Robert Capa in Italia
Photograph by Robert Capa. © International Center of Photography/Magnum – Collection of the Hungarian National Museum Benvenuto alle truppe americane a Monreale, 23 luglio 1943. La Fratelli Alinari Fondazione per la Storia della Fotografia presenta nel suo nuovo museo dell’immagine di Trieste “Robert Capa in Italia”.
Comunicato stampa
La Fratelli Alinari Fondazione per la Storia della Fotografia presenta nel suo nuovo museo dell'immagine di Trieste “Robert Capa in Italia”. La mostra sarà aperta al pubblico da sabato 27 maggio fino a domenica 17 settembre 2017 negli spazi dell'Alinari Image Museum, al Bastione Fiorito del Castello di San Giusto.
La mostra, dedicata al grande fotoreporter di guerra Robert Capa, è organizzata e prodotta dalla Fratelli Alinari Fondazione per la Storia della Fotografia e dal Museo Nazionale Ungherese di Budapest. Racconta gli anni della seconda guerra mondiale in Italia, con 30 fotografie originali incorniciate e oltre 100 immagini del biennio 1943 – 44, consultabili nello spazio multimediale dell’Alinari Image Museum.
Per la prima volta la mostra organizzata da Alinari, infatti, presenta oltre alle fotografie originali, un'ampia selezione di immagini digitali, con postazioni multimediali e interattive che permetteranno di contestualizzare la figura di Capa, il suo lavoro, la campagna italiana.
L’esposizione è curata da Beatrix Lengyel per la parte storico-iconografica e da Massimiliano Pinucci – MbVision per quella multimediale ed è promossa dal Ministero delle Risorse Umane d’Ungheria.
Considerato da alcuni il padre del fotogiornalismo, da altri colui che al fotogiornalismo ha dato una nuova veste e una nuova direzione, Robert Capa (Budapest, 1913 – Thái Binh, Vietnam, 1954) pur non essendo un soldato, visse la maggior parte della sua vita sui campi di battaglia, vicino alla scena, spesso al dolore, a documentare i fatti: “se le tue fotografie non sono all’altezza, non eri abbastanza vicino”, ha confessato più volte.
In oltre vent’anni di attività ha seguito i cinque maggiori conflitti mondiali: la guerra civile spagnola, la guerra sino-giapponese, la seconda guerra mondiale, la guerra arabo-israeliana del 1948 e la prima guerra d’Indocina.
A settanta anni di distanza, la mostra racconta lo sbarco degli Alleati in Italia con una selezione di fotografie provenienti dalla serie Robert Capa Master Selection III conservata a Budapest e acquisita dal Museo Nazionale Ungherese tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009. La serie, composta da 937 fotografie scattate da Capa in 23 paesi di 4 continenti, è una delle tre Master Selection realizzate da Cornell, fratello di Robert Capa, anch’egli fotografo, e da Richard Whelan, biografo di Capa, all’inizio degli anni Novanta e oggi conservate a New York, Tokyo e Budapest. Le serie, identiche tra loro e denominate Master Selection I, II e III, provengono dalla collezione dell’International Center of Photography di New York, dove è conservata l’eredità di Capa.
“Nell'immaginario collettivo, il lavoro di Capa è immediatamente collegato al secondo conflitto mondiale, specie ai campi di battaglia di Francia, Germania, Africa. Non all'Italia. Eppure vi è una selezione molto rilevante di sue fotografie che si riferiscono proprio alla campagna italiana. Fino al 2013 queste fotografie non erano mai state pubblicate” chiarisce Beatrix Lengyel.
“A Trieste si conclude un percorso con cui Alinari ha portato in numerose città, tra cui Roma, Milano, Genova, Parma..., le fotografie della campagna di Capa in Italia, fino a pochi anni fa sconosciuta – chiarisce Claudio de Polo Saibanti, presidente Fratelli Alinari -. Quest'ultima tappa, però, è speciale. Si sa che ogni foto parla a chi la guarda in modo diverso, a seconda del suo background, di quante nozioni ha. Con il multimediale, invece, si azzerano le differenze, ci si ritrova su un pari livello e si viene accompagnati in un racconto fatto di immagini e informazioni. Non ci sono forzature antistoriche, irrispettose del lavoro del fotografo. Alinari, per esempio, non farebbe mai “alzare” con un'animazione un soldato seduto, immortalato da Capa, anche se tecnicamente ciò sarebbe possibile. Il multimediale aiuta a comprendere, a contestualizzare, a visualizzare. E aggiungo un aneddoto, anche se poco ha a che fare con il digitale: quando questa mostra venne esposta a Roma mi si avvicinò un signore anziano, mentre mi stavo soffermando davanti a una foto. Mi disse: “Lo sa che questo soldato è mio padre? Quella sera stessa fu fucilato dai tedeschi, perchè mentre dava indicazioni a Capa fu traguardato con il cannocchiale dal commando e poi giustiziato””.
