Avveduti 2017 – Giuseppe Onesti
Sono i contrasti tonali a dare vita al linguaggio visivo di Giuseppe Onesti, come veicoli per la lettura, nell’espressione di emozioni e sensazioni.
Comunicato stampa
Rimandi e illusioni, un astrattismo in cui è il figurativo ad emergere, come se fossero occhio e mente a richiederlo, nel voler ritrovare forme familiari nel colore. Sono i contrasti tonali a dare vita al linguaggio visivo di Giuseppe Onesti, come veicoli per la lettura, nell’espressione di emozioni e sensazioni. Un magma pittorico conscio e romantico, attento e indagatore, i cui colori, spessi e decisi, corposi e netti, emergono dallo sfondo nero, piatto e rigidamente monocromo, come un campo neutro, una tavolozza ben rassettata, una pausa, un non-colore la cui aggressività pone un punto di partenza, ponendosi come punto critico nei confronti di un inquinamento che trasforma il paesaggio, diventando ambiente naturale rinnovato a sua volta.
Elementi rossi a sottolineare i passi che la (in)civiltà ha compiuto, objet trouvé sedimentati nel fiume Tagliamento, come ritrovamenti di antiche ere geologiche. Si entra nel supporto artistico immergendosi nella pastosità del colore, vivendone la pienezza e i contrasti, trovando mescolati pittorico e concettuale. Gli oggetti di Onesti si comportano come parole, come linguaggio non verbale sebbene iconico e come un moderno alfabeto, si arricchisce di allusioni e di rimandi, gioco contemporaneo nel creare corrispondenze codificate o di memoria personale, in base a chi vi entra in contatto.
Avveduti 2017, "dove la natura assume le forme della cultura", è la sesta edizione della rassegna d’arte “avveduti”, appuntamento annuale nello spilimberghese con l’arte contemporanea nonché esperimento di collocazione di forme artistiche contemporanee fuori dai circuiti tradizionali, che siano quelli delle istituzioni o degli enti museali. L’evento, con sede presso lo spazio commerciale di Ottica Visus, dà forma a livelli diversificati di utilizzo dello spazio stesso, poiché fruire dell’esercizio pubblico non implicherà necessariamente la visione della mostra e, allo stesso modo, entrare in contatto con le opere non necessiterà di un’interazione commerciale con la sede espositiva.
avveduti 2017 vedrà la presenza di quattro artisti del territorio friulano il cui legante è la ricerca artistica sulla tematica del fiume, dell’acqua, dei sassi, nel tentativo di distruggere il dogma di molti secondo cui la cultura sia il surrogato di una natura umana carente, avente valore esclusivamente nella misura in cui permette di colmare le lacune nella capacità adattiva dell’uomo all’ambiente. Cosa sono, quindi, natura e cultura? Non si può sviluppare una riflessione su questi due concetti senza prendere in considerazione l’elemento intermediario e mediatore, l’agente e il principio di collegamento per eccellenza, ossia l’uomo stesso e il suo vivere. La natura è antesignana della cultura, ne è l’ispirazione, il fuoco, il cuore. L’acqua come fondamento della vita, e quindi della cultura, il sasso come antesignano della scrittura. La materia pietrosa porta inscritti, senza che vi sia stato intervento umano, rimandi all’alfabeto e ai numeri come risultato di antichissime vicende geologiche. E, come dice Giovanna Zoboli, “forse nel sasso in modo evidente la natura assume le forme della cultura senza intervento umano”. In questa edizione di avveduti vengono messi in discussione questi modelli di interpretazione dell’essere umano, consolidatisi nella cultura occidentale. Il sasso, materia autocostruitasi, si contrappone a una visione umanistica, connessa a l’idea di una centralità dell’essere umano nel contesto della varietà delle forme viventi. Dopotutto, è anche e soprattutto il corpo umano un curioso intreccio fra natura e cultura, erede di una lenta, lunga e onerosa selezione naturale e di una più rapida, ma non meno costosa, educazione culturale. La cultura è trasformazione e anche la natura che ci circonda oggigiorno non è altro che il risultato di selezioni sempre più antropologiche e culturali. La sorte e il destino della natura e di certi esseri naturali è nelle mani che riposano, che non scalfiscono, che vegliano. Tutto il resto è sasso, con la sua cultura che si autoproduce.
Avveduti” si presenta come un esperimento di collocazione di forme artistiche contemporanee fuori dai circuiti tradizionali, una rassegna nella quale i singoli creativi non hanno una connessione unica e limitante con lo spazio espositivo. L’evento dà forma a livelli diversificati di utilizzo dello spazio stesso, poiché fruire dell’esercizio pubblico non implicherà necessariamente la visione della mostra e, allo stesso modo, entrare in contatto con le opere non necessiterà di un’interazione commerciale con la sede espositiva.
La volontà è quella di inserire i progetti, in maniera non invasiva, in un ambito di carattere commerciale, in modo che la visione e la fruizione siano autonome rispetto alle attività quotidiane del negozio che ospita l’evento. Questa operazione trasforma di fatto il pubblico di ‘non addetti ai lavori’ in parte integrante dell’esposizione e l’esercente stesso in un medium culturale, riconoscendo un valore aggiunto alla sua attività, nella scelta di coinvolgere fotografi, pittori, videomaker e creativi all’interno del proprio spazio.
La mostra intende evidenziare la capacità di cambiamento esercitabile dal cittadino tramite la modalità di fruizione del prodotto culturale. Questo porterà per sei mesi ad una continua e mutevole convivenza tra gli aspetti artistico e lavorativo. Rimanendo entrambi indipendenti, saranno allo stesso tempo reciprocamente coinvolti in un continuo mutamento dei significati dello spazio, nel succedersi mensile delle opere, creando, per il pubblico, una costante modificazione della percezione della sede stessa.
Un tentativo, insomma, di ristabilire un legame giocoso e quotidiano tra l’arte contemporanea e la società nelle sue attività più basilari, sulla scia della tendenza mondiale che vuole l’abbandono delle gallerie in favore della collocazione dei progetti artistici più a stretto contatto con la vita reale della città. Un voler quindi diffondere l’arte nel contesto urbano e in spazi inediti, offrendo la possibilità di un contatto sempre più diretto tra pubblico e idee.