Andrea Buzzichelli – Animals
La mostra Animals ospitata dalla Galleria Lato di Prato ci offre la possibilità di intersecare uno spaccato significativo del lavoro di Buzzichelli.
Comunicato stampa
La vita è un meraviglioso errore.
Varcare la soglia dello studio di Andrea Buzzichelli è come entrare in una wunderkammer della fotografia per scoprire una curiosa collezione di camere di ogni sorta, che attraversa decenni di evoluzioni del mezzo, dall'analogico al digitale. Qui si possono solo sfiorare le diverse traiettorie che il toscano ha intrapreso nel suo particolare viaggio espressivo, che prosegue imperterrito e indifferente alle turbolenze del momento, agli umori sospetti, alle mode passeggere.
In Buzzichelli c'è un bisogno viscerale di scattare, di misurarsi con il mondo, con il suo mondo. Questa necessità sembra andare di pari passo con la volontà di rompere gli schemi mentali dell'immaginario comune, con le regole sintattiche del linguaggio. Una fotografia che si fa trasmissione diretta di pensiero per arrivare libera da ostacoli, semantici o filologici. E per questo come una poesia, che va lasciata in originale, si fatica a tradurla. Le sue scelte in fatto di stile non si nutrono di carenze intellettuali, o pretese oltremodo estetizzanti, bensì poggiano su uno sfondo vitale fatto di strade percorse tra una meta e l'altra del quotidiano, di emozioni e vissuti familiari o di qualsiasi pretesto che affondi nell’immaginazione e talvolta nei ricordi che ad essa si sovrappongono.
La mostra Animals ospitata dalla Galleria Lato di Prato ci offre la possibilità di intersecare uno spaccato significativo del lavoro di Buzzichelli. Si tratta infatti delle tre recenti serie: 'Fragile', 'Inhabitants' e 'Imaginary World'. Progetti che pur muovendo da intenzioni diverse sono accomunate nella propria soggettività da un richiamo al mondo animale.
'Imaginary World' è un bestiario fantastico. È una confessione d'amore per la fauna e la sua diversità quella che possiamo leggere tra le righe di questi sguardi autoriali. Essa, per quanto silenziosa, invita ad una riflessione sulla condizione umana che emerge per differenza da quella animale. Quasi come se l'immaginazione di questi animali servisse a proiettare con maggiore chiarezza e forza la realtà che li circonda.
Buzzichelli fa suo l'insegnamento di Julio Cortázar: «sotto la superficie realista si nasconde qualcos'altro che è anch'esso realtà, ancora più realtà, una realtà più profonda, più difficile da captare». In questa zona intermedia di realismo meraviglioso va letto il progetto 'Fragile' che coglie la bellezza della vita in un’ansa del Cecina, piccolo fiume la cui sorgente è minacciata da una scommessa geotermica. Qui emerge con maggiore chiarezza la volontà del fotografo di Colle Val D'Elsa di affrontare argomenti anche scomodi con un approccio inverso, con una manifestazione empatica di bellezza, in cui non c'è spazio per i colpevoli ma solo per gli innocenti.
Le sue parole non lasciano margine di interpretazione: «Sul Cecina sono tornato bambino. Ho raccolto delle uova di rana e, a casa, le ho fatte schiudere in una vasca come usavamo fare quando eravamo piccoli e le giornate scorrevano spensierate, all’aperto. Con i miei figli abbiamo seguito la loro evoluzione, il graduale schiudersi della vita. La meraviglia della loro trasformazione in piccole rane. E poi le abbiamo riportate al loro fiume».
Con una struttura analoga, 'Inhabitants', ci accompagna nella natura, nello specifico del Parco Nazionale Foreste Casentinesi, per svelare altri abissi. Un senso di potenza intrusiva dell'essere umano in un mondo che altrimenti non sarebbe svelato, e una sorta di fascino “voyeuristico” verso la natura stessa. Un omaggio anche al lavoro del fotografo naturalista George Shiras III, pioniere nell'aprire prospettive di osservazione fino ad allora proibite, che è già valso a Buzzichelli la pubblicazione nella nota rivista National Geographic.
Questi come altri racconti non si esauriscono in un aneddoto, non si fermano al tema. Scriveva sempre Cortázar «credo che nella letteratura, in fondo, il realismo non possa prescindere dalla fantasia, in qualche modo ne ha bisogno». Ecco, credo altrettanto, che questo assunto valga per la fotografia di Andrea Buzzichelli che ci ricorda, come nel titolo di un altro suo progetto, che la vita può essere un errore meraviglioso. La fotografia diventa una specie di fantasia, un'operazione che non è destinata sempre a trionfare ma a sorprendere chi guarda.
* Critico e curatore italo-belga, studioso di antropologia visiva. Fondatore di Urbanautica Journal on Visual Anthropology and Cultural Landscapes, e della società di produzione Filmessay. Collabora da oltre dieci anni con gallerie, fondazioni e musei in tutto il mondo all'organizzazione di mostre e festival. I suoi scritti sono pubblicati su riviste e libri. Ha insegnato presso vari istituti e università e attualmente presso il Paris College of Art.
ANDREA BUZZICHELLI nasce nel 1969 a Colle Val d' Elsa. Inizia a fotografare con continuità negli anni 90 affiancando al lavoro professionale di fotografo la propria ricerca personale. Autodidatta già da bambino con la Polaroid prosegue nel tempo la sua sperimentazione con mezzi sempre analogici. La fotografia di Buzzichelli appare libera da preconcetti e maggiormente rivolta alla natura della percezione. Raramente descrittiva essa ci restituisce piuttosto uno sguardo contemplativo sullo spazio che si nutre anche di imperfezioni, difetti, eccessi quasi a voler scardinare l'osservatore da punti di vista già determinati.