Paesaggi. Da Mia Fair tra Miart e Fuorisalone
La galleria Spaziofarini6 presenta in galleria, per il periodo della fiera di arte contemporanea MIART e per il Fuori Salone del Mobile, una selezione della raccolta già proposta a MIA Fair 2017.
Comunicato stampa
I paesaggi naturali di Gianni Maffi, Marco Rigamonti, Pina Inferrera e Beba Stoppani dialogano con i lanscapes antropizzati di Lia Stein, Antonella Sacconi, Silvano Pupella e Fausto Meli e con i paesaggi creati o trasformati di Pier Paolo Fassetta, Studio Pace10 e Andrea Taschin.
La galleria Spaziofarini6 presenta in galleria, per il periodo della fiera di arte contemporanea MIART e per il Fuori Salone del Mobile, una selezione della raccolta già proposta a MIA Fair 2017. In mostra i lavori degli undici autori della fotografia contemporanea italiana Pier Paolo Fassetta, Pina Inferrera, Gianni Maffi, Fausto Meli, Silvano Pupella, Marco Rigamonti, Antonella Sacconi, Lia Stein, Beba Stoppani, Studio Pace10 e AndreaTaschin. Concepiti come lavori integri e indipendenti, nati in momenti, luoghi e da intendimenti differenti hanno in comune il liet motif del paesaggio. Landscapes naturali e antropizzati dialogano e si rincorrono in mondi diversi, un’ampia selezione di sguardi sul paesaggio, non semplici vedute o panorami qui troviamo storie di paesaggi creati, filosofici, poetici, interiori, sociali e culturali. Qui di seguito sono presentati uno ad uno.
CHANGING LANDSCAPES
di PIER PAOLO FASSETTA
Changing Landscape #1
“Paesaggi Mutanti” I frammenti di mine colorate che formano il tessuto cromatico e figurativo di queste opere, denunciano la loro lontananza da tutto ciò che è richiamo a esperienze vissute direttamente. I luoghi ricreati diventano occasioni per operazioni di restituzione fotografica che invitano lo spettatore a guardare d’entro l’opera recuperando il tempo lento della visione. I soggetti sono entità fluttuanti, ricostruzioni fragili di ambienti naturali privi di un vero centro compositivo, silenziosi frammenti della durata di uno scatto.
7458 Km
di GIANNI MAFFI
Capri, 2015
Il mare circonda il Belpaese lungo uno sviluppo costiero di ben 7458 km - incluse le isole - su cui si alternano spiagge, scogliere, golfi, falesie, lagune, promontori, insenature. Questo lavoro è un tentativo di lettura, attraverso la fotografia, di quei paesaggi tra terra e mare, che hanno visto nel corso dei secoli l'incontro, la condivisione, lo scambio, così come le incomprensioni, le tensioni, le violenze, tra civiltà e culture diverse. Ne scaturisce un disordinato e poetico portolano fatto d’immagini, nel quale Gianni Maffi, con lo stile che contraddistingue i suoi lavori più recenti – Italian Memories, Milanexpo, Wonderland - propone le coordinate sentimentali per un viaggio lungo le costiere italiane tra natura, testimonianze del passato e segni profondi del mondo contemporaneo.
