Giovanni Coda – Exposition

Informazioni Evento

Luogo
SPAZIO SEARCH
Sottopiano del palazzo Civico Largo Carlo Felice 2 , Cagliari, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
16/03/2017

ore 18,30

Artisti
Giovanni Coda
Curatori
Roberta Vanali, Efisio Carbone
Generi
fotografia, personale

In mostra i venticinque anni di carriera di Coda, di cui ventuno alla direzione del V-art, verranno sintetizzati in una mostra antologica ospitata a Cagliari nello spazio Search.

Comunicato stampa

È uno dei momenti centrali della ventunesima edizione del V-Art il festival internazionale di immagini d’autore dedicato al cinema indipendente, la retrospettiva che la Labor dedica al direttore artistico del festival Giovanni Coda.
In mostra i venticinque anni di carriera di Coda, di cui ventuno alla direzione del V-art, verranno sintetizzati in una mostra antologica ospitata a Cagliari nello spazio Search a partire dal 16 marzo (inaugurazione ore 18.30), che metterà in esposizione le più importanti collezioni fotografiche di Giovanni Coda, tra le quali vanno evidenziate “Mexicana” (reportage urbano realizzato tra Citta del Messico e Oaxaca) “Bête Noire” (studio fotografico realizzato a Barcellona propedeutico alla realizzazione del film Il Rosa Nudo) e “Passage Poectronique” (opera di grande formato dedicata alla memoria del padre della videoarte italiana Gianni Toti). L’esposizione, che resterà aperta fino al 6 maggio, è curata dai critici d’arte Roberta Vanali ed Efisio Carbone.

“Era il 1989 quando chiesi ad un’amica di prestarmi la sua nuovissima videocamera Philips Vhsc per fare degli esperimenti video usando come base il testo di un racconto che avevo appesa scritto: Rimane la paura del dopo. Quegli esperimenti diedero vita alla mia prima videoinstallazione teatrale dal titolo Ne Varietur che si tenne al Teatro dell’Arco”.

Fotografo, scrittore, videoartista e filmaker cagliaritano, Giovanni Coda, classe 1964, ha all’attivo 47 opere video, numerose serie fotografiche e progetti installativi esposti in Italia e all’estero. Vanta collaborazioni con artisti, musicisti e scrittori e il suo primo lungometraggio “Il Rosa Nudo” è stato presentato alla 70. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica a Venezia come Evento Speciale. Tra documentario e videoarte, l’opera cinematografica è il primo atto di una trilogia sulla violenza di genere che ricostruisce gli orrori nazisti nei confronti degli omosessuali, seguita dal lungometraggio premiato in tutto il mondo “Bullied to Death”, lavoro di denuncia sociale che affronta una tematica particolarmente forte come quella del bullismo omofobico, nello specifico il cyber-bullismo, reato ancora oggetto di studio e non previsto dalla legge. Chiude la trilogia, basata esclusivamente su fatti reali, “La sposa nel vento”, pellicola dedicata al femminicidio di cui saranno anticipati alcuni scatti in mostra, un’antologica dedicata ai venticinque anni di carriera che intende ripercorrere l’attività di filmmaker e fotografo dell’autore mettendo in relazione i due aspetti.

“Sperimentatore indipendente, la cui cifra stilistica è riconoscibile a prima vista e difficilmente inquadrabile in una qualsivoglia tendenza, Giovanni Coda coniuga cinema, fotografia e arti performative, con molteplici riferimenti che vanno da Greenaway a Pasolini, da Pina Baush a Bill Viola e da Lachapelle a Erwin Olaf, con la costante di una voce narrante fuori campo che, come in diario, documenta senza filtri la tematica in esame. Sensoriali e metaforiche, le sue opere sono caratterizzate da contrapposizioni stilistico-espressive tra il racconto di matrice documentaristica e quella parte più visionaria e talvolta patinata che suscita immancabilmente sensazioni spiazzanti. Il tutto senza l’utilizzo di un copione e solo alcune tracce di sceneggiatura” (Roberta Vanali)

A partire dal 1996, la grande attitudine alla narrazione ha consentito al regista di intensificare la produzione fotografica dove ha lasciato confluire diversi linguaggi espressivi come musica, scenotecnica, grafica, regia, coreografia e danza. Nascono progetti fotografici di stampo pittorico come “Bete Noire”, preludio de Il rosa nudo, “Passage Poectronique”, installazione dedicata a Oscar Manesi e Gianni Toti, e “Mexicana”, reportage su Città del Messico sulle tracce di Frida Kahlo e Tina Modotti, improntanti sulla riflessione della devastazione del corpo come involucro dell’esistenza e sulla caducità della vita, concetti che si ripetono costantemente nel corso della sua carriera come ben sottolinea in occasione di “Big Talk”, lungometraggio dedicato a Oscar Manesi scomparso durante le riprese del film: l’incertezza regna sovrana ed il presente svanisce scandito dall’orologio che ne determina l’inesorabile fine senza per questo darci alcuna rassicurazione.