#2 Americas
Arte contemporanea internazionale da una collezione privata in Sardegna.
Comunicato stampa
L’EXMA - Exhibiting and Moving Arts presenta AMERICAS, seconda tappa del prestigioso programma espositivo pluriennale SGUARDI SUL MONDO ATTUALE, dedicato alla grande arte contemporanea internazionale. Nato all’interno della rete di partnership promossa dal Consorzio Camù, il progetto mette in mostra opere appartenenti o nella disponibilità della collezione privata di Antonio Manca, con base in Sardegna, aperta verso il mondo.
La mostra è realizzata con il patrocinio del Comune di Cagliari e il contributo della Fondazione di Sardegna.
AMERICAS sarà inaugurata venerdì 26 maggio con inizio alle ore 18.30. Dalle 19.30 djset a cura di RadioX.
SGUARDI SUL MONDO ATTUALE richiama nel titolo un’antologia di saggi scritti da Paul Valéry - ancora ricchi di significati per il nostro presente - e vuole esprimere un’idea dell’arte che sia presidio di civiltà e democrazia, configurandosi come un
viaggio ricco d’interesse e necessario attraverso i continenti: perché «il viaggio», sottolinea Manca, «è una delle forme più immediate per la comprensione del contemporaneo e per vivere esperienze ricche di contenuti qualificanti. Alcuni riportano souvenir, immagini, emozioni... Io ho sempre pensato che la mia collezione dovesse essere il mio cordone ombelicale con quei luoghi, quelle culture, quelle genti...».
Il programma espositivo, a cura di Simona Campus in collaborazione con lo stesso Manca, ha preso avvio nel 2016 con la mostra EASTERN EYES, presentando quindici artisti orientali, a partire dai paesi dell’Ex Unione Sovietica fino in Cina, Indonesia, Giappone, una panoramica sui cambiamenti politici, sociali, culturali degli ultimi decenni. Nel 2017, volgendo a Occidente, questo affascinante itinerario attraverso le geografie culturali della contemporaneità prosegue con AMERICAS, che abbraccia un continente intero, dal Canada al Messico e a Cuba, passando per gli Stati Uniti.
Agli esordi di una problematica "era Trump", AMERICAS è un’esposizione importante, impegnata, partecipe del nostro presente: riafferma il valore dell’incontro, del dialogo e delle contaminazioni, mentre la politica impone nuovi muri e separazioni; laddove i decreti dividono, l’arte unisce, grazie al lavoro di quanti per le proprie storie biografiche, e per il coraggio di perseguire idee scomode e controcorrente, costituiscono un ponte tra differenti culture.
In AMERICAS, gli artisti sono di assoluto rilievo, e tra loro alcune vere e proprie icone della contemporaneità, quali David LaChapelle, Andres Serrano, Cindy Sherman, Nan Goldin: alla Goldin è riservato uno spazio privilegiato, con una raccolta di immagini appartenenti ad alcune tra le sue serie più celebri, a partire da The Ballad of Sexual Dependency, costruita come un diario intimo d’amore e perdizione contro il perbenismo della middle-class americana.
Le opere in mostra - molte sono state esposte in precedenza nei più autorevoli musei e gallerie del mondo - propongono alla nostra attenzione i temi legati alla profonda ricchezza delle differenze, alle specificità di genere e all’identità sessuale, alla convivenza interculturale, come nel caso del trittico fotografico December 17 (1999) di Maria Magdalena Campos-Pons, artista cubana con antenati nigeriani - tratti in schiavitù nel continente americano alla fine del Settecento - cinesi e ispanici: la multiculturalità appartiene alla sua esperienza di vita e alla sua ricerca artistica, dove si mescolano tradizioni e generazioni. Tra i maggiori esponenti dell’arte contemporanea cubana è anche Carlos Garaicoa, che concentra la sua ricerca sulla realtà urbana e, in particolare, sulla sua città natale, L’Avana: nella serie El dibujo, la escritura, la abstracciòn immortala fotograficamente i graffiti sui muri, testimoni silenziosi di una storia controversa che mettono in comunicazione esistenze private e vita pubblica, interiorità e società.
I fragili equilibri che governano il rapporto tra privato e pubblico, le relazioni tra interiorità ed esteriorità rappresentano un’altra riflessione fondamentale della mostra: le raffinate ambientazioni allestite da Gregory Crewdson per le immagini di Dream House (2002) narrano dei ruoli che la società impone, di alienazioni e solitudini; i lavori di Catherine Opie e Susan Paulsen, ricerche sul corpo e sugli
spazi, restituiscono la tensione tra l’io e ciò che lo circonda, mentre Sandy Skoglund proietta sul paesaggio un senso surreale d’inquietudine. Ne deriva un affresco composito dei luoghi e dei non-luoghi fisici e metaforici del mondo attuale.
Le immagini fotografiche sovente derivano da azioni performative o da progetti complessi, realizzati in seguito ad una lunga progettazione ed elaborazione, rendendo evidente i legami con gli altri linguaggi artistici, con la pittura e
soprattutto con il cinema, che si conferma espressione privilegiata dell’immaginario americano: cinematografici sono senz’altro gli scatti di Sebastian Piras, fotografo e filmaker sardo, stabilitosi a New York negli anni Ottanta.