SIGHTLINE
di FAUSTO MELI
Sightline # 1
La rievocazione di una corsa automobilistica che avvenne nel circuito cittadino di Piacenza nel 1947, quando per la prima volta vi partecipò una Ferrari, è lo spunto che ha permesso a Fausto Meli di creare la ricerca Sightline (2015). Scattate in pieno giorno, le immagini di Sightline sfruttano la luce abbacinante del sole estivo quasi allo zenith, a cui fanno da contraltare ombre violente, nette e inaspettate che oscurano parti delle immagini. Anziché adottare l’ormai abusato metodo del panning – con cui si vuole rendere l’idea del movimento – Meli “congela” le auto, le cristallizza fuori tempo, quando stanno per entrare nell’inquadratura, oppure ne sono già in parte uscite. Egli evita di cogliere l’apice dell’evento e l’“attimo fuggente”, per concentrarsi invece sul “dopo attimo”, su qualcosa che deve ancora accadere o sta già per scomparire, risucchiato dal tempo che scorre. Un tempo perduto che può solo essere resuscitato nel gioco del “come se…”; che può vedere giocosamente intrecciarsi colorati vecchi bolidi d’altre epoche e segnali stradali dell’oggi. Il tutto in un tempo e in una realtà a sua volta cristallizzata, un po’ reale, un po’ simile al frame di un film d’antan, dove le auto erano immancabili protagoniste. Queste foto “imperfette”, attraversate da una temporalità inquieta e sospesa, hanno un’altra perfezione, perché – mentre ci mostrano il presente – sanno al contempo farci immaginare l’epoca di queste gare automobilistiche e suggerire il movimento dello sfrecciare delle macchine, grazie alle dinamiche linee diagonali che emergono quando sono accostate le une alle altre. Gigliola Foschi
ROSSO BORGONA
di PINA INFERRERA
Rosso Borgogna # 1
L’opera di Pina Inferrera – la cui dimensione poetica è pari solo alla padronanza del suo mezzo espressivo – riporta la fotografia al suo ruolo iniziatico. La sua ultima raccolta d’immagini, Rosso Borgogna, è una ricerca incentrata sull’osservazione della natura come fonte di ispirazione e di conoscenza della realtà e della sua astrazione. L’autrice predilige fotografare l’acqua attraverso i riflessi giacché la deformità specchiata dà una visione più vera del tangibile e parla all’anima. La sua vocazione è catturare la magia della natura, come in questo caso, la coglie nei riflessi inondati di polline della Borgogna estiva, che accendono i riflessi della luce di rosso e arancio Nei lavori di Pina Inferrera fotografia e poesia diventano termini intercambiabili.
STREET ART
di SILVANO PUPELLA
Street Art # 03
“Street Art” di Silvano Pupella è una ricerca di “arte involontaria” centrata sul dettaglio urbano e tradotta in geometrie, colori e materia. Queste foto sono dei blow up di dati reali così ravvicinati e nitidamente circoscritti da apparire completamente decontestualizzati e dunque quasi più astratti che realistici. Anche se impregnate di vissuto reale, assomigliano molto alle opere di un pittore, con queste forme dai colori vivaci che disegnano fondi neri, quadrati, linee parallele e cerchi. La città e la vita urbana sono rappresentazioni del caos e per Silvano Pupella la fotografia, attraverso i dettagli della quotidianità urbana, è il tentativo di fermare la casualità e l’imprevedibilità del rigore e dell’ordine di cui è composto il caos. Le opere sono concepite in formato quadrato, per “imporre” alla realtà fotografata una gabbia visiva più regolare e ordinata, la misura in cui vengono presentati, 50x50cm, ha già un forte impatto percettivo anche singolarmente, ma è attraverso la caleidoscopica sinergia che nasce dalla combinazione seriale in polittici regolari, più o meno articolati, che viene enfatizzata al meglio la loro sorprendente qualità. Il lavoro è caratterizzato anche da una messa a fuoco analitica e da una tensione non solo ottica ma mentale verso la scoperta di aspetti essenziali della realtà -quella dell’ambiente urbano che ci circonda- in certi dettagli all’apparenza trascurabili. Pupella dichiara di fissare con le sue immagini “delle geometrie improbabili” che si troverebbero nelle pieghe più nascoste di questi frammenti, ma in effetti più che scoprirle le inventa e le visualizza grazie alle sue inquadrature definite da un occhio iperselettivo.
