Successi e insuccessi di Fortunato Depero. A Parma
Molte le opere provenienti da Rovereto, ma la mostra allestita presso la Fondazione Magnani Rocca espone anche alcune “chicche” inedite o quasi. E dedica un ampio spazio alla poco conosciuta, e spesso snobbata, produzione tarda di Fortunato Depero.
Tra un metaforico schiaffo alla società borghese e un’autentica rissa, più di cent’anni fa i Futuristi scardinarono le regole dell’arte, della poesia, della tipografia, della musica e di molto altro. I tanti manifesti redatti e pubblicati testimoniano l’esplosiva energia creativa, e tra gli scritti si distingue quello dedicato alla “ricostruzione futurista dell’universo”. Progetto ambizioso? Certamente sì, ma non c’è dubbio che nel 1915 i firmatari – Giacomo Balla e Fortunato Depero – non risparmiarono le loro forze per tradurre in pratica i propositi teorici. Basta percorrere le sale della Fondazione Magnani Rocca in provincia di Parma per rendersi conto di come Fortunato Depero (Fondo, 1892 – Rovereto, 1960) abbia aspirato per tutta la sua vita a contagiare di Futurismo ogni ambito domestico, non solo con grandi opere ma con cuscini, tappeti, oggetti di arredamento, suppellettili, pubblicità.
OPERE NOTE E RARITÀ
I materiali, oltre ai dipinti, spaziano dalle tarsie in panno colorato ai giocattoli, dai modellini di sedie ai bozzetti per le innovative campagne pubblicitarie di Campari, offrendo una panoramica su quel che si realizzava, su ideazione dell’artista, nella casa del “Mago”. Così infatti Depero stesso fu definito da Marinetti, e un dipinto in mostra offre uno sguardo significativo proprio su quella che poteva essere la Casa d’Arte di Rovereto: un po’ officina e un po’ atelier.
Al di là dei pezzi ben conosciuti – tra cui il leggendario libro/catalogo imbullonato realizzato in collaborazione con l’aviatore Fedele Azari – i curatori hanno scelto di dedicare ampio spazio alla progettazione dei costumi per Le Chant du rossignol e dei disegni per Balli plastici, soluzioni “robotizzate” applicate alle marionette. Tra i primi, due collage e un acquerello quasi mai esposti provengono dalla Fondazione Camillo Caetani di Roma, e in catalogo se ne ricostruiscono le vicende.
NEW YORK E GLI ULTIMI ANNI
L’ultima sala – di grande interesse per chi vuole conoscere meglio l’artista – propone una lettura della seconda parte della vita di Depero: i suoi due soggiorni a New York non furono fortunati – visto lo scarso successo della sua Futuristic House, egli decise di tornare in patria entrambe le volte, dopo aver anche promosso inutilmente un materiale italiano per pannelli, il buxus –, ma negli Stati Uniti l’artista rimase conquistato dalla metropoli e illustrò numerose copertine di riviste per l’editore Condé Nast. Sorprendono poi i dipinti del decennio 1945-1955: le tracce dell’esperienza nella grande città sono ben evidenti, ma queste opere si distanziano nettamente dallo stile e soprattutto dai colori del Depero più conosciuto. Nei medesimi anni in cui li dipingeva, stava lavorando alla creazione della sua Casa d’Arte Futurista in un edificio concessogli dal Comune di Rovereto. Lo stesso che recentemente è stato restaurato per conservare la memoria e le testimonianze originali di questo straordinario sperimentatore.
– Marta Santacatterina
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