Aperture – Gianluca Panareo
Saranno gli spazi del monumentale Palazzo Marigliano di Napoli a ospitare la prima edizione di APERTURE, rassegna indipendente di arte contemporanea, che si apre con MEMINI, l’inedita installazione performativa “site specific” realizzata con lo stile visionario dall’artista pesarese Gianluca Panareo curato Marco Izzolino.
Comunicato stampa
Napoli, 6 giugno 2017 _ Saranno gli spazi del monumentale Palazzo Marigliano di Napoli a ospitare la prima edizione di APERTURE, rassegna indipendente di arte contemporanea, che venerdì 9 e sabato 10 giugno 2017 [a partire dalle ore 21.00] si apre con MEMINI, l’inedita installazione performativa “site specific” realizzata con lo stile visionario dall’artista pesarese Gianluca Panareo curato Marco Izzolino.
APERTURE è un nuovo esperimento culturale aperto alla città, ideato da Riot Studio grazie al contributo economico e di valore dell’azienda napoletana Tecnosistem SpA in occasione dei suoi 40 anni di attività. Una rassegna di respiro internazionale che gode del Patrocinio Morale del Comune di Napoli e che invita a ogni nuova edizione artisti da tutto il mondo a reinterpretare la relazione della città con un suo luogo storico oppure un’area dismessa, pubblica o privata, attraverso una ricerca site specific di nuovi e inaspettati immaginari.
Palazzo Marigliano è il punto di partenza di questa nuova impresa culturale, un luogo di storia e di innovazione al tempo stesso, all’interno del quale si dipana MEMINI, una performance costruita lungo i diversi livelli dell’edificio cinquecentesco che obbliga il visitatore a una lettura nuova dello spazio con cui egli stesso è chiamato a interagire. Una macchina scenica frutto di una controriforma elettronica dell’immagine della città, nella quale una volta entrato il visitatore non potrà che uscire trasformato.
L’installazione “vivente” di Gianluca Panareo coinvolge non solo il palazzo ma l’intero tessuto sociale che lo ha ospitato: lo testimoniano la collaborazione d’avanguardia con il Dipartimento di Musica Elettronica del Conservatorio ‘Nicola Sala’ di Benevento – che ha curato la ricerca sonora dell’evento – fino a quella con la bottega di Tiziana D'Auria, specializzata nell'arte delle figure presepiali della tradizione Napoletana, coinvolta dall'artista nella realizzazione di un grande presepe meccanico contemporaneo, che lambirà le mura del cortile del palazzo. Infine Super Otium che con APERTURE ha regalato all’artista pesarese ospitalità e ispirazione inaugurando la sua innovativa formula di residenza d’artista.
Con la prima edizione di APERTURE, Riot Studio e Tecnosistem hanno ragionato su una visione condivisa della città e del suo futuro, perché l’arte nelle sue diverse forme e applicazioni, non resti solo un ideale ma lasci il segno di un concreto contributo ai processi di rigenerazione e trasformazione urbana.
Riot Studio è uno spazio condiviso nel cuore di Napoli, dedicato alle arti e alle idee nuove, che realizza eventi culturali che mettono in relazione il tessuto urbano e sociale della città con il contesto internazionale.
Tecnosistem è la più grande azienda di engineering del Mezzogiorno, un esempio di Impresa virtuosa che alla base dei suoi valori mette conoscenza, ricerca e innovazione.
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PROGETTO APERTURE #01 Memini
Il progetto APERTURE è un invito a scoprire la città di Napoli attraverso i suoi luoghi più visibili e anche più nascosti, dalle corti custodite all’interno di palazzi storici cittadini ai luoghi pubblici e alle aree dismesse che hanno un nome proprio e che hanno fatto la storia della città. Luoghi diventati musei all’aperto, di ricerca, in cui l’arte contemporanea viene chiamata a confrontarsi in una ricerca site specific capace di creare nuovi ed inaspettati immaginari.
Palazzo Marigliano (via San Biagio dei Librai, 39 | Napoli) si trasforma, con la prima edizione di APERTURE, in una grande installazione intitolata Memini di Gianluca Panareo, a cura di Marco Izzolino e promossa da Tecnosistem SpA nella cornice ideale di un’ascesa, rappresentazione della città in cui sorge.
Napoli, città oscura e di luce, di tenebra e meraviglia, continuamente distrutta dalle forze della natura, dalle guerre, ed ogni volta risorta più splendente. Culla di un’energia tellurica e vulcanica che tutto permea, dalle pietre scure con cui è costruita alla carne dei suoi abitanti, energia capace di distruggere così come di elevare. Caos che mai lascia posto alla disperazione, ma che sempre diventa occasione di rinascita e reinvenzione.
