ShowCase: Il Museo Nuova Era presenta Carlo Battisti
Torna nella Project room del Museo Pino Pascali il progetto ShowCase, una serie di mostre che coinvolgono le gallerie del territorio nella presentazione di solo show o progetti curatoriali – disegnati dalle gallerie stesse – nelle stanze della Project room, nel basement del museo.
Comunicato stampa
Torna nella Project room del Museo Pino Pascali il progetto ShowCase, una serie di mostre che coinvolgono le gallerie del territorio nella presentazione di solo show o progetti curatoriali – disegnati dalle gallerie stesse – nelle stanze della Project room, nel basement del museo.
Con questo progetto, che chiama in causa artisti provenienti da tutta Italia, la Fondazione Pino Pascali vuole dare spazio, all’interno di una sede istituzionale, alle gallerie e ai soggetti attivi in Puglia, ma che operano all’interno del sistema dell’arte su scala nazionale e non solo, offrendo allo stesso tempo agli spettatori un saggio importante della ricchezza presente sul territorio.
Secondo appuntamento l’8 aprile alle ore 19 con Carlo Battisti, presentato dal Museo Nuova Era, galleria di arte contemporanea con sede a Bari.
Battisti, nato a Viareggio nel 1945 e residente in Toscana, è in mostra con i progetti Ping Pong e Le ombre delle parole sono parole? che ingaggiano entrambi dialoghi tra elementi speculari attraverso giochi di proiezioni e di rifrazioni nei quali la chiave finale è data proprio dall’utilizzo letterale e svuotato di senso della parola stessa, che galleggia nello spazio virtuale dell’opera.
Come scrive Rosemarie Sansonetti che presenta l’artista: Sempre affascinato dal minimalismo, degli artisti giapponesi prima ed americani poi, questo artista usa per il suo lavoro l’espressione “Minimalismo Barocco”: un ossimoro calzante, oltreché per il ciclo de “La Biblioteca di Babele”, anche per molti dei suoi recenti lavori: interventi sulla carta di giornale, spesso rarefatti ed ermetici, o l’utilizzo della stessa per la costruzione di moduli che si compongono in strutture tridimensionali.
Se il riferimento alla Poesia Visiva è, in molteplici casi d’obbligo, anche per la lunga e mai interrotta frequentazione del genere (mostre con Sarenco, Miccini, Chiari, Albani, Verdi, etc.) il lavoro di Battisti non è circoscrivibile ad un ambito: la densa materialità di molte delle sue opere le discosta dai parametri classici dell’esperienza verbovisuale, esperienza che ha fondato sulla povertà di mezzi come il collage più di metà della sua storia.