Quel vulcano di Grayson Perry. Che fra un travestimento e l’altro s’inventa un palazzo per artisti
Mentre a Milano rinasce l’antica Casa degli Artisti, grazie a un piano del Comune, anche Londra è al lavoro per far decollare un progetto pilota in una delle sue periferie più affollate. Coinvolte istituzioni locali, un’associazione culturale, uno studio di architettura e un grande artista britannico…
Grayson Perry (Chelmsford, UK, 1960) è uno tra i maggiori artisti contemporanei britannici. Vincitore del Turner Prize nel 2003, cinque anni dopo finì al 32° posto nella classifica del Telegraph’s dedicata alle cento persone più potenti della british culture. In oltre 20 anni di carriera ha esposto in musei e fondazioni internazionali, diventando – tra interviste, apparizioni televisive e una serie di suoi format scritti per Channel4 – un volto molto popolare in Uk (tanto da aver affiancato Kate Middleton per l’inaugurazione di un laboratorio artistico in una scuola elementare di Londra). Nel 2016 ha pubblicato il libro The Descent of Man (Il declino del maschio). Incipit: “Sono un maschio e ho imparato ad avere compassione di me stesso”. Ed è proprio la questione identitaria, insieme al suo dresscoding, ad averlo reso celebre. Perry è un uomo che si veste da donna, con outfit curatissimi, eccentrici o bon ton. Marito e padre felice, porta in giro da anni il suo alter-ego femminile, Claire, trasformando la sua vita stessa in una performance e conducendo un’indagine complessa intorno all’identità di genere.
ARCHITETTURA (LOW COST) A MISURA DI ARTISTI
Ma il vulcanico Perry non si risparmia in quanto a idee, progetti, sfide. E nell’arte dello sconfinamento e del mescolamento resta un campione. L’ultima invenzione non è un’opera in senso stretto, ma un lavoro da architetti e urbanisti condotto insieme allo studio londinese Apparata. L’idea: edificare un complesso residenziale con alloggi e studi a basso costo, a uso esclusivo degli artisti del quartiere Barking, nella periferia di Londra. Un modo per fronteggiare il caro prezzi degli immobili e sostenere chi sceglie – anche eroicamente – di vivere d’arte, cultura e ricerca. Il modello è quello di un residence. Una specie di comune in cui gli spazi sono condivisi, esattamente come le scelte di vita, le passioni e la professione. Dietro c’è Create London, un’associazione attiva nella zona est della città con progetti che favoriscono la relazione virtuosa fra artisti e comunità locali: “Mentre le amministrazioni stanno lottando per cercare di costruire e gestire degli spazi comunitari”, hanno spiegato i committenti, “per gli artisti è sempre più difficile restare a Londra. Questo è per noi un progetto pilota, che potrebbe essere replicato in altri quartieri di Londra”.
SPAZI COMUNI E SELEZIONI PUBBLICHE
In tutto sono 12 gli appartamenti ricavati all’interno di una costruzione di mattoni rossi a cinque piani, dotata di balconi e con un tetto irregolare. A House for Artists – questo il nome – rientra nella Barking Artist Enterprise Zone, che mira a fornire alloggi a lungo termine per gli artisti del borgo: la sfida di Perry e Apparata è stata quella di immaginare una struttura economica, innovativa, funzionale alle esigenze degli inquilini. Un’idea di socialità da tradurre in volume abitativo e in visione urbanistica.
Gli artisti saranno individuati tramite una open call e poi sottoposti a valutazione da parte di una commissione composta da membri di Create London, del Dagenham Council e della Greater London Authority (un po’ la stessa modalità studiata per la nuova Casa degli Artisti a Milano, recuperata dal Comune).
Saranno giovanissimi ma anche professionisti con famiglie al seguito. A pianterreno si trovano gli studi – dotati di ingressi comunicanti –, una zona all’aperto per il pranzo in comune e uno spazio in cui incontrarsi, discutere, gestire attività. Ai piani superiori ci sono invece gli appartamenti. Consegna prevista per il 2018. E anche in questo caso, per Perry, si tratta di un altro modo per occuparsi di relazioni, di dinamiche sociali, di evoluzioni culturali. Dal corpo individuale al corpo architettonico e collettivo.
– Helga Marsala
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