Più in generale, trovano riscontro in mostra la pluralità di forme espressive, le mescolanze e le ibridazioni caratteristiche del fare artistico contemporaneo, ma anche le connessioni che l’arte intraprende con gli altri ambiti d’indagine del sapere umano: da una prospettiva multimediale e interdisciplinare, integrando arte, filosofia e scienza lavora Ale de la Puente, artista messicana della quale viene esposta la poetica installazione fotografica Tormenta seca (2008).
In tale pluralità di sensibilità, sollecitazioni, punti di vista emerge l’immagine più veritiera delle Americhe, le cui latitudini fisiche, umane e culturali sono sterminate, contraddittorie, impossibili da sintetizzare in un unico sguardo. Di tale pluralità la mostra dà conto, con gli artisti citati e con i molti altri che contribuiscono a definirne il grande interesse, tra i quali due maestri storicizzati del calibro di Sol LeWitt, rappresentato da una delle sue peculiari composizioni grafiche, e Bill Owens, del quale non poteva mancare la serie di fotografie intitolata Altamont (1969) dedicata al concerto organizzato dai Rolling Stones che appena quattro mesi dopo Woodstock, funestato dall’assassinio del giovane afroamericano Meredith Hunter, segnò irrimediabilmente la fine delle illusioni nel movimento giovanile. Una piccola perla, infine, è Abramović Sixty (2006) di Marina Abramović, artista serba naturalizzata statunitense, gran madre della performance, il cui lavoro rappresenta una testimonianza straordinariamente significativa degli sguardi inediti, anticonformisti, tesi al cambiamento che l’arte, e forse soltanto l’arte, sa rivolgere al mondo attuale.
Artisti in mostra
Marina Abramović, Maria Magdalena Campos-Pons, Ofri Cnaani, Gregory Crewdson, Ale de la Puente, Janieta Eyre, Carlos Garaicoa, Nan Goldin, Robert Gutierrez, David LaChapelle, Sol LeWitt, Jason Middlebrook, Catherine Opie, Bill Owens, Susan Paulsen, Sebastian Piras, Jimmy Raskin, Andres Serrano, Cindy Sherman, Sandy Skoglund, Pat Steir.
Opere d’arte e libri
Parte fondamentale del progetto sono i libri relativi agli artisti e alle opere in mostra, che allestiti lungo il percorso, possono essere consultati dai visitatori,
costituendo un’ulteriore e preziosa opportunità di approfondimento. Ma non soltanto. I volumi appartenenti alla collezione diventano strumento per il
diretto coinvolgimento del pubblico come protagonista attivo e vitale attraverso una originale iniziativa: ogni visitatore potrà infatti contribuire alla creazione di una temporary library, pensata per essere luogo dove condividere e scambiare opinioni, impressioni, emozioni.
Come funziona la temporary library? Dopo aver visitato la mostra, ogni visitatore potrà portare all’interno dello spazio espositivo un proprio libro, scelto sulla base delle suggestioni ricevute durante la visita; partecipando alla temporary library, potrà tornare in mostra tutte le volte che desidera, presentando sempre lo stesso primo biglietto. Tutti i libri saranno naturalmente restituiti al termine della mostra.
La mostra come sistema di relazioni
A partire dalle opere e dai libri, con la temporary library e le altre attività che prevedono il coinvolgimento diretto del pubblico, la mostra diventa spazio di nuove relazioni. Già l’allestimento, progettato e realizzato da Salvatore Campus, è pensato come un momento partecipato, grazie alla presenza attiva degli studenti del Liceo Artistico “Foiso Fois”, che avranno la possibilità di entrare in contatto e confrontarsi in maniera consapevole con le professionalità, le competenze e le metodologie necessarie alla realizzazione di un evento culturale complesso.
Sinergie e collaborazioni
AMERICAS è il risultato di un intenso lavoro, che non avrebbe potuto raggiungersi senza numerose sinergie e collaborazioni.
Fondamentale dal punto di vista logistico e organizzativo il coordinamento con l’azienda Biosanificazione.
Uno speciale ringraziamento per il prezioso supporto va a Giampaolo Abbondio e alla Galleria Pack di Milano. Grazie a Radio X, media partner del progetto.
Si rinnova la collaborazione con CTM SPA, grazie alla quale tutti i viaggiatori che si presenteranno con un titolo di viaggio alla biglietteria dell’EXMA, potranno accedere alla mostra con un biglietto ridotto.
L’arte contemporanea a Cagliari
Si conferma il ruolo assunto dall’EXMA - Exhibiting and Moving Arts quale polo per l’arte contemporanea a Cagliari, a due anni dall’inizio di un nuovo corso, con la gestione del Consorzio Camù e la direzione artistica di Simona Campus. Oggi l’EXMA è una realtà capace di mettere in connessione sguardi internazionali e attenzione al territorio, centro in cui trovano casa artisti, curatori e numerosi professionisti culturali, impegnati nella missione di promozione e valorizzazione del contemporaneo, unitamente ad una forte vocazione didattica.