Bologna Updates: Le fiere? Inutili e noiose. Parola di Studio la Città. E noi raccogliamo e rilanciamo: vale davvero la pena spendere tutti quei soldi?

Tra quelli che si compiacciono per lo start accelerato (come Giampaolo Abbondio di Pack, che a due ore dall’opening aveva già piazzato un Andres Serrano) e quegli altri che lamentano un clima di generale down, ci sono pure alcuni che le fiere dicono proprio di non volerle fare più. Una di queste, intervistata da Artribune, […]

Tra quelli che si compiacciono per lo start accelerato (come Giampaolo Abbondio di Pack, che a due ore dall’opening aveva già piazzato un Andres Serrano) e quegli altri che lamentano un clima di generale down, ci sono pure alcuni che le fiere dicono proprio di non volerle fare più. Una di queste, intervistata da Artribune, è Hélène de Franchis di Studio La Città, che con lucido disincanto ammette di essere definitivamente “stanca”. Dopo tanti anni di carriera, ci dice, di fare fiere non ha più voglia. Ma, soprattutto, non ne scorge l’utilità: una formula vecchia, quella del carrozzone fieristico, che perde appeal e che non calamita a dovere i collezionisti, giovani o consolidati che siano. La storica gallerista veronese si sofferma sull’urgenza di sperimentare nuove strategie, bollando la tradizionale formula della mostra-mercato come obsoleta, noiosa e inutilmente dispendiosa. “I soldi, a questo punto, preferisco investirli in qualcos’altro: portare i miei artisti all’estero, produrre mostre e progetti, spingere il lavoro con forza. Magari per una galleria emergente può essere utile per farsi conoscere, ma per una realtà come la mia è una perdita di tempo: tanta gente che passa a far domande, tanti curiosi… Ma poi?”.
La questione esiste e apre riflessioni nodali. Il mercato delle fiere, sempre più prolifico, pare lanciato in una corsa verso la saturazione. Fiere, fierette, fierastre, fierissime, nascono come funghi eppure arrancano, fagocitando nel frattempo le energie dei galleristi: tra appuntamenti nazionali e internazionali se ne vanno migliaia di euro, magari per portarsi a casa, a fine corsa, un magro risultato: un paio di pezzi venduti e una busta piena di biglietti da visita.
E intanto, si riducono le risorse per i progetti, per i curatori, per gli artisti, per la ricerca, a discapito dell’offerta. Troppe fiere e poco contenuto? Il dubbio viene e l’istanza è ormai lampante: a una crisi conclamata, delle tasche e delle idee, occorre rispondere con strategie e intuizioni nuove. Non si tratta allora di aggiustare, stiracchiare o ampliare l’esistente, quanto di ripensarlo, osando ricette inedite. Compito non facile per i famigerati ‘addetti ai lavori’. Ma se lamentarsi è un diritto, provare a fare la differenza è d’obbligo. Il dibattito è aperto: quale destino per le fiere di domani?

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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