A Roma apre uno spazio d’arte cinese nel “cinese” rione Esquilino. La storia di Wang Yongxu
Dalle aule dell’Accademia di Belle Arti di Roma alla Chinatown capitolina, scommettendo sull’arte anziché sul commercio. Giovani cinesi che scelgono un’altra via.
La presenza di studenti cinesi tra le aule dell’Accademia di Belle Arti di Roma è una specie di fenomeno culturale. Arrivano a centinaia, ogni anno, per studiare i linguaggi artistici contemporanei e la storia dell’arte, in una cornice di classicità monumentale: con l’enorme ostacolo della lingua e le profondissime differenze sul piano dei riferimenti storici, iconografici, tradizionali, gli studenti cinesi formano una specie di enclave, che in qualche modo tenta la via dell’integrazione e dell’apprendimento, nel segno dell’internazionalità. Quasi tutti, al termine dei corsi, tornano a casa. Ma qualcuno che sceglie di restare c’è.
È il caso di Wang Yongxu, scultore alle prime armi, che in Cina aveva già intrapreso il suo percorso artistico e che proprio a Roma, sui banchi e nel laboratori dell’Accademia, ha trovato l’occasione per specializzarsi e fare della sua passione un mestiere. E nonostante un’idea di figurazione ancora ingenuamente scolastica, le prime vetrine cominciano ad arrivare. Tra queste la mostra MATERia – Symposium: Alchimia del marmo che diventa scultura, promossa dal Comune di Cassino con l’Accademia di Belle Arti di Roma e col patrocinio del locale Museo d’Arte Contemporanea (CAMUSAC).
UN’ASSOCIAZIONE CULTURALE NELLA CHINATOWN ROMANA
Wang Yongxu – come ha raccontato il periodico romano Esquilino – è rimasto nella Capitale e ha anche aperto uno spazio. Si chiama FUNSPACE ART e ha sede in via Principe Eugenio, una delle grandi strade che si diramano da Piazza Vittorio Emanuele II, a due passi da Santa Maria Maggiore e dalla Stazione Centrale: qui di attività commerciali cinesi se ne contano a bizzeffe.
La formula è quella dell’associazione culturale – fondata da Wang insieme ad altri quattro giovani artisti cinesi – in cui si alternano attività ludiche, sportive e creative. In sostanza: al piano terra si praticano pittura e calligrafia cinese, al seminterrato scultura, mentre il primo piano è dedicato ad attività fisiche come yoga e pilates. E l’orizzonte dell’integrazione è tutto da disegnare. La clientela è praticamente tutta orientale, con i corsi tenuti rigorosamente in lingua cinese, e anche i giovani artisti, promossi attraverso mostre personali e collettive, arrivano dalla Cina: la mission dello spazio è proprio quella di offrire supporto a quei connazionali, che, non avendo confidenza coi circuiti artistici romani, cercano un’occasione di lavoro e di visibilità.
Dunque, non solo ristoranti take away o negozi di oggettistica, telefonia e abiti a buon mercato, nella Chinatown capitolina. L’associazionismo culturale inizia a prendere piede, con l’Accademia di Belle Arti che prova a diventare nuovo hub, tra Oriente e Occidente, immaginando un’integrazione che passi principalmente dalla formazione. Cammino lento, complicato, ma necessario.
– Helga Marsala
Funspace Art
Via Principe Eugenio 96, Roma
www.funspaceart.com
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