, in cui il confronto con artisti e specialisti diversi potesse vivificare il terreno: penso sia riconducibile anche a queste scelte la nomina a Villa Lena. Credo sarà fondamentale mantenere l’identità del luogo e continuare a insistere sulla qualità delle attività della fondazione, la sua specificità culturale e territoriale. È mia intenzione promuovere il dialogo con la scienza e le discipline “tecniche” considerate meno artistiche: l’astronomia, la meteorologia, l’archeologia, tra le tante, cercando sempre la mediazione degli artisti e il dialogo con Lena, Jerome e Lionel.
Propositi immediati?
Sarà mia cura estendere l’invito per fare domanda di residenza a diverse accademie italiane, istituti d’arte all’estero e prestigiosi centri di studi internazionali, cercando così di diffondere il nome e la qualità dell’attività della Fondazione Villa Lena.
Data anche la mia formazione in Storia dell’Arte, sarà sicuramente mia premura conoscere il contesto locale, studiando il territorio, la villa stessa, la sua cappella e i suoi affreschi. Ci terrei moltissimo a istituire anche un dialogo con l’ambito accademico, promuovendo conferenze e letture di diverse figure professionali, aperte gratuitamente agli studenti o a persone interessate.
– Massimiliano Tonelli
VILLA LENA
Strada Comunale di Toiano 42 – Toiano, Palaia (PI)
0587 083112
[email protected]
www.villa-lena.it
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