Adrián Pino Olivera nudo dentro Fontana di Trevi. Non un turista, ma un artista
Lo hanno scambiato per vandalo, esibizionista o per uno scemo. Invece è un artista spagnolo che ha scelto di usare il corpo e la nudità come strumento di rivendicazione culturale. E come canale per rapportarsi alle grandi opere d’arte…
“La società contemporanea occidentale limita la nostra libertà, ci spinge a ragionare entro schemi precostituiti. Bisogna liberarsi di questa maschera, presentarsi nudi al mondo: questa è la chiave della vera felicità. Non mi importa quello che la stampa scrive di me: ognuno è libero di pensare quello che vuole e io non pretendo di cambiare l’opinione di nessuno. Potete chiamarmi pazzo, esibizionista ma c’è, senz’altro, chi è riuscito ad andare al di là del mio gesto banale: tutti possono spogliarsi, ma sono pochi quelli che riescono a sentirsi liberi”. Così spiegava a Ilaria Termolino, nel 2014, per un articolo pubblicato su Artribune, il giovane artista catalano Adrián Pino Olivera. L’occasione era una sua performance realizzata dentro una tra le più amate sale degli Uffizi di Firenze, proprio dinanzi al capolavoro di Botticelli La nascita di Venere. Ma sono parole che potrebbero funzionare alla perfezione anche oggi, al margine di una nuova azione di Olivera, stavolta inscenata a Roma.
IL TURISTA MATTO E L’EQUIVOCO DELLA STAMPA
Il copione è più o meno lo stesso di tre anni prima: l’artista arriva, vestito di tutto punto, con in mano delle rose, si spoglia e mette in relazione la sua nudità con la sacralità dell’arte: Botticelli ieri, Fontana di Trevi oggi. Petali lanciati con enfasi poetica e gli sguardi dei presenti addosso, unendo concentrazione, rapimento estetico, sindrome di Stendhal, sentimento del sublime e consapevolezza piena della provocazione. Tutti gli occhi su di lui, i commenti, gli imbarazzi e la stampa che riporta i fatti alla maniera sua. Ora, come allora, la notizia è uscita sui quotidiani nei termini di denuncia: cronaca ordinaria sull’ennesimo vandalo che fa il bagno dentro una fontana-monumento, insultando il patrimonio. Così ne hanno scritto Repubblica, Il Corriere, Il Messaggero, soffermandosi sull’intervento dei vigili, sulla multa da 450 euro e su questo “bagno mistico” di cui, il presunto turista matto, avrebbe blaterato alle guardie. L’unica testata ad aver restituito a Oliveira i suoi panni di artista (desnudo) è stato il magazine on line Italian Factory.
IL CORPO COME PROTESTA
Ma Adrián è abituato ai misunderstanding, alle accuse, allo sconcerto di chi lo bolla come disturbatore o esibizionista. Lui che proprio con quell’azione fiorentina aveva dato il via a “una serie di micro-performance: azioni brevi e intense per scuotere violentemente, per alcuni secondi, l’apparente serenità di spazi solenni e ufficiali. Questo progetto, ‘Provocaación artística’, coinvolge altri giovani artisti: i giovani hanno il potere di trasformare la realtà, ed è con loro che voglio lavorare”. Così ci raccontava. E il progetto sta ancora continuando. Tra desiderio di indurre shock visivi, emotivi, morali, e la ricerca di una maniera differente per rapportarsi alle icone della storia dell’arte: spettacolare da un lato, intima dall’altro.
Denudarsi perché? Per rompere simbolicamente i codici del perbenismo borghese e delle convenzioni sociali – sostiene lui – ma anche per recuperare un’innocenza perduta, sperimentando sulla pelle il senso di una libertà normalmente preclusa: “Perché non spogliarsi di tante falsità e smettere di essere infelici?”. Bastasse togliersi i vestiti… L’interesse per i pionieri della Body Art è evidente, senza il timore del dejà vu, risolvendo la citazione nei termini di uno show, con tanto di semplificazione retorica. Ammesso, poi, che la premessa teorica abbia ancora senso, con tutto il suo carico di ingenuità, in una società che ha dinamiche ben diverse rispetto a 60 anni fa.
Adrián Pino Olivera – denudatosi anche dinanzi alla Nike di Samotracia – si trova a Roma in questi giorni per alla collettiva “Inediti n° 4” presso la BQB Gallery. E una cosa è certa: la performance farà un po’ di pubblicità all’evento, ora che l’identità del giovane è stata rivelata. Fontana di Trevi porta una certa fortuna, monetine a parte: se i romani si ricordano di Graziano Cecchini è soprattutto per la sua più celebre uscita da neo futurista dichiarato, quando, il 19 ottobre del 2007, tinse le acque della fontana con un colorante rosso a base di anilina. E fu shock anche allora, con tanto di finale in questura.
– Helga Marsala
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