C’è del genio in Demna Gvasalia. Il coro è pressoché unanime, tra professionisti e commentatori del fashion: all’evidenza del talento pare unirsi davvero a una scintilla di scaltrezza e a una creatività che supera gli schemi. Il tutto su basi solide di conoscenza, di consapevolezza. Deve averlo guardato molto, ad esempio, il lavoro di Cristobal Balenciaga, capostipite del marchio di cui il 36enne tedesco di origini georgiane è divenuto direttore nel 2015. Ad accomunarli c’è subito quella passione per le forme inusuali, scolpite con audacia, a rimodellare il corpo secondo armonie immaginarie, sbilanciate, tra curve e capovolgimenti, piani squadrati e accostamenti estremi, destrutturazioni e linee eretiche. E poi c’è l’ironia, sempre. Che per Gvasalia è un punto fermo, una maniera di guidare il taglio e il segno. La stessa ironia che gli ha fatto balenare l’ultima trovata, già divenuta un piccolo caso sulla stampa internazionale.
DA IKEA A BALENCIAGA. TROVA LE DIFFERENZE
Non è un designer pop, Demna Gvasalia, non in senso stretto. Ma è uno che col pop, a modo suo, sa lavorare. Ecco così la nuova maxi bag azzurra Balenciaga, letteralmente una “carry shopper”, ovvero un modello ampio, comodo, con manici corti, che ricorda la classica borsa della spesa. E la ricorda al punto da diventare una palese citazione. Si tratta infatti di una rivisitazione della nota Frakta, la shopper Ikea pieghevole in propilene venduta a 99 centesimi nei negozi del colosso svedese di mobili low cost. L’azzurro è lo stesso, forma e ampiezza si avvicinano parecchio, ma invece della plastica Balenciaga utilizza pelle d’agnello pregiata, con ottime finiture e una discreta etichetta centrale. Il costo? 2.145 dollari.
La borsa è bellissima, la fattura eccellente (lavorazione rigorosamente Made in Italy) e – soprattutto – a vincere è l’idea. Operazione giusta per far parlare di sé: da un oggetto super cheap, connesso a un marchio nazionalpopolare tra i più noti (il quale ha riposto con un’ironica grafica, stando allegramente al gioco), viene fuori un feticcio esclusivo, per pochi intenditori danarosi. E la traduzione è perfetta. Sovrapponibile all’originale, la bag è reinventata con gusto, senza sbavature, sfruttando la nuance magnetica pastello e mixando lo chic col casual. L’ironia sta nel gesto, la misura nella soluzione finale.
IL GIOCO DELLE CITAZIONI POP
E del resto, Demna Gvasalia, non è nuovo a queste provocazioni. L’irresistibile fascino dell’oggetto comune, da trasmutare in forme semi-classiche e materiali ricercati, lo ha già contagiato in passato. Basti pensare alla “Blanket tote” lanciata lo scorso marzo al costo di 5.595 $: una grande borsa rettangolare in pelle con stampe floreali, sempre prodotta in Italia. Identica a un ordinario contenitore plastificato, di quelli in cui si conservano i piumoni. E su Internet, anche in quel caso, fu tutto un rincorrersi di articoli, battute, meme, tweet.
Bella al tatto e alla vista è anche la “Bazar bag” multicolore. Costa 3.075 $ ed è identica alle sporte della spessa rigate, vendute e usate al mercato. Eppure, Gvsalia, col suo tocco aureo, ne ha fatto un oggetto del desiderio. Stilosissimo, lussuoso. Radicali, infine, le ciabatte flat in pelle (dette “mules”) con punta quadrata. Nella versione rossa ricordano il cartoccio delle patatine McDonald’s.
E in questa capacità di spostare, di contaminare, di confondere i piani orchestrando l’estro, il rigore, la qualità, l’ironia, la citazione, c’è un’idea amabile del lusso. L’immenso calderone del banale, come fonte inesauribile di sortilegi, di seduzioni.
– Helga Marsala
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