OGNI ACQUA VA AL MARE
di MARCO RIGAMONTI
Porto S. Stefano
Rigamonti agisce sulla luce e la manipola in rifrazioni che letteralmente trasformano la realtà attribuendole, a tratti, una qualità di extra-realtà. Sono opere in cui spesso la tonalità dell'aria appare come cristallizzata, figlia di un'esperienza tutta mentale. Verrebbe da dire metafisica, non fosse che il termine – abusato - potrebbe dare una connotazione troppo rigida a una poetica in realtà fluida, cangiante, mobile. Di qui l'affezione privilegiata per la luminosità calcinata del paesaggio marino. Luogo antonomastico dello sperdimento e dello sconfinamento, il mare è una sfida magnetica per l'autore, oltre a essere luogo fisico con cui, negli anni, ha praticato e coltivato una fedele familiarità. E’ l’azzurro del mare quello che Rigamonti interiorizza e restituisce con intatto, luminoso stupore; solo dalla continua oscillazione fra spazio interno e spazio esterno, e dal loro sottile trasmigrare l'uno nell'altro, può fiorire una autentica esperienza del mondo. testo di Susanna Gualazzini
NUDE FORME
di ANTONELLA SACCONI
Fans
Nude Forme è l’ultima ricerca di Antonella Sacconi, sono emozioni visive, risultato della sua storia di seduzione e amore con l’architettura. Usa il bianco e nero perché vuole che l’occhio si concentri sulle linee e non sulle variazioni cromatiche, li spoglia dal colore perché di loro rimanga solo la forma nuda, la loro essenza grafica, la loro anima architettonica, la loro intima struttura geometrica. Il suo è un bianco e nero fortemente contrastato, denso, materico, tridimensionale. Sembra quasi di poter toccare gli edifici che ritrae, di poter camminare in mezzo ad essi. Ne viene fuori una potente narrazione dell’immaginario estetico e architettonico dell’Uomo contemporaneo, che considera l’architettura come una forma d’arte, gli architetti come degli artisti e gli edifici come uno specchio dell’epoca in cui si vive.
di LIA STEIN
SPAZI DI LUCE
Spazi di Luce # 1
In questa ricerca in cui Lia Stein crea un percorso originale inducendo l’osservatore a una intensa complicità. Gli elementi cui fa ricorso sono pochi ed essenziali: un chiarore diffuso e uno spazio vuoto sono sufficienti per scoprire una dimensione nuova. Il dominio assoluto del bianco che coinvolge tutta la scena obbliga lo sguardo a inseguire le forme geometriche di questa composizione immaginando che la gamma di sfumature corrisponda metaforicamente a quella dei sentimenti.
Lia Stein preferisce la lievità del tocco rapido con cui coglie aspetti insoliti della realtà. Talvolta la fotografa sceglie una visione frontale che evoca le atmosfere sospese di una teatralità contemporanea svolta in quella stanza vuota dove il pavimento ha l’aspetto di un palcoscenico. L’inseguirsi dei particolari e dell’insieme, del bianco e del nero, del vuoto e del pieno caratterizzano l’insieme di questa ricerca dove la luce assurge a protagonista: buca lo spazio, appare improvvisa dall’alto, si accende come volesse tagliare obliquamente il volume di un edificio, indica qualcosa oltre le finestre accese sul buio della parete su cui si affacciano… Estratti da un testo di Roberto Mutti
SOGNO DI UNA NOTTE…
di BEBA STOPPANI
Luce di mezzanotte #1
L’ultima ricerca di Beba Stoppani nasce da un viaggio in Islanda durante il solstizio d’estate, quando la luce mite e tenace del giorno nordico trionfa sulla notte fino a cancellarla, fino a ridurla a un quasi nulla. Un viaggio dove ogni immagine è la traccia potente di un incontro forte ed emozionante, ma anche una tappa di avvicinamento “dentro” l’Islanda: in un contatto ravvicinato con la sua natura di una vitalità densa e cupa, con la sua storia dove saghe e leggende si coniugano con la violenza della caccia alle balene. … ogni sua immagine ha la forza sintetica di un’icona e s’impone come una presenza concentrata, carica di rimandi. (estratto dal testo di Gigliola Foschi)
IL FUTURO GETTATO
di ANDREA TASCHIN
Il futuro gettato #9
Rimango colpito da come vengono buttate via le cose, da come in Italia sono sprecati entusiasmo, passione e vitalità delle nuove generazioni. Attraverso la manipolazione digitale, propongo immagini di una paradossale vita quotidiana di bambini attorno ai cassonetti e alla spazzatura. Se i bambini sono il nostro futuro, e il consumo dissennato il nostro presente, le mie immagini sono metafore visive di un paese che si sbarazza con leggerezza del passato, che ha perso il senso dell'investimento, che non offre prospettive di inserimento alle nuove generazioni: un paese che non investe più in istruzione, cultura e ricerca getta via il proprio futuro. Vorrei insomma sollecitare una riflessione che non sia puramente ecologica, ma che assuma un carattere di denuncia ed esorti alla costruzione di un futuro migliore per i nostri figli.