Paesaggi sonori dal Cile. A Roma
Macro, Roma – fino all’11 giugno 2017. Il museo capitolino ospita la mostra di sound art “Otros sonidos, otros paisajes”, prodotta dall’Ambasciata del Cile a Roma e da Interferenze New Arts Festival, e realizzata in collaborazione con Tsonami Arte Sonoro. Una rilettura del paesaggio usando come bussola la dimensione acustica.
Non è facile definire cosa sia la sound art. Di certo è interazione, ascolto, spesso parziale e impreparato, di un’esposizione sonora. Lo stesso concetto di installazione sonora è un paradosso evidente, in cui non è chiaro quanto l’aspetto visuale sia subordinato alla dimensione legata all’ascolto. Otros sonidos, otros paisajes è una mostra che evoca paesaggi attraverso i suoni, in cui è possibile ascoltare luoghi senza che la sfera sonora coincida perfettamente con quella reale e visiva. Eppure le due dimensioni convivono. Claudia González Godoy, Fernando Godoy, Rainer Krause, Sebastián Jatz Rawicz, Alejandra Perez Nuñez narrano diverse latitudini e altrettanti differenti ambienti del Cile, ricorrendo a un linguaggio inconsueto che presuppone in prima istanza l’ascolto, e che ha l’obiettivo di confrontarsi con la storia e la cultura del Paese sudamericano. Questo confronto è però mediato da una prospettiva ecologica, politica e culturale fatta di suoni nascosti, irrilevanti, invisibili alla percezione quotidiana dell’orecchio umano.
TEMPO E TERRITORIO
Con Hidroscopia, Claudia González Godoy, dopo aver raccolto campioni d’acqua in diversi punti del fiume Mapocho, li incanala in un circuito costituito da impalcature in legno e schede elettroniche su cui cadono le gocce del fiume. L’artista analizza gli aspetti visibili e invisibili del fiume Mapocho, i processi naturali e artificiali che hanno frammentato e trasformato il suo corso. Il suono come scorrere del tempo.
Fernando Godoy cattura l’ascolto di luoghi abbandonati che gravitano nel lunare deserto di Atacama. Atacama 22º 54′ 24″ S, 68º 12′ 25″W è una serie di registrazioni, da una miniera di sale alle rotaie di un treno, dal suono di edifici e villaggi appartenuti al passato, e ora parte di un nuovo paesaggio, alle registrazioni di fenomeni naturali. Un paesaggio sonoro in tensione tra passato e presente.
Conferencia de Pájaros Cantores è un’opera ispirata ai principi dell’arpa eolica, uno strumento musicale le cui corde vengono fatte vibrare dall’azione del vento. Al centro del lavoro di Sebastián Jatz è l’opera di Violeta Parra, poetessa e cantautrice novecentesca cilena, riletta in intersezione con i suoni raccolti all’interno di alcuni paesaggi del territorio cileno.
CARTOGRAFIE SONORE
Rainer Krause indaga, con la sua opera Lenguas locales, le connessioni tra l’uomo e il suo territorio, così forti e così delicate allo stesso tempo. Tre altoparlanti riproducono la voce di Cristina Calderòn, l’ultima donna a parlare la lingua yàgan, idioma della popolazione indigena vissuta lungo la costa meridionale del Cile e decimata dalla colonizzazione europea. Il paesaggio non solo come spazio geografico, ma anche storico, culturale ed estetico.
Il lavoro di Alejandra Perez Nuñez è forse il più complesso e affascinante fra quelli in mostra. Una tela quadrata fatta di cavi e un altoparlante sospeso in alto: lo spettatore si accosta all’opera e uno dei livelli sonori cambia. Antartica 1961-1996 è un’opera interattiva, realizzata grazie alle potenzialità dell’open software. Si tratta di una cartografia sonora della penisola antartica, territorio che ha ospitato attività militari e nucleari fino al 1996.
Alejandra Perez Nuñez esplora le tracce invisibili delle operazioni militari e degli incidenti tecnologici sedimentati, come gli isotopi radioattivi negli ecosistemi antartici.
Otros sonidos, otros paisajes è uno sguardo sonoro che s’infiltra in un paesaggio lontano, una mostra che propone suoni da cui emerge l’impercettibile.
Mattia Andres Lombardo
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