Tornano le residenze di Art Sweet Art. A Varese con un progetto di Francesco Ciavaglioli
Art Sweet Art è un progetto ideato da Saverio Verini e Laura Caruso, che promuove una nuova e più dinamica idea di collezionismo attraverso residenze d’artista in abitazioni private. Le immagini dalla residenza a Varese, citofonare Lazzari e Angeleri.
Condivisione e partecipazione le parole chiave della nuova interessante formula ideata dal progetto Art Sweet Art di Saverio Verini e Laura Caruso, che porta l’arte (e gli artisti) nelle case private. Qui il processo creativo dell’artista coinvolge direttamente il committente in tutte le sue fasi, dall’ideazione alla custodia dell’opera d’arte, resa accessibile a chiunque voglia visitarla. “Ogni ‘vernissage domestico’ di Art Sweet Art ci dimostra come l’arte possa essere anche uno strumento di incontro, scambio, condivisione”, dichiarano Caruso e Verini. “Non solo per il rapporto – umano e legato alla creazione dell’opera – che si instaura tra committenti e artisti, ma anche per il momento di dialogo e confronto offerto dall’inaugurazione: i proprietari di casa infatti aprono le loro porte ad amici e curiosi, che possono così osservare da vicino il lavoro ‘unico’ nato dall’incontro tra committente e artista e capire i processi che hanno portato alla sua realizzazione. Si tratta di un’occasione di grande apertura anche per l’artista, che in questo modo può presentare il proprio lavoro e la propria poetica anche ai ‘non addetti ai lavori’“.
RIPRODUZIONE E DISSOLVENZA
I nuovi ospiti Art sono Giulia Lazzari e Paolo Angeleri, giovane coppia di sposi che ha accolto Francesco Ciavaglioli artista nato ad Avezzano nel 1983, nella loro casa a Malnate (Varese). L’opera realizzata per loro è Vulgata, installazione in cui l’artista, conformemente alla sua ricerca, indaga la questione dell’immagine e della sua riproduzione e dissolvenza. La fase della creazione è fondamentale: su blocchi di carta assorbente sono stati collocati una serie di colori a spirito il cui inchiostro, foglio dopo foglio, ha prodotto immagini sempre diverse dall’originale dando origine a una produzione seriale di pezzi unici. Ciavaglioli si ispira così al processo di stampa editoriale rielaborandone i passaggi principali: in questo caso il multiplo ottenuto dalla matrice non è che traccia, un’informazione incompleta del dato di partenza. Il titolo è dunque un chiaro riferimento alla natura ingannevole della divulgazione, che inevitabilmente opera deformazioni e progressive deviazioni di senso. Per realizzare Vulgata, Francesco Ciavaglioli si è avvalso di una carta speciale, fornita dall’azienda Favini, partner di questa sesta edizione. Ecco tutte le immagini dalla residenza.
– Gaia Palombo
http://www.artsweetart.net/il-progetto/
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