Stefano Maceo Carloni – Sguardi divergenti

Informazioni Evento

Luogo
LIBRERIA HOEPLI
Via Ulrico Hoepli 5, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

lunedì-sabato 10.00-19.30

Vernissage
08/06/2017

ore 18

Artisti
Stefano Maceo Carloni
Generi
fotografia, personale

In mostra Stefano Maceo Carloni, artista che racconta la realtà in eterno movimento.

Comunicato stampa

Dal prossimo 8 giugno, fino al 20, presso la Libreria Internazionale Hoepli di Milano, nell’ambito del Milano Photo Festival, esporrà Stefano Maceo Carloni, artista che racconta la realtà in eterno movimento.
Il critico Dorian Cara di Carloni, nella sua presentazione “Stefano Maceo Carloni. Quali vibrazioni per la realtà ?
” scrive queste parole.
“La realtà è in eterno movimento e noi, in parte, ce ne accorgiamo, ma non riusciamo sempre a metterne a fuoco il suo divenire e ad avere coscienza di ciò che ci sta accadendo. Tutto troppo veloce, molte sovrapposizioni e condizioni diverse che si intrecciano tra il percepito e l’accaduto, tra l’attimo e il nostro personale scorrere del tempo.
La tensione a fermare l’istante è sempre ardua. Impone una scelta combattuta tra il renderlo documento eterno della nostra storia o darlo in pasto ad un “like” da social, azione che rigetta nell’oblio troppo spesso la verità delle cose e le emozioni, facendole sfumare e limitandone o quasi azzerando la riflessione.
C’è qualcuno, però, come Stefano Maceo Carloni, foto-artista sensibile e attento alle dinamiche della realtà e del suo manifestarsi, che ostinatamente e con tecnica raffinata ha trovato una propria strada per la riflessione e, soprattutto, per quella esigenza di richiamo a ciò che in ogni istante siamo convocati a vivere.
I suoi scatti sono evocazioni di realtà e di innumerevoli vibrazioni, e l’escamotage tecnico della doppia esposizione che sovrappone le immagini è tentativo umanissimo di fermare, cristallizzare, il maggior numero di sensazioni, immagini, atmosfere, vite e quotidianità vissute.
In Carloni, infatti, si ritrovano diversi e armoniosi fusioni di vari temi della storia fotografica: dagli studi cronografici di Etienne Jules Marey di fine Ottocento, ai temi dell’indagine sulla vita della strada e della società del francese Eugene Atget e l’americana Alice Austern, dal pittorialismo, con accenti simbolici e intimisti, di Pierre Dubreuil, Alfred Stieglitz e Alvin Langdon Coburn, fino ai temi della città come simbolo modernista, espressi da Naoya Hatakeyama o Philip-Lorca diCorcia, o alla fotografia decostruita di Adam Fuss, Abelardo Morell e James Welling.
La cifra stilistica di Carloni si ritrova originalissima nell’idea di contrapposizione tra analoghi momenti della realtà messi a confronto in modo speculare, tra il rapporto tra soggetto umano e contesto in cui si pone in una sorta di riflessione sull’accadere, scrutando sguardo e mente dell’individuo e, negli spazi architettonici e urbani, la proposizione di diversi punti di osservazione e di essenza.
Il luogo o il personaggio ritratti assumono forme senza tempo, al limite del trasognante, incarnando un senso di sfumata precarietà del tempo che galoppa, trapassandoci.
Risulta coraggiosa in questi scatti la ricerca dell’artista nel tentare di dare contemporaneamente diversi angolazioni del vissuto, anche se si deve arrendere alla bidimensionalità del supporto, a quella stampa su carta fotografica che è ulteriore quanto pragmatico tocco di valore all’oggetto artistico. La cura di Stefano nella raccolta del dato e nella trasmissione di esso attraverso la scelta oculata del supporto è ulteriore conferma dell’amore e attenzione per la realtà e per la narrazione che vuole donare.
Anche le cromie scelte, tra sovraesposizioni e tonalità abbassate, corrispondono ad una presa di coscienza che rimanda il tutto alla storia: una profonda umiltà verso quello che rimane impresso, a ciò che non è del tutto la nostra vita, ma quella degli altri, ad uno spazio invaso in punta di piedi per coglierne la profondità di senso e il valore prezioso ed eterno.
Un suggerimento: bisogna guardare le foto di Carloni con sguardo attento e mente spalancata, non verso l’eclatante o l’eccezionale (come vogliono i tempi di oggi), ma con quella apertura di cuore che talvolta fa vibrare per cose che agli altri possono sembrare banali o insignificanti, ma che invece per noi sono – ribadisco – evocazione di sensazioni, ricordi, storie lontane e non, gesti, dèjà vu, immagini sovrappensiero, perfino atti d’amore”.