Esiliato dall’Ungheria nel 1931, Robert Capa inizia la sua attività di fotoreporter a Berlino e diventa famoso per le sue fotografie scattate durante la guerra civile spagnola tra il 1936 il 1939. Quando arriva in Italia come corrispondente di guerra, ritrae la vita dei soldati e dei civili, dallo sbarco in Sicilia fino ad Anzio: un viaggio fotografico, con scatti che vanno dal luglio 1943 al febbraio 1944 per rivelare, con un’umanità priva di retorica, le tante facce della guerra spingendosi fin dentro il cuore del conflitto.
Le immagini colpiscono ancora oggi per la loro immediatezza e per l’empatia che scatenano in chi le guarda. Lo spiega perfettamente John Steinbeck in occasione della pubblicazione commemorativa di alcune fotografie di Robert Capa: “Capa sapeva cosa cercare e cosa farne
dopo averlo trovato. Sapeva, ad esempio, che non si può ritrarre la guerra, perché è soprattutto un’emozione. Ma lui è riuscito a fotografare quell’emozione conoscendola da vicino”.
Ed è così che Capa racconta la resa di Palermo, la posta centrale di Napoli distrutta da una bomba ad orologeria o il funerale delle giovanissime vittime delle famose Quattro Giornate di Napoli. E ancora, vicino a Montecassino, la gente che fugge dalle montagne dove impazzano i combattimenti e i soldati alleati accolti a Monreale dalla gente o in perlustrazione in campi opachi di fumo, fermo immagine di una guerra dove cercano – nelle brevi pause – anche il recupero di brandelli di umanità.
Così Ernest Hemingway, nel ricordare la scomparsa, descrive il fotografo: “Ѐ stato un buon amico e un grande e coraggiosissimo fotografo. Era talmente vivo che uno deve mettercela tutta per pensarlo morto”.
Accompagna la mostra un catalogo con testi di Beatrix Lengyel, Ilona Stemlerné Balog, Éva Fisli e Luigi Tomassini, bilingue italiano/inglese, di 192 pagine e 80 fotografie. È una coedizione Museo Nazionale Ungherese di Budapest e Fratelli Alinari, Fondazione per la Storia della Fotografia, prezzo di copertina 35 euro, prezzo speciale in mostra 30€.
La novità della mostra a Trieste: la sezione multimediale
La tecnologia si mette al servizio del visitatore e offre numerosi strumenti per poter meglio comprendere e collocare in un preciso contesto storico quanto è stato immortalato nelle foto di Capa.
“Nella sezione multimediale del Museo presentiamo una seconda lettura del lavoro di Capa con un'analisi storico-geografica di quanto è successo in Italia tra il luglio del '43 e la fine della guerra” spiega Massimiliano Pinucci, progettista di AIM e curatore della sezione multimedia.
Lo sbarco in Sicilia degli alleati, il loro avanzamento, i luoghi delle battaglie e dove Capa fotografò sono illustrati attraverso intuitive mappe realizzate attraverso moderni criteri di infografica.
Ugualmente, due timeline presentano tramite animazioni a video l'una la vita di Capa anno per anno, e l'altra ne colloca gli spostamenti in giro per il mondo evidenziandoli su una mappa assieme ai conflitti di cui è stato testimone.
Come e dove le foto di Capa sono state effettivamente utilizzate lo si può scoprire sfogliando su tablet le riviste Life che hanno pubblicato i suoi servizi.
Suoni e tridimensionalità daranno l'impressione di trovarsi in media res. In un caso grazie a un visore 3D immersivo grazie a cui ci si ritroverà in trincea, trasportati all’interno di una azione di combattimento, tra aerei, uomini e carri armati, dove la violenza degli scontri non è mostrata, ma la tensione dell’attesa è realistica. Nello spazio 3D, indossando gli occhialini avremo davanti a noi, in tre dimensioni, mezzi di trasporto o armi usati durante la campagna in Italia immortalati dagli scatti d’epoca, e le relative schede informative.
Ma Capa ha avuto una sensibilità particolare anche nell'immortalare i civili: una parete proiettata in alta definizione, mostrerà i volti della gente nella guerra, l'impatto del conflitto sulla vita civile, accompagnati dalle parole di Capa.
Ad accogliere i visitatori nella sezione multimediale, l'attore Pino Capozza vestito da soldato, proiettato su schermo olografico, leggerà citazioni di personaggi che hanno conosciuto Robert Capa: Andrea Camilleri, John Steinbeck, Henri Cartier-Bresson, suo fratello Cornell.
Infine, non manca nemmeno la materialità degli oggetti. Due vetrine esporranno memorabilia e militaria: modelli di macchine fotografiche usate da Capa, i materiali per la stampa, la sua dotazione. E ancora, l'equipaggiamento, l'abbigliamento dei soldati, i kit medici, oggetti di vita quotidiana posseduti dai soldati, tutti rigorosamente originali (tratti dalla collezione di Paolo Franceschi, Linea Gotica Pitoiese Onlus).
_____________
AIM – Alinari Image Museum
Uno spazio reale per contenuti virtuali. A Trieste, tra Europa e Mediterraneo. Un museo che cambia pelle con l'alternarsi delle mostre di grandi fotografi. Proiezioni, immagini a video ma anche esposizione di originali in cornice e vetrine con apparecchi fotografici e oggetti che hanno segnato la storia della fotografia.
Il Museo conduce il visitatore prima nello spazio dedicato alla fotografia stampata, da osservare in modo tradizionale, e poi nella sezione multimediale, in cui è protagonista l'immagine. Un confronto a contrasto fra due universi grazie a cui si potrà far esperienza della loro profonda differenza.
Fratelli Alinari
Fondata a Firenze nel 1852, la Fratelli Alinari è la più antica azienda al mondo operante nel campo della fotografia, dell’immagine e della comunicazione. La nascita della fotografia e la storia dell'Azienda sono legate da un percorso comune di evoluzione e crescita, testimoniato oggi dall'immenso patrimonio di 5.000.000 di fotografie di proprietà, raccolto negli attuali Archivi Alinari.
È un patrimonio che si va sempre più ampliando e che, grazie a una ragionata politica di nuove acquisizioni e alle nuove campagne fotografiche, spazia dai dagherrotipi ai moderni fotocolor.
Fratelli Alinari. Fondazione per la Storia della Fotografia
La Fratelli Alinari nel settembre del 1998 ha costituito la “Fratelli Alinari. Fondazione per la storia della Fotografia”, al fine di svolgere un fondamentale ruolo di tutela, promozione e valorizzazione di tutto ciò che è riferito all’ambito della fotografia e alla sua storia, nonché alle arti figurative in genere.
Ha il compito di promuovere e realizzare le attività espositive oltre che di gestire le attività museali sia scientifiche che didattiche del MNAF, Museo Nazionale Alinari della Fotografia nella sua sede delle Leopoldine di Piazza S. Maria Novella a Firenze, e dell’AIM, Alinari Image Museum, nella sua sede al Bastione Fiorito del Castello di San Giusto di Trieste.
Robert Capa in Italia
–
Beatrix Lengyel
Robert Capa è uno dei più grandi fotografi del XX secolo, se non addirittura di tutti i tempi.
Un corrispondente di guerra dotato di tutte le qualità indispensabili al giornalista di razza: la tenacia, la necessaria aggressività nel raggiungere il cuore degli avvenimenti, l’inventiva, eccellenti capacità relazionali. A queste si aggiungevano le doti di un grande artista: forte sensibilità, capacità di riconoscere e scegliere temi, senso di composizione. Nonostante conoscesse la paura, fu con coraggio impegnato in tutti i più importanti scenari bellici attorno alla metà del XX secolo, avendo sempre ben presente l’eterno dilemma del giornalista e del fotoreporter: esserci per richiamare l’attenzione del mondo al dolore, senza però poter personalmente aiutare gli afflitti. Robert Capa svolse la propria professione con la massima intensità, rendendo quel costante conflitto interiore uno strumento nello sforzo di mostrare sempre ciò che veramente ritenesse importante. Mai nessun altro vi è riuscito completamente, perché nessuno mai si è trovato abbastanza vicino alla scena, come per altro lui stesso ebbe a confessare: “Se le tue fotografie non sono all’altezza, non eri abbastanza vicino”. Era vicino alla morte del miliziano, era nel mezzo del bagno di sangue dei primi a sbarcare in Normandia, e, naturalmente, anche nel mezzo della guerra d’Indocina, dove calpestò la mina fatale. Visse una vita intensa, passionale, vorace nel desiderio di tutto ottenere, campione dell’azzardo. Una vita in cui non potevano trovare posto figli, una vita fatta di solitudine, una vita da apolide, la cui fine era forse già stata scritta dal destino. Probabilmente questo era l’unico modo per vivere e mostrare al tempo stesso tutto ciò che lo circondava.
Le fotografie di Robert Capa sono impresse nella memoria collettiva come piccoli frammenti del XX secolo. Sono tessere di un simbolico mosaico degli istanti che separano vita e morte e delle atrocità delle cinque guerre di cui fu testimone. Grazie alla delicatezza, all’umanità, alla spontaneità e alla sensibilità dei suoi scatti, generazioni di fotografi hanno compreso come sia possibile immortalare i dimenticati e gli ultimi nell’intimità degli attimi di cui si compone una vita, siano essi attimi di commozione, sollievo, terrore o felicità.
Tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009 il Museo Nazionale Ungherese ha perfezionato l’acquisto della serie Robert Capa Master Selection III proveniente dalla collezione dell’International Center of Photography di New York, ente custode dell’eredità di Capa. La serie è composta da 937 fotografie scattate in 23 paesi di 4 continenti, ed è frutto di una selezione operata all’inizio degli anni Novanta da Cornell, fratello di Robert Capa, anch’egli fotografo, e da Richard Whelan, biografo di Capa. Le immagini selezionate – in gran parte da negativi originali – furono riprodotte in tre serie identiche, contrassegnate con stampo a secco “Robert Capa”. Nel contempo venne sancita anche l’impossibilità di produrre nuove serie. Delle tre, una rimase a New York, una si trova in Giappone, e la terza – con la suddetta acquisizione – è giunta nel paese natale di Capa, diventando parte del patrimonio culturale ungherese.
Immediatamente dopo l’acquisto, il Museo Nazionale ha organizzato, con grande successo, un evento espositivo divulgativo intitolato Elő/Kép, in cui sono state presentate le immagini più importanti ed interessanti della serie. Sempre nel 2009 il Museo Nazionale ha celebrato la carriera di Capa e l’acquisizione della serie Master Selection III con una grande mostra allestita nelle sale del Museo di Arte Contemporanea Ludwig, durante la quale sono state esposte 200 fotografie. Negli anni a seguire, grazie al lavoro dei colleghi dell’Archivio Storico Fotografico del Museo Nazionale, la collezione ha fornito il materiale per esposizioni di varia portata, sia in ambito nazionale, con una mostra itinerante che ha visitato 11 città ungheresi, che internazionale con la partecipazione all’Expo di Shanghai del 2010, e la presenza ai mesi della fotografia di Vienna (2011) e Bratislava (2012).
L’UNESCO ha aggiunto il centenario della nascita di Robert Capa ai giorni da celebrare nel corso del 2013. Il Museo Nazionale Ungherese ha ricordato il fotografo con varie mostre e iniziative, a cui è stato dato il titolo collettivo CAPA 100. Due di queste iniziative hanno assunto una notevole importanza nell’attività dell’Archivio Storico Fotografico.
La mostra Robert Capa / Il Giocatore d’azzardo, allestita presso il Museo Nazionale Ungherese (18 settembre 2013 – 12 gennaio 2014), tenta di ricostruire il contesto storico in cui visse Capa, alla ricerca di possibili risposte alla domanda: cos’era Robert Capa? Naturalmente e soprattutto fotografo e corrispondente di guerra, ma non si può ignorare la peculiarità di una vita segnata dal suo essere emigrante. Non aveva ancora compiuto i 18 anni quando lasciò Budapest per Berlino, mantenendo la cittadinanza ungherese fino al 1946: durante la seconda guerra mondiale lavorò dunque sul fronte come corrispondente considerato uno “straniero nemico”. Robert Capa era un seduttore, amava le donne e loro amavano lui. Era un giocatore d’azzardo, con un debole per poker e cavalli, disposto a mettere in gioco anche la propria vita. Fotografava eroi, creava eroi, divenne eroe lui stesso.
