Welcome Carpet a Palermo. Un’installazione sulla multiculturalità: patchwork di tappeti e storie

Storie, vite, culture, fedi differenti. La Palermo multiculturale raccontata da un’installazione nel vecchio quartiere arabo. E una piazza storica cambia volto per un giorno. Tutte le foto.

Sull’immagine di una Palermo multietnica, accogliente per vocazione, storia, cultura, posizione geografica, si è detto tutto, ovunque. E si continua a dire, tra riflessioni filosofiche e narrazioni politiche, tra il lavoro di artisti impegnati su questo fronte – vedi l’ultima installazione sui profughi inaugurata da Ai Weiwei negli spazi di ZAC – e il messaggio di accoglienza e integrazione costantemente ribadito da chi, oggi, amministra la città.
Una piccola ma puntuale iniziativa è arrivata lo scorso 12 maggio e porta la firma di Pabo Dilet, nom de plume del giornalista Dario La Rosa (Palermo, 1980) che ha insolitamente scelto di mixare la pratica della parola scritta con un’esigenza creativa personale: arte contemporanea e comunicazione, racchiuse in un’unica vocazione.

Welcome Carpet, Palermo, 2017

Welcome Carpet, Palermo, 2017

UN PATCHWORK DI TAPPETI

Teatro dell’installazione Welcome Carpet era la centralissima Piazza Bellini, nel cuore dello storico quartiere arabo della Kalsa. È qui, tra architetture arabo-normanne, chiese barocche, il settecentesco Teatro Bellini e il quattrocentesco Palazzo Pretorio, sede del Comune, che ha preso forma un patchwork di tappeti provenienti dalle case dei palermitani e da quelle dei cittadini stranieri residenti. Un nuovo pavimento temporaneo, calpestabile, ibrido, in cui i tessuti diversi, le decorazioni a contrasto, l’armonia costruita come in un collage o un mosaico, sono diventati metafora di una convivenza necessaria. Virtuosa. Anche se sovente complicata.
Tra i diversi elementi, ad esempio, il tappeto dipinto dai bambini del quartiere multiculturale di Ballarò, un tappeto bianco pronto ad accogliere una nuova storia da raccontare, il tappeto della giovane senegalese che ha sposato un siciliano e che ha scelto di andare in mare per salvare dei migranti, o ancora il tappeto della ragazza rumena che ha dato dei figli a un ragazzo del Bangladesh e che con loro vive a Palermo, trovando la chiave per unire culture, religioni e tradizioni lontanissime.
Decine di biografie, di simboli, di pagine in divenire, affidate a un’immagine semplice con cui lo spazio urbano è cambiato per una manciata di ore: mettere in scena il valore della differenza e azzeccare la formula giusta per trarne bellezza, struttura.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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