Lo smartphone di Google sceglie l’arte, il cinema e i voli interstellari. Con le nuove cover hi-tech

Non chiamatelo telefono. Tanto meno chiamatele custodie. La ricerca estetica-tecnologica trasforma i dispositivi mobili e i loro accessori in oggetti sempre più sofisticati. E le collaborazioni con artisti, autori, ricercatori si sprecano…

Metti un colosso della Rete come Google, un’artista/regista, delle celebri astronaute, un pizzico di femminismo e un telefonino di ultima generazione. Il risultato? Un progetto seducente, che ha il suo segreto nella forza dell’immagine in movimento ad alta definizione. Con quella voglia di trasformare i nostri smartphone in dispositivi sempre più complessi e appealing, strumenti del diletto oltre che della comunicazione. Le dimensioni minuscole e la maneggevolezza di un tempo? Sacrificati nel nome della visione ultrareale, spettacolare, cinematografica. Ecco, sì. I telefoni Pixel di Google decidono di puntare proprio su quel tasto: immergersi nei colori vividi del display sarà come trovarsi dentro a un cinema.

Eliza McNitt e Kathy Sullivan

Eliza McNitt e Kathy Sullivan

DESIGN D’ARTISTA PER LE CUSTODIE HI-TECH

Questo il messaggio che passa con la nuova iniziativa, parte della serie “Artworks Live Cases”: cover interattive di alta qualità, sottili e resistenti, disegnate da designer, artisti, creativi, dotate di sensori e di uno speciale bottone sul retro, con cui modificare e customizzare wallpaper coordinati, attivando app e varie funzioni del telefono. Tutto per 35 dollari. Tra le versioni già lanciate sul mercato americano, quelle progettate dal fashion brand newyorchese Opening Ceremony, con pattern e grafiche tratti dai costumi dello spettacolo The Times Are Racing del New York City Ballet, quelle ideate da Jeff Koons con immagini e video dalla celebre serie Gazing Ball, o ancora quelle in bianco e nero disegnate da En Masse, collettivo artistico di Montreal che porta la pratica del disegno nello spazio pubblico e su superfici in larga scala.

SE LE DONNE CONQUISTANO LO SPAZIO

Stavolta dunque entra in gioco il video. Grazie alla collaborazione tra la regista Eliza McNitt e Google. Le custodie sono ispirate ai viaggi nello spazio e premendo l’apposito pulsante delle cover parte “Dot of Light”, un breve documentario ispirato alle donne che hanno contribuito a scrivere la storia delle esplorazioni spaziali. McNitt, che in precedenza aveva lavorato sull’innesto tra realtà virtuale, scoperta scientifica e narrazione artistica, si è concentrata su tre storie esemplari, raccontate dalle stesse protagoniste: Kathy Sullivan, la prima donna americana a lanciarsi in una missione; Nicole Stott, detta “The Artistic Astronaut”, prima donna a dipingere su una navicella spaziale; Anousheh Ansari, americana di origini iraniane, prima donna a finanziare privatamente il suo viaggio interstellare.
Ma non mancano i riferimenti ad altre figure cruciale, come Eileen Collins, la prima donna a guidare un equipaggio spaziale, o come Mae Jemison, la prima afroamericana ad andare fra le galassie. Il design delle custodie attinge chiaramente dal mondo dell’astrofisica, con immagini colorate di pianeti, nebulose, razzi e cosmonauti in volo.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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