L’analisi storica della serie fotografica acquisita nelle collezioni dell’Archivio Storico Fotografico del Museo Nazionale Ungherese e i nuovi quesiti sorti in corso d’opera sono all’origine di una seconda grande mostra che viene allestita in Italia e che presenta le fotografie di Capa scattate durante la sua attività di corrispondente dal fronte italiano. Con il 2013 coincidono non solo il centenario della nascita di Capa, ma anche l’anno culturale ungherese in Italia, e, fatto ancor più determinante, il settantesimo anniversario di una svolta fondamentale nella storia contemporanea del Paese: lo sbarco delle forze alleate in Sicilia e a Salerno durante la seconda guerra mondiale. Robert Capa fu tra i primi a fornire corrispondenze dallo scenario bellico per testate con tirature di milioni di copie, come “Life”, “Collier’s”, “Illustrated”: le rapide azioni in Sicilia e in seguito le operazioni rese difficoltose tra Napoli e Cassino, che fecero soffrire soldati e civili. Nonostante ciò, il periodo italiano della carriera di Capa resta un po’ ingiustamente in ombra rispetto alle altre fotografie scattate durante la seconda guerra mondiale. Le mostre finora allestite in Italia hanno posto l’accento sulla carriera complessiva di questo padre del fotogiornalismo (Torino, 2013), oppure, nella scelta del tema bellico come nodo centrale, le immagini in questione non sono state prese in considerazione (Milano, 2009). Una serie di motivi ha concorso a relegare fino ad oggi questi scatti su un secondo piano d’interesse: l’oggettiva importanza delle immagini relative allo sbarco in Normandia o alla vittoria delle forze alleate a Parigi e Berlino, ma probabilmente anche la sensibilità del dibattito storico-politico a proposito delle vicende del fronte italiano. Basti però pensare che quasi un decimo delle 937 fotografie della serie Master Selection illustrano gli sviluppi bellici in Italia: 78 fotografie che non possono rappresentare una casualità. Queste immagini mostrano con forza drammatica i tragici sviluppi della guerra in Italia, gesti umani consegnati all’eternità, che condensano il corso degli eventi in fotografie a carattere artistico e documentaristico, eventi che in un certo senso pervadono ancora oggi la mentalità collettiva italiana. Le fotografie di questa importante sezione non vanno interpretate solo come mere immagini, ma anche come documenti storici, proprio come gli scatti dei fotografi inglesi ed americani relativi allo sbarco di Anzio, recentemente esposti al Vittoriano (Roma, 2011). Il sottile limite che divide il corrispondente di guerra dal fotografo militare viene qui continuamente oltrepassato in entrambe le direzioni. Capa non documentava sistematicamente, ma come corrispondente di guerra fotografava con sensibilità artistica e forza documentaristica il vero volto della guerra, i sentimenti, le persone comuni. La mostra italiana è dunque allo stesso tempo una mostra storica, documentaristica, ed artistica. In questo senso assume anche un ruolo prominente nel ciclo di iniziative nell’ambito dell’anniversario CAPA 100, organizzato dal Museo Nazionale Ungherese, che custodisce queste fotografie nel suo Archivio Storico Fotografico.
Il catalogo che accompagna la mostra contiene, oltre alle 78 fotografie provenienti dalla serie Master Selection, anche un’analisi teorico-comparativa sulla storia del fotogiornalismo durante la prima e la seconda guerra mondiale, creando così un contesto più ampio per collocare l’attività di Robert Capa. Un ulteriore saggio affronta i temi del fotogiornalismo ungherese dell’epoca, dei corrispondenti di guerra e del lavoro dei fotografi militari ungheresi, creando una nuova base per il confronto ed aprendo nuove possibilità di ricerca. La pubblicazione dei primi risultati dell’analisi comparativa del materiale italiano di Capa custodito all’ICP, quello della serie Master Selection e degli articoli apparsi sulle riviste dell’epoca, in particolare su “Life”, permettono uno sviluppo della conoscenza della carriera del grande fotografo. A completare l’apparato testuale una breve biografia.