Arte italiana tra le due guerre. La collezione Iannaccone
La Triennale, Milano – fino al 19 marzo 2017. La preziosa raccolta dell'avvocato in una mostra da non perdere: da Birolli a Guttuso, da Migneco a Badodi, da Fausto Pirandello a Guttuso, con lo sguardo sempre puntato sull'uomo. Opere consapevoli, impegnate, toccanti nello slancio di trasfigurazione della realtà.
Finalmente un’istituzione pubblica milanese dà spazio a una delle collezioni più interessanti presenti in città: la Triennale espone la raccolta dell’avvocato Giuseppe Iannaccone. Collezionista per passione (come testimoniano i ricordi dell’avvocato legati all’acquisizione dei dipinti, che punteggiano il catalogo della mostra), datosi all’arte per necessità di svago dagli stress della professione: un giorno alla settimana dedicato a musei e gallerie ed ecco che prende forma una collezione incentrata sull’arte italiana tra le due guerre.
Il filo conduttore è l’attenzione all’uomo, ai suoi “sentimenti, emozioni, sofferenze“, come spiega l’avvocato, sentimenti intesi in senso assoluto ma anche in rapporto agli avvenimenti storici, politici e sociali. Nel tempo al ramo storico della raccolta si è aggiunto quello dedicato all’arte contemporanea italiana e internazionale, senza preferenza di mezzi espressivi ma sempre con la figura umana al centro dell’opera.
UNA STAGIONE DA RISCOPRIRE
La collezione contemporanea è in parte allestita nello studio di Iannaccone, accessibile durante le visite guidate e in concomitanza con le mostre dedicate a giovani artisti. La parte storica è invece esposta alla Triennale, nell’ambito di una mostra davvero da non perdere – complice anche l’incentivo dell’ingresso gratuito. Da non perdere perché racconta con opere di livello una stagione un po’ trascurata dell’arte italiana, ricca di autori consapevoli, “impegnati” in questioni di forma e di contenuto, spesso toccanti nello slancio di trasfigurazione delle ristrettezze del quotidiano.
Una stagione lontana dai canoni ufficiali, a volte quasi “clandestina” (è il caso degli artisti di Corrente, in posizione di aperta resistenza): Iannaccone non colleziona gli artisti che furono vicini in diversi modi al regime. Nessuna opera di Sironi, ad esempio, oppure di Arturo Martini.
NOBILTÀ DI INTENTI
L’arco cronologico va dall’Attesa (1920) di Ottone Rosai, ancora in un periodo di stilizzazione più che di caratterizzazione, al Postribolo di Alberto Ziveri (1945), che gioca con l’anacronismo per alludere al tempo presente. Nel mezzo, un percorso che contempla espressioni diverse ma accomunate dalla qualità e dalla nobiltà d’intenti. La carnalità possente e oscura di Fausto Pirandello e Guttuso (colto in uno dei suoi periodi migliori), l’avvolgente Chiarismo di Del Bon e De Rocchi, le opere trasognate, dall’atmosfera quasi arcana, di Italo Valenti, paesaggi (ma non solo) di Mario Mafai e Antonietta Raphaël, tre opere di livello della fase migliore di Aligi Sassu…
Ma il vero punto forte della mostra sono le sezioni dedicate a singoli autori con un numero cospicuo di opere. Dodici lavori di Birolli, dal 1931 al 1941, tra cui il noto Taxi rosso; nove di Badodi, autore da riscoprire, allegorico, oscuro, suggestivo; nove di Scipione, l’autore che più appassiona Iannaccone. Imperdibili, poi, i quadri profondamente tragici di Migneco (come Amanti al parco del 1940, in cui i corpi si fondono in un groviglio inestricabile col luogo che li accoglie e li opprime); e i tre lavori di Treccani, in cui il colore diventa elemento di alta espressione drammatica.
– Stefano Castelli
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