L’intervento di Gianluca Panareo si realizza attraverso un’attenta indagine, in cui si intrecciano le caratteristiche del luogo, la storia dell’impresa e l’immensa quantità di spunti offerti dalla storia della città in un dialogo senza strappi tra passato, presente e futuro. Brani, immagini, parole, tecniche e tecnologie del passato si fondono con quelle del presente, in una soluzione capace di condensare senso e meraviglia. “Una controriforma estetica, elettronica e barocca”.
SUGGESTIONI SUL PROGETTO
Nel 1924 Walter Benjamin definì l’architettura partenopea “porosa” come il tufo su cui sorge la città, quel tufo giallo detto anche napoletano, caratterizzato dalla presenza di valloni, ampie conche e cavità naturali che, in effetti, ritroviamo sotto forma di infinite “aperture” (archi, finestre, loggiati, cortili, spianate, belvederi) presenti in quasi tutte le costruzioni. “Costruzione e azione si compenetrano in cortili, arcate e scale” continua il filosofo: il verde, infatti, della rigogliosa vegetazione che da sempre ha distinto questa fertilissima terra lavica si riflette negli infiniti cortili dei tanti palazzi gentilizi come pure nei numerosi chiostri di chiese e conventi di cui è piena la città.
Una città come tante altre ma anche con caratteristiche specifiche molto marcate, che sempre più fa esperienza della pressione che, nella vita di chi la città la vive, possa avere il turismo e soprattutto laddove per caratteristiche urbanistiche ma anche per vocazione specifica ogni anno in una stesso periodo (che ora va sempre più a dilatarsi) “soffre” della costrizione e delle difficoltà generata dal passaggio di migliaia di persone su percorsi molto limitati. Nasce allora l’esigenza di dotarsi di nuovi strumenti più appropriati per rispondere alle domande che la città esprime. La natura complessa dei problemi della città fa sì che le risposte vengano cercate al di fuori degli strumenti tradizionali di pianificazione. Le città chiedono oggi una maggiore vivibilità, la possibilità di usufruire degli spazi pubblici, la partecipazione degli abitanti dei quartieri nei processi di riqualificazione e più in generale nei processi di trasformazione urbana anche legati al turismo.
Una risposta ad una nuova interazione che deve nascere tra città e cittadini è stata già data in questi anni dal progetto delle metropolitane dell’arte, veri e propri musei “a cielo aperto” accessibili e compenetrati alla vita di chi quotidianamente vive la città che hanno reso l’arte motore del “fare città”, capace di restituire - laddove si era persa o non era mai esistita - una complessità di relazioni, ambienti e opportunità.
APERTURE, con questo primo appuntamento, tenta di ricostruire relazioni all’interno di un quartiere e anche se con azioni micro, puntuali e simboliche a rimettere in dialogo quartieri con il resto della città, di provare anche a far sì che torni su di essi un’attenzione positiva, che si inneschino degli scambi, si attivino dei processi e che si delocalizzi un’attenzione troppo spesso concentrata solo su traiettorie “mainstream” imposte dai tempi e dai modi sfuggenti del turismo mordi-e-fuggi.
MEMINI | ricordare, ricordarsi
di Gianluca Panareo
La parola latina campeggia come un monito sulle finestre e sui portali di Palazzo Marigliano. Una parola incisa nel marmo: ricordare nel passato così come continuare a ricordare nel futuro, sopravvivere al tempo imprimendo un segno. È su questo concetto che la prima edizione di APERTURE elabora il suo percorso, chiamando l’arte contemporanea a relazionarsi col ricordo, con la storia, con gli ambienti antichi del palazzo a loro volta fusi nel tessuto urbano in quell’unicum edile, paesaggistico ed umano che è Napoli.
Palazzo Marigliano diventa la cornice per un’indagine sulla città, sulle sue caratteristiche più intrinseche che la rendono una città unica, viva, vulcanica, refrattaria alla gentrificazione e alla spersonalizzazione, contraria all’ordine asettico della città contemporanea, sporca di una vita e di un’umanità ben più solide del mattone e della pietra, resistenti ai disastri, alle guerre, ai cataclismi che più volte hanno colpito gli edifici, ma non lo spirito di una comunità resiliente e di carattere.
