Tobia Ravà – Infiniti interiori
In occasione della apertura della 57a Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia in mostra opere recenti di Tobia Ravà.
Comunicato stampa
In un momento in cui l'umanesimo è messo in pericolo da guerre, conflitti religiosi ed interetnici, che sembrano non aver più fine, Tobia Ravà ci parla di valori, principi etici e morali, di un mondo inclusivo e di un uomo riqualificato, di una dimensione spirituale in cui l’arte costruisce ed eleva l’essere umano. Il suo atelier è un a sorta di laboratorio d’idee aperto alla collaborazione artistica e intellettuale di soggetti che operano nella sfera culturale e artistica. In un'epoca del post - internet, egli ristabilisce un nuovo legame con la scrittura, utilizzandone una tra le più antiche, quella ebraica, in cui la corrispondenza, compresenza e compenetrazione di lettera e numero (ghematrià), porta ad un arricchimento di idee, originali sviluppi e nuove riflessioni. Egli ha inventato un suo universo originale in cui compiere un viaggio dall'interiorità all'infinito, dove trovano posto sogni e utopie, e mostra con immagini gioiose, energetiche e vitali le possibili strade da seguire, le relazioni con l’altro, con le diverse culture, auspicando una sempre più proficua collaborazione con artisti che provengono da mondi differenti e un rapporto più corretto, giusto, rispettoso nei confronti dell’ambiente, del mondo animale, della natura e del cosmo, nella convinzione che l’arte può far compiere un passo in avanti all’umanità intera.
Umberto Eco ha suscitato in Tobia Ravà la curiosità di approfondire il pensiero del cabalista di Safed, Isaac Luria, ed ora la Kabbalah luriana è un cardine della sua ricerca. Il suo lavoro assume perciò un valore etico, anche se non intende dare delle risposte assolute, ma pensa che le sue opere possano suscitare, in chi ne viene a contatto, delle nuove domande, e in questo senso possa servire a far riflettere su determinati concetti. I suoi boschetti generano sempre nuovi percorsi ed evidenziano un rapporto panteistico con la natura nei termini in cui Spinoza può aver forse tratto proprio dalla Kabbalah l’equivalenza tra Dio e Natura. C’è un recupero dei valori legati alla bellezza e al rispetto dell’ambiente, ma anche della storia e del passato e di tutto ciò che l’uomo ha prodotto come risultato di conoscenze e saperi.
La logica letterale e matematica, che sottende le sue opere, è intesa come codice genetico e raccoglie elementi sia filosofici sia linguistici che vanno a costituire una sorta di magma pittorico fatto di lettere e numeri, che si cristallizzano sulla superficie “grandangolata” di immagini architettoniche e naturalistiche con vedute di canali e boschi, congegni meccanici e orologi.
Se gli artisti rinascimentali cercavano la bellezza ideale nelle geometrie attraverso i rapporti numerici per raggiungere equilibrio ed armonia, misura e ordine, Tobia Ravà sviluppa un percorso simbolico a rebus costruito su piani di lettura diversi attraverso la ghematrià (“gimatreya”), criterio di permutazione delle lettere in numeri in uso fin dall’antichità nell’alfabeto ebraico, secondo cui ad ogni lettera corrisponde un numero, così ogni successione alfabetica può considerarsi una somma aritmetica. L’artista ricrea i luoghi del reale servendosi di un linguaggio codificato riferito ai numeri relativi alla traslitterazione ghematrica delle 22 lettere che compongono l’alfabeto ebraico, che hanno appunto un significato etico, spirituale e numerologico, metafora di una disgregazione attraverso le scintille di un Big Bang ancestrale.
Attuando un confronto tra parole che hanno lo stesso valore numerico scopre che esistono delle corrispondenze invisibili tra le cose, questo si lega al pensiero sincronico della tradizione ebraica, secondo il quale quello che è successo in passato, attraverso la memoria, viene rivissuto dal singolo nel presente. Da qui l’importanza della storia e l’alto valore della memoria per l’avvenire. Questo intreccio affascinante tra presente, passato e futuro, tra natura e cultura, viene non solo intuito e riconosciuto dall’artista, ma anche visualizzato attraverso seducenti immagini fatte di forme, colori, lettere e numeri, che costituiscono quella foresta di simboli che si cela dietro il reale.
Maria Luisa Trevisan