Dietro le quinte di una mostra. Parola alla registrar Sandra Divari
Il mondo dell’arte è fatto anche di una nutrita schiera di professionisti che agiscono lontani dal palcoscenico, ma il cui ruolo è essenziale per la buona riuscita di una mostra. Stavolta la parola va a uno dei due registrar della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia.
Laureata in lingue e appassionata di musei, Sandra Divari è uno dei due registrar della Collezione Peggy Guggenheim. Approdata da giovanissima nello staff della sede lagunare, ha assunto, nel tempo, un ruolo che tuttora non ha ricevuto una formalizzazione nell’ambito dei musei statali italiani, ma che merita attenzione e visibilità.
Quando nasce la figura del registrar?
Il registrar è una figura che nasce nel museo americano. Già all’inizio del Novecento, nei documenti interni del Metropolitan, si faceva riferimento al registrar, figura poi approdata nei Paesi anglosassoni e in Europa. La Collezione Peggy Guggenheim è dotata di un registrar da vent’anni. Il registrar si occupa della movimentazione delle opere d’arte “in uscita” nel caso di prestiti ad altri musei, e “in entrata” nel caso di opere ospitate per mostre temporanee. In quest’ultimo ambito il registrar coordina gli aspetti organizzativi e logistici dell’allestimento.
Quali sono le sue funzioni, nello specifico?
Quando organizziamo una mostra – generata totalmente dalla Collezione o frutto di un dialogo con altre istituzioni, come nel caso della mostra su Tobey, nata dalla collaborazione con la Addison Gallery of American Art – il curatore si occupa di selezionare le opere e noi le individuiamo fisicamente nelle raccolte private o nei musei. Accolta la richiesta di prestito, inviata in genere 18/24 mesi prima della mostra, si avviano gli accordi sulle condizioni, che includono sistema di esposizione, climatizzazione, sicurezza, guardiania… Viene firmato da entrambe le parti un accordo (loan agreement) che regola la responsabilità degli organizzatori, che si assumono interamente i costi del prestito come l’eventuale restauro, l’imballaggio e il trasporto delle opere.
Il registrar si occupa anche delle procedure burocratiche legate al prestito delle opere?
Sì, tra le altre cose come istituzione chiediamo al MiBACT che autorizzi il transito delle opere d’arte in importazione e che ciò avvenga in esenzione dal deposito cauzionale. Ogni anno dobbiamo presentare il bilancio della Collezione, che certifica la nostra solidità, dimostrando che, in caso di mancata riesportazione delle opere, saremmo in grado di garantire il pagamento dei diritti doganali.
I musei americani in veste di prestatori spesso richiedono la garanzia antisequestro delle loro opere; lo Stato italiano la rilascia a fronte della loro dichiarazione che sulle opere in prestito non gravi alcuna disputa legale e che esse appartengano legittimamente ai prestatori.
Come definirebbe il suo ruolo?
Il registrar è una figura di raccordo, che lavora a stretto contatto con il curatore ma che mette in moto anche altre professionalità, dagli spedizionieri di opere d’arte ai tecnici delle luci ai dipintori. Noi coordiniamo e diamo i tempi.
– Arianna Testino
Articolo pubblicato su Grandi Mostre #4
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