A proposito di Plautilla Nelli. Donna, artista e religiosa
Una serie di scatti e una breve intervista alla curatrice Fausta Navarro per presentare la mostra dedicata dagli Uffizi a Suor Plautilla, prima celebre pittrice fiorentina. Di lei scrisse il Vasari, ma molti la dimenticarono. Finalmente un grande lavoro di ricognizione storico-critica le restituisce il meritato spazio nella storia dell'arte rinascimentale.
Essere donna, cinquecento anni fa, e unire la vocazione per l’arte e quella per il sacro. Una forma di spiritualità che diventava pratica pittorica e cultura iconografica, ma anche scrittura, meditazione, tessitura. Plautilla Nelli (Firenze, 1524-1588), entrata a quattordici anni nel monastero di Santa Caterina in Cafaggio – di cui poi divenne priora –, gestiva anche una fiorente bottega artistica: insieme a molte consorelle produsse centinaia di opere, disseminate tra i conventi e le dimore borghesi.
UN MOSTRA E UN GRANDE LAVORO STORICO
Questa splendida figura, rivalutata da recenti studi, è al centro di una mostra voluta e ospitata dalle Gallerie degli Uffizi. Non un caso isolato per il museo: si tratta dell’avvio di un programma annuale, dedicato proprio alle donne che seppero distinguersi nel campo delle arti, spesso subendo l’isolamento, l’oblio, l’ostracismo di società orientate al pregiudizio. “La mostra è un traguardo, il coronamento di un grande impegno”, ci spiega la curatrice e storica dell’arte Fausta Navarro. “Ma è anche l’inizio di una ricognizione organica sulla vasta produzione artistica di Plautilla Nelli. Ci sono tantissime sue opere che attendono di essere riscoperte, la maggior parte delle quali attribuite ad artisti maschi. È un classico. Io ho cercato, sulla base dei pochi frammenti disponibili, di lavorare per assonanze e paragoni, riattribuendo via via a Plautilla i suoi lavori. È come in un puzzle: più si procede e più lo si completa, pezzo per pezzo”.
UNA FEMMINISTA ANTE LITTERAM
Inquadrando la ricerca tra studi di genere, estetica e storia religiosa, il progetto si fa seducente, pieno di livelli e intersezioni. “La figura di Plautilla unisce tre caratteristiche: l’essere donna, artista e suora”, continua Navarro. “La dimensione iconografica dominante è quella religiosa, di ispirazione savonaroliana. Plautilla fu autodidatta, ma si esercitò sui disegni della bottega di Fra Bartolomeo, portando avanti una forma di predicazione in pittura, intrisa di spiritualità domenicana. La sua opera dischiude un mondo intero, religioso, culturale ma anche personale”. Donna forte, sensibile, colta, intraprendente e impegnata nel sociale, “fu una femminista ante litteram: nei suoi dipinti la presenza femminile è sempre protagonista. Un esempio su tutti è la sua ‘Pentecoste’ di Perugia, in cui si scorgono alcuni apostoli e poi moltissime donne intorno alla Madonna. Una versione che non si era mai vista prima”.
CONVENT CREATIVITY
Aspetti cruciali e dirimenti, evidenziati soprattutto dalla storica dell’arte americana Mary Garrard (studiosa, tra l’altro, di Artemisia Gentileschi), che tanto si è occupata di arte e gender studies, e che ha approfondito il tema della “convent creativity”: per le donne del passato l’isolamento conventuale offriva possibilità maggiori di coltivare le proprie aspirazioni. La vita di mogli e madri, inquadrate in ruoli precostituiti all’interno di società maschiliste, rendeva l’accesso alle professioni artistiche e intellettuali un fatto arduo, rarissimo.
E in tema di donne, ricorrenti sono nei lavori di Plautilla i visi in primo piano, commossi, vibranti, restituiti con un luminismo delicato: “Sono donne coi volti rigati da grosse lacrime perlacee, un riferimento a quell’empatia, quella compartecipazione al dolore umano che resta una prerogativa femminile”.
In mostra anche una serie di manoscritti, libri stampati e manufatti tessili, utili a sottolineare “la necessità di un approccio interdisciplinare: il contesto coincide qui con la pratica reale. Basti pensare che i tessuti di Plautilla sono realizzati con la tecnica dello spolvero, la stessa che usava nei dipinti”. Un universo profondissimo, finalmente sottratto all’invisibilità e restituito alla storia.
Helga Marsala
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