Artisti contro il Muos. In Sicilia la galleria Laveronica contro le antenne militari USA
Immagini, appunti e memorie da una mostra a Modica e da una vicenda siciliana. La galleria Laveronica ospita opere e documentazioni realizzate da artisti e attivisti No Muos. Una battaglia dal territorio ragusano, contro le antenne di una base americana.
In quest’angolo di Sicilia la battaglia contro lo strapotere USA ha una sua trama controversa. Liberata dagli americani durante la stretta del nazi-fascismo, l’isola sconta una secolare attitudine a farsi colonia, terra di conquista.
La questione militare resta la più simbolica. Basti pensare alla stazione di Sigonella, base aerea della marina statunitense. Oppure, in tema di battaglie, si vada indietro fino all’estate del 1983, quando a Comiso si ritrovarono liberi cittadini, intellettuali, movimenti indipendenti di tutta la Sicilia, l’Italia, l’Europa. Si lottava contro la costruzione di una base missilistica americana. E l’8 agosto, dopo tre giorni di manifestazioni, la polizia si scagliò sui manifestati, con lacrimogeni, cariche e pestaggi. Centinaia furono i feriti e una ventina i fermi. Una drammatica pagina di cronaca.
Qualcosa di simile è accaduto a partire dal 2012, stavolta con un minore impatto mediatico nazionale, ma con un più alto livello di coinvolgimento locale. Siamo a Niscemi, sempre in provincia di Ragusa, dove nel 2014 è terminato il cantiere per la realizzazione di una stazione di terra del MUOS, acronimo di Mobile User Objective System, ovvero un sistema di comunicazioni satellitari militari ad alta frequenza.
I RISCHI DEL MUOS E LE PROTESTE
Un’ondata di protesta, dalle molte anime e dai diversi colori politici, ha opposto una strenua resistenza alla costruzione di queste enormi antenne, attraverso campagne, sit in, cortei, pubblicazioni, mobilitazioni. Massa critica coesa e plurale, di cui oggi rende testimonianza con una mostra la Galleria Laveronica di Modica, eccellenza dell’art system siciliano, da sempre attenta a quella zona di contatto fra estetica contemporanea e pensiero politico. Una scelta che arriva dal mainstream culturale e che però si pone a fianco, nel mezzo, dal basso, con gesto empatico e sguardo sincero.
Fra parole di denuncia, immagini ironiche o poetiche, stralci di documentazioni, emerge un antiamericanismo che sa di pacifismo, ambientalismo, anticapitalismo: essere contro il Muos per questa gente significa tutelare la riserva naturale in cui sono edificate le antenne; ripudiare la guerra; rivendicare la sovranità popolare e territoriale contro l’ingerenza della superpotenza straniera. E infine scongiurare il rischio (per alcuni immotivato, per altri molto probabile) di un danno alla salute dei cittadini, esposti alle onde corte emesse dall’aliena struttura. Paura di malformazioni, cancri, leucemie, che dopo infinite traversie la legge ha giudicato senza fondamento: le antenne oggi sono tutte attive. La battaglia è (momentaneamente) persa.
ARTE SCOMODA IN GALLERIA
Disegni, fotografie, video, testi e murales compongono così il corpus di Artists Against MUOS, collettiva-omaggio fatta da artisti e attivisti No Muos (Antenne46, Francesco D’Amore, Francesca Dimanuele, Giuseppe Firrincieli, Guglielmo Manenti, Maddalena Migliore, Matilde Politi, Irene Puglisi, Maria Domenica Rapicavoli), dedicata a chiunque sia convinto che “l’arte politica debba essere scomoda, capace di saltare fuori dagli schemi, pronta a scegliere da che parte stare”. Parola di galleristi engagé, come Corrado Gugliotta e Sveva D’Antonio. E il senso è quello di piccole utopie che spostano centimetri e alimentano visioni. Non senza spunti ideologici, passioni partigiane e dialettiche codificate. Con una combinazione di base salda: teoria, riflessione, condivisione e – come in questo caso – azione. Niente è vano, anche solo in termini culturali, umani, di comunità.
– Helga Marsala
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