Baldo Diodato / Adele Lotito – Riflessi
La galleria BorghiniArteContemporanea continua il dialogo tra diversi linguaggi artistici con la doppia personale Riflessi che muove dal racconto della realtà reinterpretata di Baldo Diodato al percorso emotivo di Adele Lotito.
Comunicato stampa
La galleria BorghiniArteContemporanea continua il dialogo tra diversi linguaggi artistici con la doppia personale Riflessi che muove dal racconto della realtà reinterpretata di Baldo Diodato al percorso emotivo di Adele Lotito.
“La scultura di Diodato rappresenta il valore interno della forma, sorgente di conoscenza della materia che s’irradia dal suo cuore per raggiungere il campo esterno della vita. La modernità di tale posizione sta nel fatto che tra arte e vita non esiste distanza simmetrica ma un percorso fuori della ragione e dentro la struttura che indica erratica enigmaticità.”(Achille Bonito Oliva) L’arte, inevitabilmente, prende la sua energia generativa dalla vita reale, ma nelle opere di Baldo Diodato avviene anche un procedimento inverso: la realtà stessa viene riplasmata e rigenerata nell’operare artistico dalla luce che copre la materia e dalle superfici d’alluminio riflettenti e lavorate. In occasione di questa doppia personale, Baldo Diodato ha appositamente creato un’opera site-specific dove i riflessi colorati assumono il ruolo di copertura splendente del reale che non va sollevata, né rimossa perché non è un impedimento alla lettura estetica ma, al contrario, è un elemento di riscrittura che amplia la portata del significante (l’opera) e amplifica l’eco del significato (il contenuto).
I riflessi sono la patina luminosa che riveste anche gli oggetti comuni, e l’artista lavora “per realizzare oggetti che hanno conservato una riconoscibilità a livello della forma, ma si sono modificati nei materiali costitutivi durante la loro elaborazione”(Achille Bonito Oliva). La luce, dunque, è elemento (ri-)qualificante della realtà e degli oggetti, ed è un’operazione estetica che Baldo Diodato applica anche alla sua “realtà privata”. Egli stesso ha raccontato che presso la fotografa Marialba Russo “al centro del giardino c’era un grande albicocco sbilenco. Io l’ho ricoperto tutto di fibre ottiche e l’ho vestito […]”. Da qui nasce l’Albero vestito (2000) che soltanto al buio si mostrava agli occhi per tornare ad essere un comune albero durante il giorno.
I riflessi delle superfici specchianti di Adele Lotito rimandano a qualcosa di più intimo. Il riflesso è quello della luce interiore, dell’energia intima che fluisce dall’empatia con l’altro e dal riconoscimento dei sentimenti altrui come di fronte ad uno specchio. I sentimenti e le emozioni possono essere caotici, vorticosi e senza sosta, ma l’artista cerca la riflessione e la ragione: “ L'orizzonte di Adele Lotito è un cielo di nerofumo che lei dipinge usando non tempera né olio né grafite ma vero fumo di candela. Le sue superfici sono variabili, come variabile è il cielo e imprevedibile la scenografia delle nuvole. In questa incertezza (il caso) si apre la regolarità (la necessità) dei numeri e delle lettere che abitano le sospese superfici di questa artista.” (Roberto Gramiccia).
L’artista stessa spiega come l’opera site-specific sia nata, appunto, dal bisogno di fermarsi per riflettere “sull’idea dolorosa di tanti uomini, donne e bambini che cercano di oltrepassare i mari, le frontiere, i muri, le guerre, le carestie.” Di fronte alle superfici riflettenti non si può fare a meno di guardare se stessi come ad un altro da sé, e quindi “le lastre specchianti appaiono come dei momenti di sospensione, una forma di pìetas, che interrompe la sequenza del massacro.”