A latere della Biennale. Le 7 mostre a cura di Zuecca Project Space a Venezia
Da Marina Abramovic a Ryder Ripps, dal Padiglione del Kenya a quello dei Nativi Americani, Zuecca Project Space cura diverse mostre in città.
Non solo la Biennale, non solo le fondazioni del gotha del collezionismo internazionale come Pinault, Arnault e Prada, Venezia è una città sempre più aperta alla creatività, alla ricerca e alla sperimentazione sul contemporaneo. Genesi di un nuovo rinascimento culturale che sembra finalmente pronto a decollare. Tra gli spazi più interessanti presenti in laguna spicca Zuecca Project Space, uno spazio no-profit dedicato alla promozione dell’arte e della cultura contemporanea che vanta numerose collaborazioni internazionali. Il punto di forza è nella diversificazione delle attività attraverso la produzione di progetti artistici che consentano, da un lato, di creare un continuo scambio con le realtà locali e, dall’altro, di interagire con artisti, curatori e istituzioni planetarie. In occasione dell’ultima Biennale d’arte, Zuecca Project Space ha presentato in città un programma artistico di altissimo livello dislocato in vari spazi espositivi. Ecco i progetti curati a Venezia.
– Mariacristina Ferraioli
MARINA ABRAMOVIĆ – THE KITCHEN
Si intitola The Kitchen il progetto espositivo della superstar Marina Abramović nello spazio di Zuecca alla Giudecca. I video e le fotografie in mostra appartengono alla serie The Kitchen realizzata dall’Abramović nella cucina abbandonata di un ex convento a La Laboral in Gijón in Spagna. Un luogo affascinante e suggestivo che si connette in maniera intrinseca con lo spazio veneziano di Zuecca Project ospitato nel suggestivo Complesso palladiano delle Zitelle costituito anticamente da una chiesa e da un convento adiacente.
SLATER B. BRADLEY ALLA CHIESA DELLA MADDALENA
Alla Maddalena è di scena l’artista americano Slater B. Bradley con un corpus di dipinti astratti che oscillano tra pittura e fotografia intitolati “Solar Shields”. Usando un pennarello color oro, l’artista ha ricoperto ogni scudo (shield) con decine di migliaia di segni che, linea dopo linea, compongono opere sospese tra la ricercatezza formale e trascendenza spirituale. Al centro della mostra una scultura site specific, ispirata direttamente dall’architettura circolare della cupola della Maddalena, intitolata Crystal labirinth. L’opera è realizzata con 888 cristalli di quarzo rosa che formano un labirinto del diametro di 7 metri, il cui centro è allineato direttamente sotto l’oculo della chiesa.
IL PADIGLIONE DEL KENYA ALLA SCUOLA PALLADIO
La scuola Palladio alla Giudecca ospita la mostra del Padiglione del Kenya intitolata Another Country dal titolo dell’omonimo romanzo di James Baldwin del 1961. La mostra ospita le opere di una selezione di artisti kenioti all’interno di una scuola veneziana. Più che nelle opere il fulcro del progetto espositivo è nell’interazione tra gli artisti e gli studenti veneziani.
IL PADIGLIONE DEI NATIVI AMERICANI NEI GIARDINI DI CA’ BEMBO
Ruota tutto attorno al rapporto con l’acqua il Padiglione dei Nativi Americani intitolato appunto Indian Water e ospitato nei giardini di Ca’ Bembo. Una mostra che denuncia la lotta dei nativi per ottenere acque pulite e che riflette inevitabilmente sulla costruzione dell’identità nazionale attraverso le opere di Nicholas Galanin e Oscar Tuazon.
RYDER RIPPS ALLO SPAZIO RIDOTTO
Zuecca Progetti e The Ryan Foundation collaborano per presentare la prima mostra dell’artista americano Ryder Ripps in laguna. La mostra intitolata Become A Slave indaga il rapporto tra l’uomo e le nuove tecnologie soffermandosi in particolare sulle esperienze di realtà aumentata e di 3D e su come i nuovi dispositivi digitali abbiano cambiato il modo di relazionarsi degli esseri umani.
DAATA ALL’HOTEL BAUER
Opere video di artisti contemporanei sono trasmesse per due mesi dal canale tv 23 in tutte le stanze dell’hotel Bauer, ad un passo da Rialto.
LOLA SCHNABEL A PALAZZO MARIN
Lola Schnabel, figlia del più famoso Julian, è in mostra a Palazzo Marin. Profondamente convita dell’interdipendenza tra le pratiche artistiche, Lola Schnabel porta a Venezia un corpus compatto di opere che dialogano con lo spazio come se fossero perfettamente integrati. Un gioco di rimandi e di specchi che non sovrasta la ricchezza dello spazio espositivo, ma la rafforza.
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati