Il WWF spegne musei, piazze, palazzi contro i disastri climatici e ambientali. E l’arte che fa?
Oggi, 27 marzo, si spengono le luci per un’ora esatta. In tutto il mondo, in contemporanea, un’iniziativa del WWF prova a sensibilizzare opinione pubblica e governi sui problemi climatici e ambientali. Un’occasione per citare alcuni artisti che lavorano su questi temi…
Si chiama Earth Hour (Ora della Terra) ed è un evento planetario, che il WWF lanciò nel 2007 a Sidney; da allora si è allargato rapidamente, raggiungendo ogni angolo del globo, come per un’immensa performance collettiva. Coinvolti privati cittadini e istituzioni, con un obiettivo sincronico: nello stesso giorno, allo stesso orario, tutti sono invitati a spegnere la luce per un’ora. Il meccanismo è simile a quello della manifestazione M’illumino di meno, ma lo scopo è differente: se quest’ultima punta a sensibilizzare sul tema del risparmio energetico, l’iniziativa del WWF è un gesto simbolico contro le alterazioni climatiche e ambientali.
RISCHIO ESTINZIONE. ANCHE L’ITALIA ADERISCE ALLA PROTESTA
Con uno switch improvviso migliaia di interruttori trasformano il buio in una protesta indirizzata ai governi, troppo spesso insensibili al tema: basti pensare alle posizioni del neo presidente Donald Trump, che nella sua prima ipotesi di bilanci ha tagliato del 31% i fondi per l’ambiente, con circa 38 programmi da far saltare, inclusi quelli sulla salvaguardia delle risorse idriche e quelli per gli scienziati che catalogano le specie a rischio (il tutto a fronte di un aumento del 10% delle spese militari). Eppure il fenomeno ha una portata enorme. Si parla già di una possibile “sesta estinzione di massa”, che minaccerebbe le specie animali e vegetali. Un caso anomalo, non legato a fattori geologici naturali, ma di cui è responsabile un’unica specie, prevalente e prepotente. Quella umana.
In Italia sono oltre 400 i comuni coinvolti da Earth Hour, con centinaia di palazzi istituzionali, edifici, musei e monumenti: tutti al buio venerdì 25 marzo, dalle 20.30 alle 21.30. A Roma aderiscono tra gli altri il MAXXI, il Colosseo e la Basilica di San Pietro. A Torino tocca invece alla Mole Antonelliana, mentre a Verona si spegne l’Arena e a Venezia Piazza San Marco.
L’ARTE E L’IMPEGNO PER L’AMBIENTE
E gli artisti? Quando e quanto si espongono per temi climatici e ambientali? Con una breve gallery passiamo in rassegna alcuni casi, tra ricerca estetica e scientifica, sguardo sul paesaggio e analisi sociale, riflessioni su processi economici, riserve energetiche e rapporto uomo-natura. Dalle 7000 querce di Joseph Beuys, la cui piantumazione – come un rito corale – venne predisposta nel 1982 dinanzi al Museo Federiciano di Kassel, allo spettacolare Ice Watch di Olafur Eliasson, un sistema di blocchi di ghiaccio a cielo aperto, con cui misurare il tempo dello scioglimento: metafora visiva di un preoccupante fenomeno in corso, legato al riscaldamento globale.
Oppure l’albero orizzontale di Pascale-Marthine Tayou, sui cui rami fioriscono sacchetti di plastica; il dispositivo ecologico per la produzione di gas, progettato da Superflex sulla base del consumo medio di una famiglia africana; le specie fantastiche di Pinar Yoldas, cresciute in coltura dentro ecosistemi artificiali; le macchine processuali di Jorge & Lucy Orta, pensate per occuparsi di biodiversità, emergenza acqua e cibo, inquinamento, clima; le contaminazioni di Michel Blazy, che lasciano germinare frammenti organici tra materiali di scarto, vecchi abiti, oggetti tecnologici; i sistemi sperimentali, tra agricoltura, sociologia, scienze naturali e studio del territorio, di Andrea Caretto e Raffaella Spagna; le sculture e le installazioni interattive di Piero Gilardi, per una biopolitica che unisca resistenza e pensiero ecologico.
E poi due tra i vincitori dell’Environmental Photographer of the Year 2016: Sara Lindström, che con uno scatto apocalittico ha catturato una coltre di fumo sospesa sui boschi di Alberta, in Canada, nel corso di un devastante incendio, e Luke Massey, che ha immortalato un piccolo falco pellegrino (specie estirpata dall’Illinois nel 1960), appollaiato sul balcone di un condominio di Chicago, dove aveva nidificato: uno spunto per richiamare l’attenzione sulla situazione della fauna selvatica in pericolo.
– Helga Marsala
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati