Mortadella
La mortadella è un prodotto composto da carni scelte di puro suino, tritate in tre passaggi diversi e alle quali sono aggiunti cubetti di grasso, per addolcirne il sapore, e spezie per conferire un aroma e un gusto unico. Diversi tipi di carne, quindi, sono messi assieme e formano un risultato unico, omogeneo, compatto. Questo è lo spunto che origina questa mostra, “Mortadella”, nata da una collaborazione tra Vin Vin, Vienna e Operativa Arte Contemporanea, Roma.
Comunicato stampa
La mortadella è un prodotto composto da carni scelte di puro suino, tritate in tre passaggi diversi e alle quali sono aggiunti cubetti di grasso, per addolcirne il sapore, e spezie per conferire un aroma e un gusto unico. Diversi tipi di carne, quindi, sono messi assieme e formano un risultato unico, omogeneo, compatto.
Questo è lo spunto che origina questa mostra, “Mortadella”, nata da una collaborazione tra Vin Vin, Vienna e Operativa Arte Contemporanea, Roma. Il progetto presenta tre artisti attivi a Vienna: Karoline Dausien (Brema, 1986), Joakim Martinussen (Trømso, Norvegia, 1984), Thea Moeller (Hannover, 1985). L’opera di Dausien, realizzata con pellami, materiali plastici, spugne, presenta spesso dei disegni, dei motivi, che assumono forma tridimensionale, diventando oggetti con una dignità puramente scultorea. Essi, in sintesi, sono disegni che diventano oggetti. Potremmo definire l’artista una “artista di non-ricerca”, considerata la modalità accidentale, casuale, con la quale i temi, gli oggetti e i soggetti confluiscono nel suo lavoro, e sta all’osservatore rintracciare in quei motivi una funziona narrativa, un preciso messaggio, o semplicemente un’attitudine umoristica, “non-sense”. L’uso della tecnica del cucito deriva da una sorta di conscia resistenza a coloro che etichettano, proprio quella tecnica, come un’attività esclusivamente femminile o persino materna; questa scelta, come il rifiuto di un’estetica eccessiva e ridondante o la necessità di combattere in ogni istante qualsiasi idea di univocità e assolutezza, fanno di Dausien un’artista in lotta. Dai volti buffi di Dausien alle scene surreali rappresentate in alcune opere, dagli omini di Martinussen incisi sulle macchine da caffè all’uso stesso di esse, le pratiche di Dausien e Martinussen sono accomunate da un preciso e conscio senso dell’humour, mai fine a se stesso.
Joakim Martinussen ha usato, per questo progetto, corpi di macchine da caffè, fondendo la loro precisione e nettezza con interventi manuali e gesti volutamente meno netti; è ciò che potremmo definire un’estetica industriale “home made”. Proprio sulla tensione tra disciplina e pigrizia, tra produttività e inattività, tra un’estetica “macho” ed una certa eccentricità, è fondata parte della pratica di Martinussen. L’uso delle macchine è un esempio pratico della tensione sopra accennata: il caffè come elemento legato sia all’idea di produttività che di relax. Tramite la sovrapposizione di temi, gesti, parole, slogan, Martinussen esplora la possibilità di modificare/cancellare i significati originari. Anche nell’opera di Thea Moeller troviamo un interesse verso materiali industriali e di post-consumo ma con una diversa declinazione, più cruda in un certo senso: cemento, fogli di catrame usati per le tettoie, bitume, gomme, schiume, spesso materiali di risulta, sono usati nel loro stato originario, e partendo da esso, l’artista esplora le caratteristiche che accomunano i materiali e le derivanti possibilità associative. Come in Martinussen, anche in Moeller si individua una tensione/equilibrio (o disequilibrio?), e nonostante la sua sostanziale compiutezza, l’opera tende ad apparire come uno schizzo improvvisato, un’idea, un modello per la realizzazione di un gesto successivo e finale. Le strutture di Moeller appaiono come ritagli, pezzi di mobili o di architetture, case, piscine, tettoie, tavoli, mensole, cantieri: l’artista riduce, annulla la funzione degli oggetti, che quindi assumono una vena astratta e quintessenziale. La collocazione dello stesso oggetto da un contesto ad un altro, attribuisce ad esso nuova vita ed esso quindi diventa un nuovo oggetto: lo spazio è elemento vivo e determinante nella pratica di Moeller. Mortadella è quindi pratica scultorea, attitudine critico-umoristica, estetica industriale, un gesto volutamente crudo, tensione tra elementi apparentemente opposti, e, soprattutto, il rifiuto netto di una visione univoca e assoluta.