Cinema. The Homesman, un western al femminile
Mary Bee Cuddy è la protagonista di un western molto atipico. Innanzitutto perché ha una donna come protagonista. Ecco qualche buona ragione per vedere questa pellicola diretta da Tommy Lee Jones.
Mary Bee Cuddy vive sola in una piccola fattoria nei difficili territori della frontiera americana. Abile, forte e rigorosamente timorata di Dio, è molto rispettata all’interno della comunità ma, all’età di 31 anni, è considerata troppo vecchia e indipendente per diventare la devota moglie di un cowboy. Dopo esser stata rifiutata anche dal suo vicino di casa, la donna decide di sacrificarsi per il bene del villaggio e si offre volontaria per riportare nell’Iowa tre ragazze che, a causa della durissima vita nel territorio e delle brutali violenze subite, hanno completamente perso il senno. Durante il lungo viaggio da costa a costa la donna salverà da morte certa un vecchio vagabondo di nome George Biggs (interpretato dallo stesso regista) che, per sdebitarsi, dovrà accompagnarla lungo il pericoloso cammino.
UN PERSONAGGIO INUSUALE
Nove anni dopo Le tre sepolture, Tommy Lee Jones si cimenta in un altro western di frontiera assolutamente unico nel suo genere. Grottesco, lirico e scioccante, The Homesman si caratterizza per una trama estremamente semplice e, in un certo senso, classica: quella del viaggio lungo i pericolosi territori della frontiera, tra banditi e indiani pellerossa. La sua unicità risiede nella scelta inaspettata di una protagonista donna, e non una donna qualsiasi (né un’attrice qualsiasi). La Mary Bee di Jones è una ragazza intelligente, onesta e buona, ma fondamentalmente svantaggiata dal contesto. Sgraziata, mascolina e troppo indipendente, non troverà un compagno con cui condividere le fatiche di ogni giorno e si dedicherà alla cura degli altri per soddisfare anche solo in parte la sua natura generosa e caritatevole.
Si tratta di un personaggio inusuale e particolarmente complesso per il genere a cui il film appartiene: in lei convivono la consapevolezza di una donna che vive stoicamente un mondo fatto su misura per gli uomini e la fragilità di una solitudine indesiderata e inaccettabile.
WESTERN E CRITICA FEMMINISTA
Questa lacerazione, questo continuo muoversi tra freddezza e commozione, tra durezza e sensibilità, è reso da Hilary Swank grazie a piccoli gesti, sguardi timidi e veloci che trasformano la sua Mary Bee nel personaggio più originale e delicato che il western abbia mai concepito. Jones fa così emergere non semplicemente una visione femminile, ma una critica femminista al genere filmico: veicolando valori come rispetto, onore, onestà attraverso le azioni e le decisioni di Mary Bee e lasciando che sia il vecchio Biggs a imparare, ad acquisire una visione oggettiva della crudeltà e dell’ingiustizia del mondo grazie alla purezza nascosta nei gesti semplici e quotidiani di una giovane donna.
Immergendoci negli spazi sconfinati delle praterie americane della metà dell’Ottocento, The Homesman ci racconta una battaglia che sta per cominciare, uno scontro fra universi e visioni antropologiche che da lì a poco avrebbe trovato nel femminismo liberale di Elizabeth Cady Stanton i suoi presupposti teorici.
– Giulia Pezzoli
USA, 2014
Western
122’
regia: Tommy Lee JonesArticolo pubblicato su Artribune Magazine #35
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