Illuminare la pittura. William Merritt Chase a Venezia
Ca’ Pesaro, Venezia – fino al 28 maggio 2017. Dopo le tappe di Washington e Boston, la mostra intitolata al pittore ottocentesco sbarca in Laguna. Facendo letteralmente luce su una personalità che, pur lontana da qualsiasi slancio avanguardistico, ha saputo declinare il linguaggio pittorico nelle sue sfumature più gioiose e immediate.
Non c’è alcuna pretesa di originalità nella poetica di William Merritt Chase (Williamsburg, 1849 – New York, 1916), eppure il suo fare pittorico riesce a colpire lo sguardo, imbrigliandolo in una trama luminosa leggera, che appare e scompare sulla superficie della tela e nella densità dell’olio. Americano di nascita ma cittadino del mondo, Chase votò la sua intera esistenza alla conquista di un posto sul palcoscenico dell’arte internazionale, deciso più che mai a mettere in campo una pittura ariosa, tanto nelle forme quanto nei contenuti. La mostra allestita presso la sede lagunare – frutto della collaborazione tra la Phillips Collection, di Washington, il Museum of Fine Arts di Boston, la Fondazione Musei Civici di Venezia e Terra Foundation for American Art – dimostra l’efficacia degli sforzi di Chase, che riuscì a guadagnarsi un ruolo e una menzione nel panorama creativo della sua epoca. Anche in questo caso, la straordinarietà non fu una cifra del suo successo, ma la leggerezza dei temi scelti – dai paesaggi agli interni, dalle figure femminili alle scene di vita familiare – e il talento nel fare proprie le lezioni dei grandi maestri – da Rembrandt a Manet, passando per Constable e le tendenze impressioniste – contribuirono a renderlo un pittore apprezzato, al di là e al di qua dell’oceano.
TRA NEW YORK E L’EUROPA
Formatosi a Monaco di Baviera, Chase dimostrò fin da subito un maggiore interesse verso una pittura libera, non vincolata alle regole accademiche, la stessa pittura che oggi illumina gli occhi di chi osserva le sue marine, le nuvole in movimento o i dettagli delle vesti indossate dalle donne ritratte con grazia ed eleganza. La sessantina di opere esposte svela universi intimi e semplici, nei quali l’esempio di colleghi passati e contemporanei si lascia interpretare dalla tavolozza di Chase. Giramondo per vocazione, l’artista seppe trarre il meglio dai suoi viaggi, assorbendo le atmosfere liquide di Venezia e le suggestioni cosmopolite di Londra e Parigi. Bagagli preziosi, portati da Chase a New York e custoditi tra le mura di uno studio denso di oggetti e in uno stile che ha fatto scuola per le allora giovani leve dell’arte americana.
– Arianna Testino
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