iafkg – internationaler arbeitskreis für konstruktive gestaltung
In occasione di Miart e del Salone del Mobile 2017, a Milano negli spazi di Via Monte Rosa 13, sede dell’Archivio Alberto Zilocchi e dell’Archivio Paolo Ghilardi, viene presentata l’esposizione iafkg – internationaler arbeitskreis für konstruktive gestaltung.
Comunicato stampa
n occasione di Miart e del Salone del Mobile 2017, a Milano negli spazi di Via Monte Rosa 13, sede dell’Archivio Alberto Zilocchi e dell’Archivio Paolo Ghilardi, mercoledì 29 marzo dalle 18,30 alle 21,30 viene presentata l’esposizione
iafkg - internationaler arbeitskreis für konstruktive gestaltung
con opere di Marcello Morandini, Paolo Ghilardi e Alberto Zilocchi, che negli anni ’70 insieme facevano parte del Gruppo di Lavoro Internazionale per l’Arte Costruttiva, con sede ad Anversa e Bonn per la ricerca di nuove forme di espressività artistica. L’esposizione resterà visibile fino al 30 Giugno 2017, previo appuntamento. In collaborazione con Galleria Spazio Testoni Bologna www.spaziotestoni.it
Marcello Morandini (Mantova, 1940) - Il suo percorso espositivo inizia negli anni Sessanta con mostre personali alla celebre Galleria del Naviglio; partecipa con una sala personale alla XXXIV Biennale d’Arte di Venezia nel 1968 e alla XLII Biennale Arte e Scienze di Venezia del 1986; dagli esordi artistici con il sostegno critico di Germano Celant, Umbro Apollonio e Gillo Dorfles all’invito a rappresentare l’arte italiana alla IX Biennale di s. Paolo in Brasile, a Bruxelles al Palais del Beaux Arts, per “Europalia”, a Ginevra nel 1969 con Agostino Bonalumi e Gianni Colombo. Nel 1976 ad Anversa, insieme con Alberto Zilocchi e altri, è tra i co-fondatori del Centro Internazionale di Studio d’Arte Costruttiva. Tra le tappe principali del suo successo, l’importante partecipazione a Documenta 6 di Kassel nel 1977 e a Documenta Urbana, sempre a Kassel nel 1982 con Attilio Marcolli e ancora l’installazione permanente di grandi sculture davanti ai Musei tedeschi: al Museum Joseph Albers a Bottrop, al Museum für KonKrete Kunst di Ingolstadt, al Wilhelm Hack Museum di Ludwigshafen, all’Europaisches Museum di Selb e al Das Kleine Museum di Weissenstadt. Con la realizzazione di opere di design, ha collaborato con molte aziende svizzere, tedesche, giapponesi e italiane: Baleri, Belux, Boller Winkler, Brendel, De Sede, Fürstenberg, Gabbianelli, Girard Perregaux, Kartell, Kowa Osaka, Lantal Textile, Longoni, Marienza, Memorabilia New York, Philip Morris, Remuzzi, Rosenthal, Sawaya & Moroni, Silent Gliss, UnacTokyo, VorWerk. I suoi oggetti sono esposti in molti musei internazionali. A partire dagli anni ’80 ambiziosi progetti architettonici caratterizzano la ricerca di Morandini, alcuni di questi realizzati principalmente in Germania, Singapore e Malesia oltreché a Varese, città in cui vive dal 1946.
E’ in corso al Museo MA*GA di Gallarate (VA) una grande mostra dedicata all'artista, designer e architetto Marcello Morandini ILBIANCOILNERO a cura di Marco Meneguzzo ed Emma Zanella, che resterà visibile fino al 16 luglio 2017
Alberto Zilocchi (Bergamo 1931 – 1991) - Ha frequentato l’Avanguardia artistica di Milano a partire dalla metà degli anni ‘50. Ha conosciuto Lucio Fontana – con il quale ha esposto nel 1960 alla Galleria della Torre di Bergamo - Enrico Castellani, Agostino Bonalumi e soprattutto Piero Manzoni, con il quale ha firmato il Manifesto del Bar Jamaica nel 1957 insieme con altri frequentatori di quel famoso punto d’incontro artistico-culturale milanese, tra i quali Guido Biasi, Angelo Verga, Ettore Sordini, ed ha partecipato alla prima mostra alla Galleria Azimut di Milano, dal 22 dicembre al 3 gennaio 1960, insieme con lo stesso Manzoni e con Anceschi, Boriani, Castellani, Colombo, Dadamaino, De Vecchi, Mari e Massironi. Avvicinatosi verso la fine degli anni ‘60 anche alle Avanguardie del Gruppo Zero di Düsseldorf, Alberto Zilocchi inizia a realizzare i Rilievi, opere caratterizzate da parti sollevate sulla loro superficie, tutte di un rigoroso ed esclusivo colore bianco acrilico opaco, su supporti lignei molto spesso quadrati come opere singole, oppure concepiti in serie, dando vita ad una rappresentazione tridimensionale dello spazio formato da linee sollevate che formano luci ed ombre, linee che Zilocchi talvolta definiva tagli.
Con frequenti esposizioni in tutta Europa, l’evoluzione artistica di Alberto Zilocchi lo porta verso la metà degli anni “70 ad abbracciare il Movimento Nord Europeo dell’Arte Concettuale Costruttivista Concreta, divenendo membro attivo del Centro Internazionale di Studi d’Arte Costruttiva ed inizia a realizzare anche delle Linee, ricerca che svilupperà per tutti gli anni “80.
L’attività artistica di Alberto Zilocchi con estensione in vari campi, come quello della scenografia per il Teatro Donizetti di Bergamo nei primi anni ‘60, lo ha visto protagonista in oltre 100 mostre personali e collettive in Italia e in gran parte nel Nord Europa tra il 1957 e il 1990.
