MAXXI Re-Evolution: Focus Bruna Esposito
In occasione di The Place to Be, il nuovo allestimento della collezione permanente del MAXXI, la Galleria 2 e la Sala Gian Ferrari al primo piano ospiteranno a rotazione focus e approfondimenti sugli artisti in collezione. Si comincia con il focus dedicato a Bruna Esposito.
In occasione di THE PLACE TO BE, il nuovo allestimento della collezione permanente del MAXXI, la Galleria 2 e la Sala Gian Ferrari al primo piano ospiteranno a rotazione focus e approfondimenti sugli artisti in collezione.
Si comincia con il focus dedicato a Bruna Esposito, di cui vengono esposti quattro lavori: e così sia… (2000), Oltremare (2006), Senza titolo. Dvd per la proiezione di un’ombra (2005) e alcune fotografie della serie Occhi (2016).
L’installazione e così sia… è una delle prime opere entrate a far parte della Collezione MAXXI ed è stata realizzata per la mostra Migrazioni e Multiculturalità, prima edizione dell’attuale PREMIO MAXXI.
Per oltre due mesi, quotidianamente, l’artista ha disposto sul pavimento del museo, secondo un andamento circolare, legumi e cereali, fino a formare una svastica sinistroversa, con al centro un fornello e una ciotola di vetro contenente acqua e alloro. E’ un’opera dal forte valore simbolico, sorta di rito propiziatorio di positività e speranza, che il giorno dell’inaugurazione fu presentata offrendo al pubblico un sacchetto di legumi e una poesia di Paola D’Agnese: “Girandola di luce dagli antichi significati legati al sole, alla buona sorte, all’energia, alla forza, trasse la sua potenza simbolica. Venti nefasti la mossero altrove, spegnendo la sua luce, portandola lontano, lontanissimo dal suo significato primordiale”. Anche in occasione di The Place to Be, l’artista ricomporrà l’opera dal vivo per tutta la durata della mostra.
Oltremare, così come Senza titolo. Dvd per la proiezione di un’ombra hanno per protagonista una bandiera incolore, capovolta e sinistroversa che fluttua nelle profondità del mare del Venezuela. Immersa nelle acque o proiettata sull’asfalto, la bandiera viene svuotata del proprio valore simbolico per diventare una sagoma, priva di un’identità definita. Sottraendo alla bandiera il proprio contenuto semantico, l’artista riflette sul tema dell’identità e trasforma un simbolo nazionale in un’immagine effimera e metaforica che sembra dissolversi nell’acqua o sull’asfalto.
La serie fotografica Occhi è stata presentata per la prima volta nel 2016: una serie di ritratti macro di occhi di pesce, di dimensioni variabili e allestiti sulla parete a varie altezze, in un allestimento che comprendeva anche scope di bambù su basi di marmo di tipologie e colori differenti.
Un ambiente enigmatico, ironico e affascinante, in cui gli occhi dei pesci attraevano e respingevano al tempo stesso lo spettatore. Orbite scurissime, colori luminosi, perlacei, brillanti, tante varietà ittiche che restituiscono una bellezza meravigliosa e naturale: tra ipnotiche forme sferiche, una molteplicità di luminescenze e sfumature, uno sguardo muto e fisso, gli Occhi di pesce sono dispositivi attraenti e ambigui.
Il dettaglio dell’occhio diventa un discorso sulla decostruzione del limite della visione che mette in risalto la potenza misteriosa e impenetrabile dello sguardo. L’occhio, lo sguardo, simbolo e allegoria della visione fin dall’antichità, qui si fa discorso sulla criticità della percezione, sull’importanza e l’abuso della visione.
L’uso della fotografia da parte dell’artista si concentra sulla ripresa di elementi già presenti in natura, che non subiscono alcuna rielaborazione: ma non si tratta di una fotografia di documentazione quanto di un atto di sospensione della visione e di riflessione, una pausa che necessità di focalizzare lo sguardo.
Bruna Esposito è nata a Roma 1960 e ha vissuto a New York e Berlino.
Utilizzando linguaggi differenti realizza opere che coinvolgono i diversi sensi; con gesti semplici, legati alla quotidianità, materiali della vita di tutti i giorni la Esposito crea delle opere da esperire più che da osservare. Elemento caratteristico nel suo lavoro è la transitorietà: una transitorietà strutturale data dalla scelta di materiali deperibili, ma più l’opera diventa effimera più viene sottolineata la sua potenza. L’artista mette così in scena una realtà altra, regolata da leggi differenti, in cui materiali di uso quotidiani vengono poeticamente trasformati e assumono nuovi significati. Le sue opere, pur nella loro diversità, si articolano su alcuni principi: chiarezza strutturale, economia di mezzi espressivi e analisi delle relazioni spaziali.
Bruna Esposito ha partecipato a diverse rassegne internazionali e nel 1999, insieme ad altre artiste italiane, vince il Leone d’Oro per la miglior partecipazione nazionale. Tra le mostre collettive più prestigiose ricordiamo Documenta a Kassel nel ’97, La ville, le jardin la mémoire, Villa Medici, Roma (1998), La Biennale di Venezia nel ’99 e nel 2005, la Biennale di Istanbul nel 2003 e quella di Gwanjiu in Corea nel 2004; La Quadriennale di Roma nel 1996 e nel 2008; Une histoire privée, Maison Européene de la Photographie, Parigi nel 2006; Italics, Palazzo Grassi, Venezia nel 2007, Terre Vulnerabili, Hangar Bicocca, Milano e Spazio, MAXXI, Roma nel 2010. Alcune delle mostre personali più significative: nel 2007 Compro Oro, all’Edicola Notte, Roma, nel 2002 al Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli e a Castel Sant’Elmo, Napoli nel 2002. Nel 1999 vince l’Italian Studio Program P.S.1 a New York.
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