Mettere in scena l’arte contemporanea
Johan & Levi e Libreria Bodoni presentano il volume Mettere in scena l’arte contemporanea. Dallo spazio dell’opera allo spazio intorno all’opera.
Comunicato stampa
L’opera d’arte e lo spazio che la circonda vivono in un rapporto di stretta interdipendenza: questo saggio, al quale si ispira l'incontro alla Libreria Bodoni, mette a fuoco tale relazione simbiotica, e lo fa attraverso una cospicua cronistoria delle principali sperimentazioni installative e ambientali dalle avanguardie fino ai giorni nostri. Un modo per ripercorrere l’evoluzione del sistema dell’arte e l’itinerario che ha condotto al paradosso postmoderno per cui collocare un qualsiasi artefatto in un particolare contesto è di per sé sufficiente affinché si compia la sua trasfigurazione in dispositivo artistico.
È la cronaca di un rapporto in perenne tensione, quello fra testo e contesto, fra contenuto e contenitore. E a pungolarlo, provocando l’evoluzione non solo dell’arte ma anche delle caratteristiche degli spazi espositivi, sono sempre e soprattutto gli artisti più all’avanguardia. La loro ricerca si articola attraverso un fitto dialogo con lo spazio reale, che via via è coinvolto in maniera costitutiva nell’ideazione delle opere. Si comincia con il superamento dei limiti convenzionali del piedistallo e della cornice: il quadro, messo a nudo, esce nel mondo accogliendo nel suo recinto frammenti della realtà. Dal caso emblematico di Fontana, che nel secondo dopoguerra invade l’ambiente circostante per dare vita alle prime opere realizzate utilizzando solo lo spazio e la luce, si arriva alla creazione di installazioni di ampio impatto ambientale, spesso site-specific con gli artisti processuali, poveristi, concettuali e della Land Art tra gli altri; fino alla consapevolezza, oggi del tutto assunta, che l’opera d’arte trova la propria ragion d’essere in relazione all’ambiente e all’osmosi che con esso si instaura.
Una trattazione allo stesso tempo chiara e sistematica, in cui vengono documentate anche le mostre e le rassegne internazionali più paradigmatiche fino alle esperienze più attuali; tutto questo senza ignorare l’importanza dei curatori, figure ormai onnipresenti per la loro capacità (vera o presunta) di mettere in scena eventi espositivi da considerare come produzioni creative in sé, subordinando lo spazio dell’opera allo spazio da loro gestito.
Giorgina Bertolino, storica dell’arte moderna e contemporanea, ha svolto i suoi principali studi nell’ambito del ’900, con un focus sulla cultura torinese, analizzata attraverso le diverse generazioni artistiche, le istituzioni, gli spazi espositivi. È tra i sei autori, con Francesco Bernardelli e Francesco Poli, di Contemporanea. Arte dal 1950 a oggi (Mondadori 2008). È autrice di numerosi saggi e volumi tra i quali i cataloghi generali di Felice Casorati (con Francesco Poli, Allemandi 1995), di Pinot Gallizio (a cura di Maria Teresa Roberto, con Francesca Comisso, Mazzotta 2001) e di Nella Marchesini (Silvana Editoriale 2015). Insegna Arte dagli anni sessanta e Scrittura a Campo, corso per curatori della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. È tra le fondatrici dell’équipe curatoriale a.titolo.
Francesco Poli (Torino, 1949) insegna Storia dell’arte contemporanea presso l’Accademia di Brera e Scienze della comunicazione a Torino. Tra le sue opere Minimalismo, Arte Povera, Arte concettuale (1997), Il sistema dell’arte contemporanea (1999), La scultura del Novecento. Forme plastiche, costruzioni, oggetti, installazioni ambientali (2015).
Francesco Bernardelli, critico e curatore d'arte contemporanea e di performing arts, si occupa dei rapporti fra arti visive, time-based media e nuove musiche, organizzando programmi e rassegne di film, video e performance. Insegna Storia e Teoria della Video arte presso NABA, Milano; IED, Torino, e dal 2015 collabora al Master in Artistic Research, presso KABK (Reale Accademia di Belle Arti dell'Aja, NL).