Dopo la sua scomparsa nel 1991, la famiglia non ha più reso disponibili i suoi lavori, che sono così rimasti per 25 anni chiusi in un caveau. Grazie all’attività di ricerca del collezionista Maurizio de Palma insieme alla Famiglia Zilocchi nel 2016 è stato costituito a Milano l’Archivio Alberto Zilocchi, che in collaborazione con la galleria Spazio Testoni di Bologna ha avviato la riscoperta di questo artista con la sua prima personale postuma a Bologna nel marzo-aprile 2016, dopo una prima presentazione in Solo Show in Arte Fiera Bologna 2016, poi a Lugano per la prima edizione di WOPART con opere su carta nel settembre 2016, seguita da una personale alla Werkstattgalerie a Berlino nel dicembre 2016 e nuovamente in Arte Fiera Bologna 2017.
Paolo Ghilardi (Bagnatica 1930 – Bergamo 2014) - Studia all’Istituto Tecnico Industriale e dagli anni Cinquanta lavora come disegnatore meccanico indipendente per la Dalmine e per l’Innocenti. Nel frattempo frequenta i corsi serali di Achille Funi, allora direttore dell’Accademia di Belle Arti Giacomo Carrara di Bergamo approfondendo e completando la sua formazione artistica.
Debutta sulla scena artistica lombarda dalla fine degli anni Quaranta, con la partecipazione a premi e a mostre collettive, dedicandosi con impegno all’attività espositiva. Nel 1967 tiene la sua prima mostra personale alla Galleria Mainieri di Milano. L’anno successivo inizia a insegnare “Discipline pittoriche” al Liceo Artistico Statale di Bergamo, incarico che mantiene fino al 1986. Nel 1969 a Calice Ligure conosce i galleristi Remo Pastori e Maria Cernuschi Ghiringhelli con i quali stabilisce un lungo rapporto di amicizia. In questo ambiente ha la possibilità di incontrare numerosi artisti tra cui Carlo Nangeroni, Mauro Reggiani, Jean-Michel Folon, Jean Leppien ed Emilio Scanavino, per il quale progetterà la cappella funeraria nel cimitero di Calice Ligure. I suoi esordi si caratterizzano per l’adozione di un linguaggio figurativo sempre molto aggiornato, ma in seguito i suoi orizzonti si aprono alle ricerche sulla geometria, sulla struttura delle forme e sui valori cromatici; ne deriva un interesse sempre più consapevole verso l’astrattismo. Insieme all’amico Alberto Zilocchi, alla metà degli anni Settanta partecipa agli incontri promossi dal Centro Internazionale di Studi d’Arte Costruttiva di Anversa-Bonn.
A partire dal 1976 la sua ricerca sconfina oltre la semplice superficie della tela e Ghilardi si “appropria” di interi ambienti che, grazie ai suoi interventi si modificano totalmente, diventando essi stessi parti integranti dell’opera d’arte.
Dal 1977 al 1980 insegna “Teoria del colore e Pittura” all’Accademia di Belle Arti G. Carrara di Bergamo. Nel 1980 realizza la prima grande scultura in vetro, dal titolo “ATMA”, inerente il progetto di sistemazione del cimitero di Stezzano che susciterà non poche polemiche per la modernità di concezione. Nel corso degli anni Ottanta, su incarico del Comune di Bergamo, si occupa del decoro urbano del centro storico realizzando notevoli recuperi; gli è affidato inoltre il ruolo di consulente per il “piano del colore” della città. Nel 1988 progetta la riqualificazione di piazza Libertà, del piazzale della Chiesa e dell’Auditorium del comune di Stezzano, dove Ghilardi risiede.
Negli anni Novanta sperimenta l’assemblaggio di ferro, plexiglas, tessuto, in una originale ridefinizione dei confini tra quadro e scultura. Gli ultimi anni sono dedicati alla pratica del papier coupé e del collage sotto plexiglas che Ghilardi sviluppa prevalentemente in opere di medio e piccolo formato.
L’artista muore a Bergamo nel 2014.
Nel 2016 la Fondazione Credito Bergamasco dedica a Paolo Ghilardi una retrospettiva allestita nella ex Chiesa della Maddalena a Bergamo dal titolo I ritmi del colore, la danza delle forme a cura di A. Piazzoli e P.S. Ubiali.
Nel 2016 insieme alla Famiglia Ghilardi il collezionista Maurizio de Palma costituisce a Milano l’Archivio Paolo Ghilardi, che in collaborazione con la Galleria Spazio Testoni ha recentemente organizzato la sua prima personale a Bologna Traiettorie Policrome a cura di Alberto Mattia Martini. Inaugurata lo scorso 18 marzo, l’esposizione a Bologna presenta diverse opere di Ghilardi degli anni ’70, ’80 e ’90 ed il riallestimento nella prima sala della galleria Spazio Testoni dell’installazione Environment, costituita da decine di lamine colorate in metallo leggero applicate alle pareti e al pavimento, che fu presentata per la prima volta da Ghilardi nel 1976 alla galleria Lorenzelli di Bergamo e poi per la seconda ed ultima volta alla GAMEC di Bergamo nel 2007. L’esposizione Traiettorie Policrome di Paolo Ghilardi alla galleria Spazio Testoni in Via D’Azeglio 50 a Bologna resterà visibile fino al 30 giugno 2017 accompagnata da un catalogo con testo di presentazione di Alberto Mattia Martini e con immagini fotografiche dell’allestimento, delle opere in esposizione e di quelle attualmente disponibili presso l’Archivio Paolo Ghilardi a Milano