Davide Balliano
Un lavoro austero e minimale, fatto di un’architettura di piani, volumi e rette rigorosamente dipinti a mano in un laborioso sovrapporsi di stucco, graffite, inchiostro, gesso e lacche su legno.
Comunicato stampa
Cosa suscita il desiderio di oltrepassare l’evidenza formale di un’opera?
Cosa accade nel dialogo con la profondità prospettica e poetica di un dipinto?
E cosa, infine, ci convince che ciò che l’occhio registra in un’opera è più della somma delle sue parti?
Queste e altre sono le domande che scaturiscono dal lavoro di Balliano.
Un lavoro austero e minimale, fatto di un’architettura di piani, volumi e rette rigorosamente dipinti a mano in un laborioso sovrapporsi di stucco, graffite, inchiostro, gesso e lacche su legno. Le risposte vanno cercate in uno slittamento tra la dimensione formale e quella concettuale del lavoro stesso. Una divisione causata da una tecnica esasperata e a tratti violenta, che comprime l’opera fino alla sublimazione, suggerendo profondità sottostanti la sua condizione di oggetto.
Pur presentandosi come superfici bidimensionali, i dipinti di Balliano sono frutto di una meticolosa sovrapposizione di piani sottili, legati gli uni agli altri da una rigida cronologia procedurale. Uno scandire il tempo che accompagna il lavoro nel suo crescere, rivelandosi in superficie nella sua forma compiuta. A questa lenta metamorfosi dell’immagine, si accompagna la sua composizione grafica che, pur rimanendo familiare, si anima di vita propria, ipnotizzando l’occhio in sfuggenti riflessi cinetici. Ecco quindi che già nella sua fase di costruzione, l’opera rivela una sua narrazione intrinseca, introducendo le proprie evoluzioni visive e contraddizioni percettive. Con la sua cruda premeditazione formale, Balliano ci mette di fronte a geometrie apparentemente lontane dalla realtà, che tuttavia di essa sono una sintesi assoluta.
La sua pittura infatti, non è mai solo l’illustrazione di una forma, ma il progetto preciso di una forma. Ecco quindi che le geometrie a cui assistiamo, pur nella loro freddezza e irraggiungibilità disumana, nella loro dimensione sublime di un castigato ascetismo, di umano hanno molto, in quanto realizzate con il desiderio prettamente umano di generare, mettere ordine, definire un’identità. Un desiderio impresso nel lavoro da una pratica anacronisticamente manuale, estenuantemente lenta e laboriosa, ma indispensabile alla creazione di quella tensione tra perfezione meccanica ed errore umano.
Nel suo Tractatus logico-philosophicus (1921), Ludwig Wittgenstein definisce il mondo come “determinato dai fatti, e dall’essere essi tutti i fatti”, e trova il senso dell’immagine “nell’essere i suoi elementi in una determinata relazione l’uno all’altro”. In questo senso, l’opera di Balliano invita ad un approccio speleologico nella ricerca dei fatti e delle relazioni che custodisce.
Si scoprono così nuovi orizzonti interpretativi, rivelanti un’interiorità ricca di elementi filosofici, ma anche politici e spirituali, graffati sulla superficie della sua espressività formale. L’obiettivo sembra essere il raggiungimento di uno stato contemplativo; il rifiuto totale di ogni riferimento visivo al reale, finalizzato al raggiungimento di un’immagine interiore veramente autonoma, aliena ad ogni realtà che non sia quella proiettatavisi dallo spettatore. Si dà corpo così ad un dispositivo assoluto, il cui linguaggio è indipendente da ogni circostanza nota; un veicolo per scoprire un soggetto ulteriore, ancora ignoto, astratto e figurativo allo stesso tempo, che, pur esistendo nell’immaginario, non esiste ancora nella realtà.
(Estratto dal testo critico di Alessandro Facente)
Davide Balliano è nato a Torino nel 1983, vive e lavora a New York. Tra le mostre personali ricordiamo: Tina Kim Gallery, New York; Timothy Taylor Gallery, Londra; Room East, New York; Galerie Rolando Anselmi, Berlino; Galerie Michael Rein, Parigi; MoMA PS1, New York; Location One, New York; The Artists Space, New York.
Il suo lavoro è stato incluso in numerose mostre collettive, tra cui: Face to Face, Palazzo Fruscione, Salerno; 826NYC, David Zwirner, New York; Sean Kelly Gallery, New York; Museo Madre, Napoli; The Watermill Centre, New York; The Quadrilateral Biennial, Rijeka/Croatia; The Tate Modern, London; Espace D'Art Contemporain de Castello, Castellon, Spain.