MEMINI diventa quindi un percorso, un’ascesa dantesca attraverso gli aspetti caratteristici della città, da quelli più oscuri ed infernali a quelli più sublimi ed elevati, un cammino che dalle cavità telluriche e vulcaniche della terra porti alla luce lieve del cielo e allo splendore del sole. Perché non può esserci luce senza oscurità, e Napoli questo lo racconta molto bene, coi suoi vicoli bui che esplodono sul mare più luminoso, con la sua terra fertile che nasce dal vulcano, con la lava che diventa scultura, con la sua veracità che la rende unica ed ambita.
Un intervento site specific non solo sul palazzo, quindi, ma sull'intero tessuto che lo ospita, in cui l'arte contemporanea è chiamata prima di tutto ad osservare, per poi riuscire a creare un'allegoria potente della città, che racconti al meglio la sua potenza, la sua unicità, la sua bellezza spinosa e allo stesso tempo avvolgente.
«Parthenope non è morta, Parthenope non ha tomba, Ella vive, splendida giovane e bella, da cinquemila anni; corre sui poggi, sulla spiaggia. È lei che rende la nostra città ebbra di luce e folle di colori, è lei che fa brillare le stelle nelle notti serene (...) quando vediamo comparire un'ombra bianca allacciata ad un'altra ombra, è lei col suo amante, quando sentiamo nell'aria un suono di parole innamorate è la sua voce che le pronunzia, quando un rumore di baci indistinto, sommesso, ci fa trasalire, sono i baci suoi, quando un fruscio di abiti ci fa fremere è il suo peplo che striscia sull'arena, è lei che fa contorcere di passione, languire ed impallidire d'amore la città. Parthenope, la vergine, la donna, non muore, non muore, non ha tomba, è immortale ...è l'amore.»
[Matilde Serao]
I LUOGHI INTERESSATI
INGRESSO _ L’ambone sarà il luogo di accoglienza per il pubblico della prima serata. Adeguatamente illuminato farà da cornice per un brindisi di apertura, che sarà servito attraverso la caratteristica guardiola del custode, e luogo privilegiato da cui osservare l’accensione delle installazioni. L'atrio rimarrà illuminato anche nei giorni di apertura al pubblico.
CORTILE _ sarà il luogo deputato al primo impatto della manifestazione, capace di catturare l'attenzione della folla sulla strada attraverso l'arco d'ingresso. Nella metà inferiore del cortile sarà eretta una torre di casse acustiche, grande, impressionante, che emetterà suoni tellurici, vulcanici, capaci di far vibrare lo spazio in una suggestione di intimorimento e stupore. Una testa mobile, in cima alla torre, si muoverà al ritmo dei suoni tellurici ed emetterà fumo e fiamme artificiali, che si alzeranno come un'eruzione di tanto in tanto… I visitatori dovranno affrontare questo “drago meccanico” se vorranno intraprendere il percorso di ascesa.
EX-TIPOGRAFIA _ l'ex-tipografia situata sul ballatoio del cortile ospiterà un'azione performativa visibile dal pubblico attraverso le tre finestre chiuse, con la saracinesca rialzata, e attraverso la vetrata di una piccola sala interna alla quale potrà avere accesso. L'interno abbandonato della copisteria verrà allestito con una serie di lastre metalliche (memoria di quelle utilizzate per la stampa), cui saranno applicati dei microfoni-trigger, capaci di rilevare le vibrazioni delle superfici. All'interno della stanza veri scugnizzi, con le loro divise da calcio di strada di tutto punto, palleggeranno e tireranno forti pallonate alle lastre, che vibrando attiveranno i microfoni andando a comporre la sinfonia tellurica che “la torre acustica” nel cortile emetterà per tutto il tempo. La performance vuole essere un vero spaccato su quell'anima indomita, al limite tra spontaneità ed illegalità, che rappresenta il cuore pulsante della città, quella sua energia compressa, potente, che può essere sfogata con la violenza, o con la bellezza. L’ingresso e la saletta interna alla copisteria nei quali il pubblico avrà libero accesso nasconderanno altri piccoli segreti, memoria di suggestioni raccolte da Gianluca Panareo a Napoli e del suo percorso di avvicinamento alla realizzazione di Memini.
TETTO TIPOGRAFIA _ la grande terrazza catramata che costituisce il tetto della copisteria (impraticabile al pubblico) ospiterà una nuova interpretazione di presepe meccanico, in cui la tradizione quasi “pagana” del presepe napoletano assume nuova forma, diventando una presenza istallativa di luci e ombre in movimento. Sulla terrazza verranno posizionate statue in terracotta, abbozzate, con i soli visi e mani realizzati ad arte da Tiziana D’Auria secondo la tradizione napoletana. Sulla terrazza sarà presente un robot-tagliaerba, capace di muoversi autonomamente, su cui sarà installati un faro che, muovendosi tra le statue, proietterà ombre in movimento sui muri dell'ultimo livello del palazzo, creando una coreografia di corpi immobili e allo stesso tempo in movimento.
