Presentato in anteprima al PAN di Napoli, è da poco in libreria l’interessante saggio Nuove geografie del suono. Spazi e territori nell’epoca postdigitale di Leandro Pisano. Curatore, studioso di arti sonore e ruralità, ha definito e declinato un’approfondita ricerca attorno al suono come pratica artistica inclusiva capace di proporsi quale agente di trasformazione e produzione di immaginario. Si tratta di un manuale denso e documentato che, attraverso tre capitoli, restituisce un paesaggio di sguardi sulle pratiche dell’ascolto intese come dispositivo di relazione ambientale e territoriale. Decolonizzare l’immaginario legato al suono è l’obiettivo dichiarato dall’autore sin dalle prime pagine.
Per raggiungere questo ambizioso risultato Pisano mette in campo una strategia lucida e onesta, basata sulla premessa che quest’operazione di scavo nell’ontologia del suono ha un senso solo se è capace di ridisegnare i propri confini, accogliendo anche sfide provenienti da istanze che possono apparire marginali come quelle poste dal fenomeno dell’abbandono delle aree rurali e interne del sud Italia.
DINAMISMO E PARTECIPAZIONE
ll primo capitolo definisce un punto di vista più teorico proponendo il suono come funzionale alla modificazione dell’esistente all’interno di sistemi segnati dal claim thatcheriano “there is no alternative”. Nella loro capacità deterritorializzante, le pratiche sonore non possono mai permettersi di rimanere legate a identità statiche e istituzionalizzate, perché questo legame rischia di uccidere il senso stesso della loro azione trasformativa. E a tal proposito è interessante notare come l’autore ponga al centro una visione geografica del suono, ovvero la capacità di quest’ultimo di segnare e disegnare mappe di senso che ricordano il luogo o i margini o la ruralità non come un campo bucolico armonico ma come epicentro di un campo di battaglia dove più forti sono le pressioni del capitale e della passività sistemica dilagante. Ogni pagina del libro ci ricorda che il suono è occasione di una riflessione intransigente sul mondo e sui suoi assetti attuali; una riflessione che è anche una forma di attivismo critico.
Le produzioni sonore ospitate e curate dall’autore in vari territori della regione Campania sono tutte incentrate su un linguaggio documentario che successivamente viene smontato in maniera analitica e radicale per aprirsi all’altro e alla produzione di nuovi immaginari dei margini. Sono le componenti principali del mondo attuale a essere travolte da questa rilettura partecipativa. Per Pisano ogni storia, ogni luogo, per quanto specifico esso sia, vanno inseriti in un contesto più ampio. Vicende singolari e paradigmatiche si intersecano dunque con fenomeni globali, e situazioni marginali si intrecciano con considerazioni di ordine politico e filosofico.
MAPPE, TERRITORI E ARTI VISIVE
Così, con lucidità critica e con lo sguardo sempre rivolto alla mappa e ai territori, Pisano gioca sulla dialettica tra visibile e invisibile, tra l’evidente e il rimosso, tra violenza estetica e violenza capitalista; e, facendolo, smaschera le contraddizioni del mondo globalizzato e i suoi occulti meccanismi.
Senza dimenticare l’universo delle arti visive contemporanee, anch’esso connesso alle tematiche socio-politiche e compromesso in relazioni assai pericolose: le arti, legate come sono alle strategie di accumulo economico e di speculazione finanziaria – le medesime che stanno dietro la marginalità e la ruralità – cosa sono diventate, si domanda l’autore nelle vesti di curatore? E come stupirsi che questi territori, invece che luogo di emancipazione, siano diventati luoghi della dimenticanza? E che fare, se non viverli in maniera critica, e cercare di superare di nuovo l’impasse tornando a considerarli sede di una continua ricerca?
Il suono per Pisano rappresenta una leva teorica e operativa per mettersi in relazione con quello che il discusso filosofo inglese Nick Land chiamava “human security system”, e cioè quel bagaglio di convenzioni e stratificazioni sociali che imprigionano il pensiero all’interno di una griglia “normalizzante”, tale da inibire la naturale tendenza del pensiero ad andare fuori, superare i propri limiti e in questo modo emanciparsi da un antropocentrismo che tutto vuole controllare.
Vi è nel libro di Pisano un desiderio di legare il suono dei margini a un tentativo di rimettere in discussione i vincoli culturali, familiari e in ultima istanza biologici dell’essere umano, attivando pratiche dell’ascolto inclusive e attive in cui a risuonare su un piano orizzontale sono gli autori, i luoghi e le persone.
– Marco Petroni
Leandro Pisano – Nuove geografie del suono. Spazi e territori nell’epoca postdigitale
Meltemi Editore, Milano 2017
Pagg. 194, € 18
ISBN 9788883537158
www.meltemieditore.it
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