Affinità elettive. Grazia Toderi e Orhan Pamuk a Rovereto
Mart, Rovereto – fino al 2 luglio 2017. Dall’inclinazione dell’uomo a esplorare lo spazio e a interrogare le stelle nasce la collaborazione tra il premio Nobel per la letteratura Orhan Pamuk e la videoartista Grazia Toderi. Dopo l’anteprima a Torino, il progetto artistico a quattro mani approda nel museo trentino attraverso otto videoproiezioni. Punto di partenza è il dialogo sotto il cielo stellato dei due protagonisti del romanzo “Il Museo dell’Innocenza”.
Visioni cosmiche e sensazione di infinito sono al centro di Words and Stars, la mostra che, a seguito dell’anteprima torinese, celebra l’incontro tra Grazia Toderi (Padova, 1963) e lo scrittore turco Orhan Pamuk (Istanbul, 1952). Proiezione verso immaginari futuri, ma anche ritorno alle origini, alle prime domande che l’uomo formulò osservando le stelle. “Perché l’essere piuttosto che il nulla?”.
È una trasposizione visiva di un dialogo metafisico, come se il Timeo di Platone prendesse forma. Le stelle per il filosofo erano strumenti del tempo e come il mondo sensibile è imitazione di quello intellegibile, così il tempo è imitazione dell’eternità. Non a caso esso viene identificato con il movimento circolare, una costante anche nel lavoro della videoartista Grazia Toderi.
DAL ROMANZO ALLE ARTI VISIVE
L’idea nasce da lontano, da un libro, Il Museo dell’Innocenza, che diventa anche un progetto artistico a Istanbul da parte di un “romanziere visivo”, come si definisce Pamuk. I protagonisti Füsun e Kemal si interrogano sul mondo contemplando le stelle, vivendo la stessa sensazione di infinito provata dallo scrittore alla Biennale di Venezia del 2009 di fronte all’opera Orbite Rosse della Toderi. Nasce l’idea di una collaborazione tra quest’ultima e il letterato che travalichi i limiti del Museo dell’Innocenza per espandersi in altri luoghi. Un’anteprima viene presentata a Torino in occasione di Artissima 2016, al Planetario di Pino Torinese e a Palazzo Madama.
FUSIONE TRA PAROLA E IMMAGINE
Al Mart le due personalità si fondono nel comune sentire la stretta relazione tra cielo e terra, quasi che le costellazioni, scritture celesti, abbiano suggerito i tracciati su cui costruire le città. Le videoproiezioni associano il paesaggio celeste, la Via Lattea, al paesaggio notturno creato dalle luci di Istanbul mentre il testo scorre come su un pentagramma.
È nata così un’opera in tre parti: un monologo, un dialogo e una conversazione, rappresentati da otto proiezioni video in cui le parole fluttuano su orbite intersecando le immagini.
Nel monologo il bianco e nero rappresentano l’aspetto tipografico della scrittura, il momento in cui la dimensione narrativa è più presente. Il dialogo nasce invece da uno sdoppiamento delle immagini e delle parole, assume toni blu e turchesi a rappresentare la stella che si avvicina. Nella terza installazione, costituita da cinque proiezioni disposte a pentagono, lo spettro si sposta verso il rosso, indicando l’allontanamento della stella.
Si tratta di una polifonia in cui la parola si fa di tutti, frantumandosi in un coro a più voci attraverso l’identificazione dello spettatore e le domande esistenziali che possono sorgere. Ulteriore elemento è il suono, strettamente correlato alle immagini in tutti i lavori della Toderi, che rievoca il rumore del mare mescolato a quello del vento e dell’aeroplano, ma è soprattutto proiezione nello spazio di una realtà interiore.
– Antonella Palladino
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati