Gianni Nieddu – Di mattina presto e più tardi
La serie è un inno alla libertà, alla capacità di cogliere l’attimo nell’infinito susseguirsi di istanti nel tempo, una prova per la nostra percezione che ha il compito di creare immagini trasformando rapidi tocchi di colore in uccelli danzanti e tele in cieli senza confini.
Comunicato stampa
Testo di presentazione a cura di Efisio Carbone
uniti nel volo della vita,
e sulla linea e le schiume della costa
gli uccelli che cambiano pianeta
colmano il mare
del loro silenzio d'ali
(Pablo Neruda, Ode alla migrazione degli uccelli)
Quando Gianni Nieddu dipinge, compone versi di pura poesia. Che sia lapis, olio o acrilico, il suo segno asciutto e scevro da ogni retorica mira al cuore del racconto. Una sintesi di kleeiana memoria che non esita a dare direzioni nello spazio in cui il rischio di perdersi è sempre imbrigliato da una certezza compositiva straordinaria. Non è un caso che davanti a questi voli di uccelli ritorni alla mente una celebre ode di Pablo Neruda, dedicata agli stormi migratori, struggente sequenza di pensieri e metafore dove l’eternità burrascosa del cielo è solcata dal loro silenzio d’ali. Ma “Di mattina presto e più tardi”, titolo che tradisce la vena ironica dell’artista, è anche un esercizio di osservazione, la stessa che tanto occupò il tempo del geniale Leonardo nei suoi studi incessanti sul volo, lui che appuntava rapidamente, sui suoi fogli immortali, i segreti della natura traghettando l’uomo dalla mistica alla scienza.
La serie è un inno alla libertà, alla capacità di cogliere l'attimo nell'infinito susseguirsi di istanti nel tempo, una prova per la nostra percezione che ha il compito di creare immagini trasformando rapidi tocchi di colore in uccelli danzanti e tele in cieli senza confini. Nell’abbagliante candore dello spazio, i segni si spostano in costante movimento da un supporto all’altro, quasi fosse un intervento site- specific.
Le teche in plexiglas, con il loro ordinamento tassonomico, raccontano silenziose un altro aspetto della conoscenza, il bisogno dell’uomo di classificare, ordinare, dominare la natura. Una questione etica mai risolta che ci tiene lontani dall’Eden perduto.
Efisio Carbone
Nota biografica
Gianni Nieddu ad Alghero nel 1957, si accosta alle arti visive negli anni Ottanta. Affianca da sempre alla produzione pittorica quella di natura installativa. Il suo approccio è sempre antiretorico e ludico, i temi sono affrontati da angolature insolite e ironiche.
Nei suoi lavori convivono felici contraddizioni, un rigore compositivo si accompagna spesso a effimere stabilità. In molti dei suoi lavori tradisce una predilezione per le moltitudini che gli danno pretesti per allineamenti ed enumerazioni.