GIARDINO _ nell'ottica del percorso installativo il giardino diventa, così come nelle funzioni storiche dell'edificio, un luogo di contemplazione e di rapporto diretto con la natura. Un'illuminazione discreta, ma misteriosa, spingerà il pubblico a perdersi tra i suoi sentieri e tra le memorie dell’antica decorazione parietale. Tra le piante ed gli angoli nascosti del giardino i visitatori potranno scoprire alcuni ex voto raffiguranti porzioni di corpo umano, realizzati secondo la tradizione dei doni fatti a dio o ai santi per grazia ricevuta. A ciascun ex voto corrisponderà un suono particolare. Gli alberi e le piante in corrispondenza di essi, torneranno ad assumere per tre notti quella funzione di mediazione con la vita ultraterrena che avevano nelle culture pre-cristiane. Il giardino ospiterà anche un’altra istallazione apparentemente fuori contesto: un bidone fumante e tonante, che ricorderà a quanti gli si avvicineranno il percorso di ascesa compiuto dalla (“profondità” della) terra al giardino (“dell’eden”).
ATRIO RIOT STUDIO _ la scalinata nell'atrio dello studio ben si presta alla visione verso l'alto, richiamando i vicoli pieni di balconi del centro della città, da cui filtra quasi a fatica la luce del sole splendente di Napoli. Sospese alle balconate si troveranno alcune bombole; la loro forma e la loro posizione richiama alla memoria i bombardamenti subiti dalla città durante la guerra ed il racconto di essi che ancora oggi avviene nei sotterranei della città utilizzando le carcasse delle bombe ritrovate nel sottosuolo. Opportunamente tagliate, queste bombole andranno a costituire un enorme carillon, suonato a ciclo continuo dal performer Paolo Tarantino. Questi interverrà fisicamente su queste speciali “campane” interpretando le indicazioni di Panareo con la propria sensibilità musicale e trasfigurando l’ambiente, alto e stretto, ad apparire una suggestiva torre campanaria.
SALA NERA _ l'ex-teatro è un luogo che ispira la contemplazione, e ospiterà il momento conclusivo, la massima elevazione del percorso ascetico dell'installazione. Non l'ennesima esplosione, ma un momento di riflessione e di raccoglimento per pensare alla città, alla sua anima, al suo futuro. Al centro della stanza, illuminata soltanto da una luce tenue, una figura velata, interpretata da Marie-Thérèse Sitzia, a richiamare il celebre Cristo che giace a poche centinaia di metri dal palazzo. Ma non è un Cristo, è una donna. E non è morta, ma respira. È la città, è Partenope, coperta da quella membrana che sembra sempre offuscare il suo futuro, data più volte per morta, eppure sempre lì, forse dormiente, forse prossima al risveglio. Su questo respiro vitale e misterioso, pervaso dal suono delle campane dell'ambiente adiacente, si lascia il visitatore alla sua interpretazione di un'assenza, prima di affrontare di nuovo le strade affollate di presenze che lo circondano tutto attorno.
GIANLUCA PANAREO | Pesaro [1988]
Dopo il diploma in agraria frequenta la Civica Scuola di Cinema, Televisione e Nuovi Media di Milano come sceneggiatore e autore televisivo, fotografo autodidatta, regista teatrale per vocazione, meccanico per passione. Irriverente per natura, selvatico per educazione.
Lavora mettendo in relazione multimediale diversi linguaggi, indagando la cronaca, la psicologia e gli archetipi della società per ricavare simboli ed allegorie del presente, cercando di evocarne i paradossi e farli deflagrare in una coreografia di meraviglia, in una suggestione politica.
A 16 anni vince il premio del Centro Internazionale di Studi Pirandelliani per una rilettura contemporanea dello spettacolo "I giganti della montagna". Nel 2009 fonda la compagnia teatrale Progetto Robur con la quale partecipa a diversi premi (Premio internazionale di regia teatrale Fantasio Piccoli 2009, Premio Scenario 2013), lavora per grandi teatri (Teatro Elfo-Puccini e Teatro Litta, Milano) e la dirige fino al 2014, quando decide di lasciarla per dedicarsi ad una ricerca più vicina alla performance e all'installazione site-specific.
