Malinconia
Opere dei Grandi Maestri della pittura classica ungherese (1878-1969) -provenienti dalla collezione Antal – Lusztig.
Comunicato stampa
L’Accademia d’Ungheria in Roma, dopo la mostra Mostra del pittore ungherese Premio Munkácsy János Bozsó Paesaggi – sentimenti, torna con un secondo appuntamento per promuovere i capolavori dell’arte ungherese nella capitale.
Giovedì 23 marzo p.v. alle ore 19.30 presso la Galleria dell’Accademia d’Ungheria in Roma (Palazzo Falconieri – Via Giulia, 1) verrà inaugurata la mostra Malinconia Opere dei Grandi Maestri della pittura classica ungherese (1878-1969) -provenienti dalla collezione Antal – Lusztig (Debrecen).
Al vernissage saranno presenti Dr. István Puskás, direttore dell’Accademia d’Ungherai in Roma, Dr. László Papp, sindaco di Debrecen, Gábor Gulyás, curatore della mostra e Péter Antal, proprietario della collezione Antal-Lusztig.
La mostra proveniente dalla maggiore collezione privata ungherese d’arte figurativa, presenta dei capolavori che raffigurano ad altissimo livello la tematica della malinconia e danno un quadro piuttosto completo di uno dei periodi forse più interessanti della pittura ungherese.
Verranno esposte 41 opere di 22 pittori classici ungheresi che godono di altissima considerazione a livello mondiale, tra cui Margit Anna, IMRE ÁMOS, Dezső Czigány, Béla Czóbel, István Dési Huber, ISTVÁN FARKAS, SIMON HANTAI, Béla Kondor, Dezső Korniss, József Koszta, LÁSZLÓ MOHOLY-NAGY, MIHÁLY MUNKÁCSY, István Nagy, JUDIT REIGL, JÓZSEF RIPPL-RÓNAI, György Román, János Tornyai, László Mednyányszky, József Nemes – Lampérth, István Szőnyi, Lajos Vajda, Erzsébet Vaszkó.
Nella cultura moderna ungherese – con particolare riguardo alla poesia e all’arte figurativa- la malinconia risulta essere uno degli argomenti più trattati. L’uomo malinconico nei confronti dei propri limiti e della fine inevitabile della vita umana, dispone di una straordinaria conoscenza, ciónonostante effimera. Egli rimane indifferente a tutto, ai come e ai perché – tuttavia questo lascia trapelare l’ombra dell’onnipotenza divina, nonché il gesto faustiano della dissoluzione. Il soggetto malinconico perde inevitabilmente la testa, come affermò l’eminente storico dell’arte, Aby Warburg (1866-1929) riguardo alla famosa incisione in rame Malinconia (1514) di Dürer.