Tarek Atoui – Conjured Geographies
Artista e compositore elettroacustico, Tarek Atoui crea una nuova forma di arte dove il corpo e la macchina si intrecciano e diventano un unico organismo.
Comunicato stampa
Artista e compositore elettroacustico, Tarek Atoui crea una nuova forma di arte dove il corpo e la macchina si intrecciano e diventano un unico organismo. L’artista utilizza computer e strumenti elettronici da lui stesso assemblati per realizzare interventi, concerti, performance e workshop. Partendo da una dettagliata ricerca sulla storia della musica e degli strumenti, la sua pratica artistica sfocia intenzionalmente in performance collaborative nelle quali l’improvvisazione gioca un ruolo essenziale. Includendo l’ambiente nel quale opera, attraverso la relazione tra storia, suoni, strumenti e corpi, Atoui dimostra come la musica e le nuove tecnologie possano essere potenti strumenti d’espressione e identità.
In occasione della sua prima performance in Italia e in anticipazione della prima retrospettiva mondiale che si terrà al Museo a fine 2018, al Castello di Rivoli l’artista presenta Conjured Geographies (Geografie evocate), 2016-2017, un collage di suoni improvvisati che ingloba le memorie di alcuni tra i suoi più importanti eventi sonori: da Metastable Circuit, presentato a dOCUMENTA 13 (2012) a On and From Tarab realizzato presso la Sharjah Art Foundation e la Serpentine Gallery (2012) fino a I/E Elefsis presentata nel sito archeologico di Eleusi (2015) e Dahlem Sessions presentate al Museo di Antropologia di Dahlem durante la Berlin Biennial (2014).
Nella performance Conjured Geographies (durata 45’) il materiale sonoro viene riconfigurato in un’eterofonia che prende spunto dal tarab della musica araba (dalla parola tarabi “danzare” o “divertirsi con la musica”). In quella tradizione, l’eterofonia gioca un ruolo fondamentale nel creare in chi ascolta una condizione psicofisica che induce l’incanto e la trance. Cinque o sei musicisti suonano all’unisono, tuttavia ciascuno segue per conto proprio la melodia originale. Offrendo una libera interpretazione, queste sonorità multiple offrono al pubblico la possibilità di esperire il tarab. Come spiega l’artista, “il tarab non è un genere musicale, ma uno stato di ‘melotrance’ che si raggiunge dopo aver ascoltato la musica per un certo tempo. Il tarab avveniva nei cortili dove la gente rimaneva seduta per ore ad ascoltare”.
Utilizzando un mixer artigianale, Atoui nella sua performance integra canti tradizionali con la propria voce per restituire l’arte ai suoi fondamenti e alla sua funzione di essere “nient’altro che un’articolazione reciproca, corpo e materia che collassano tutti i confini geografici, temporali e fisici”.
Tarek Atoui (Libano, 1980), nel 1998 si trasferisce a Parigi, dove vive e lavora. Dopo gli studi di musica contemporanea ed elettronica al Conservatorio Nazionale di Reims, come co-direttore di STEIM Studios, Amsterdam, nel 2008 pubblica il suo primo album per l’etichetta Staalplaat nell’ambito della serie “Mort aux Vaches” incentrata su sessioni dal vivo.
Tra le performance più recenti ricordiamo quelle tenute alla Tate Modern, Londra, (2016); Fondation Louis Vuitton, Parigi (2015); Bonniers Konsthall, Stoccolma (2013); Norbergenfestival, Norbergen, Svezia (2013); Bik Van Der Pol, Utrecht (2011); New Museum, New York (2010); Manarat Saadiyat, Emirati Arabi Uniti (2009); La Maison Rouge, Parigi (2009) e al Today’s Art Festival, Amsterdam (2007).
Tra le performance e le mostre collettive ricordiamo Un-drum 3, La Maison Rouge, Parigi (2010); Below 160, Salzburg Sommerszene Festival, Salisburgo (2011); La Lutherie, DIMIs Re-connected, Metastable Circuit, dOCUMENTA (13), Kassel (2012); La Suite, Serpentine Gallery, Londra (2012); Within, Sharjah Biennial 11, Sharjah, Emirati Arabi Uniti (2013); Art or Sound, Fondazione Prada, Ca’ Corner della Regina, Venezia (2014). Ha inoltre partecipato alla 9° e 11° Biennale di Sharjah, Sharjah, Emirati Arabi Uniti (2009; 2013), 9° Biennale del Mercosul, Porto Alegre, Brasile (2013); 9° Biennale di Berlino, Berlino (2014); Biennale di Marrakech, Marocco (2016).