Un artista in residenza nell’Agenzia Spaziale Europea: nasce un tempio-osservatorio sulla luna
C’è un po’ d’arte contemporanea anche nello spazio. E tra i laboratori dell’ESA, il corrispettivo della NASA in Europa. Qui un giovane artista spagnolo sta progettando una costruzione a misura di crateri lunari…
Già il fatto che l’ESA, Agenzia Spaziale Europea, inviti dei giovani artisti per delle residenze finalizzate a ricerche tra estetica, astrofisica, astronomia e arti elettroniche, è una notizia affascinante. Se poi il livello è quello del progetto visionario elaborato dal giovane Jorge Mañes Rubio, siamo davvero dinanzi a una piccola eccellenza mondiale. Un laboratorio per opere e idee, concepito dentro uno dei massimi templi della sperimentazione tecnico-scentifica. Il tutto, grazie anche alla partnership inaugurata nel 2016 con il celebre festival Ars Electronica.
Rubio, nato a Madrid nel 1984, con in tasca una laurea al Royal College of Art, sta trascorrendo dei mesi presso l’ ESTEC, acronimo di European Space Research and Technology Centre, il principale centro di ricerca e sviluppo dell’ESA, con sede a Noordwijk, nel Sud dell’Olanda.
Il risultato dei suoi studi si chiama Peak of Eternal Light – che sarà disponibile tra qualche mese in forma di app – e si concentra sulla luna e in particolare sul Cratere meteoritico di Shackleton, largo 21 chilometri e profondo 4,2. Si tratta, secondo gli esperti, del primo territorio lunare candidato ad accogliere, in un lontano futuro, dei possibili colonizzatori. Siamo al polo sud del satellite e le oscure cavità, immerse in un’ombra costante, potrebbero contenere grandi quantità d’acqua e di ghiaccio. Sulle vette distribuite lungo i bordi, invece, è la luce solare a non degradare mai: da qui il suggestivo titolo del lavoro di Rubio, Picco di Luce Eterna.
UN OSSERVATORIO SULLA LUNA
Ed è qui che l’artista ha progettato una costruzione polifunzionale, la prima architettura lunare destinata a soddisfare le esigenze spirituali, collettive e psicologiche dei coloni di domani. Un tempio, stampato in loco con tecnica 3D, che funga al contempo da agorà, da osservatorio – con tanto di potente telescopio in dotazione – da spazio di meditazione, da area sociale in cui chattare, relazionarsi, organizzare attività di varia natura. Un po’ sul modello di El Caracol, la grande struttura circolare adagiata su una piattaforma quadrata, costruita dai Maya nel complesso archeologico di Chichén Itzá, in Messico, con funzione di osservatorio astronomico: all’interno della torre si trova una scala a chiocciola in pietra, mentre le porte erano allineate con la posizione del sole all’equinozio di primavera e con i punti delle massime declinazioni nord e sud della luna.
L’edificio immaginato da Jorge Mañes Rubio è un sorta di archeologia del futuro, per un’ipotetica civiltà degli albori impiantatasi fra i crateri rocciosi. Un sogno ad occhi aperti, tra arcaismo e fantascienza, messo a punto sulla base delle più moderne ricerche in fatto di galassie e con l’ausilio delle più avanzate tecnologie digitali. Un giorno, chissà…
– Helga Marsala
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