Con le sue performance partecipa alla 50° Biennale di Architettura e Design di Lubiana e inaugura l'edizione 2015 di SetUp Art Fair-Bologna e di "Capri the Island of Art". Con l'installazione "Mind the border" ha partecipato a Fondamenta 4.0, evento collaterale della 56° Mostra Internazionale d'Arte di Venezia curato dall'Università Ca' Foscari.
TECNOSISTEM SPA
“Fondata nel 1976 dalla Famiglia Fiore (sebbene avvii solo l’anno successivo le sue attività), TECNOSISTEM è oggi una moderna società di ingegneria napoletana, molto radicata e presente sul panorama italiano.
Attraverso un complesso processo evolutivo avviato circa 15 anni or sono, l’azienda è attiva in settori molto diversi tra loro, quale quello della progettazione delle grandi opere infrastrutturali ed edili o quello relativo al processo di sviluppo prodotto dei principali player del mercato automotive, aerospace, rail, difesa, ecc., sia in Italia che all’estero.
Tale diversificazione rende oggi TECNOSISTEM unica nel suo genere, capace di attivare al suo interno processi di osmosiculturale e tecnologica i cui risultati vengono stabilmente riversati sui suoi clienti (FCA, SALINI IMPREGILO, MBDA, ITALFERR, CIRA, EAV, BANCA INTESA, NOVARTIS, ANSALDO STS, MEDIAMARKET, FERRARI, ecc.), in un continuo processo virtuoso capace di trasferire costantemente valore aggiunto.
Lo fa impiegando competenze distribuite sui diversi campi dell’ingegneria, notevoli sia in qualità che in quantità (circa 80 risorse) ed alimentando nel contempo un outsourcing di pari entità, il che ha permesso alla società di sviluppare nell’ultimo quinquennio un volume di affari pari a circa 10 Ml di euro all’anno.
Molto attiva nel settore della R&D e grazie alla sua trasversalità di ambiti, TECNOSISTEM partecipa attivamente ai principali Distretti ad Alta Tecnologia della Campania quali DAC (aerospazio), DATTILO (trasporti) e STRESS (edilizia sostenibile), oltre ad essere presente nel CLUSTER TRASPORTI ITALIA.
Avendo assunto la Ricerca e Sviluppo quale driver strategico di crescita, lo scorso anno l’azienda ha avviato una significativa politica di investimenti mirata all’implementazione e/o acquisizione di tecnologia innovativa afferente ai settori di interesse; tale azione, condotta sotto la sapiente guida del Prof. Luigi Nicolais che da luglio 2016 ha assunto la carica di Presidente del CDA, ha già portato al conseguimento di un primo brevetto.
Diversificazione ed innovazione, quindi, sono le fondamenta su cui l’azienda ha scelto di costruire il suo futuro; per fare questo essa può contare sulla straordinaria disponibilità di intelligenze che il contesto metropolitano in cui opera offre, grazie alle sue significative Università. È questo certamente un aspetto determinante che consente di alimentare e sostenere continuamente una “brain company” di successo, quale TECNOSISTEM oggi è.
Questo spiega perché l’azienda abbia scelto di festeggiare il suo importante traguardo nella città e con la città di Napoli, in segno di gratitudine per aver “accompagnato” questa straordinaria vicenda umana ed imprenditoriale dalla sua nascita fino ad oggi e con la certezza che continuerà a farlo.”
Ing. Salvatore Rionero
Amministratore Delegato
[www.tecnosistemspa.com]
RIOT STUDIO
Un giardino segreto nel cuore antico della città di Napoli. Riot studio è uno spazio speciale, un po' casa, un po' galleria d'arte, un po' studio. Uno spazio dedicato alle arti e alle idee nuove, sperimentali ed indipendenti con un programma di eventi internazionale e site specific.
Il Riot studio mette in evidenza artisti e movimenti che portano avanti linguaggi sfuggenti a categorie precostituite che coinvolgono più settori della conoscenza riflettendo su tematiche sensibili ai cambiamenti repentini della contemporaneità, analizzandone le costanti contraddizioni.
Al Riot studio ci si interroga, si sperimenta e si curiosa tra le maglie della conoscenza, dell'innovazione e della condivisione analogica e digitale.
Riot studio è uno spazio condiviso che dal 2010 si è affermato per la capacità di promuovere eventi dall'elevata portata culturale con l’obiettivo di creare connessioni tra il tessuto urbano e sociale locale e il contesto internazionale.
Da evidenziare tra i progetti del Riot studio l'organizzazione del TEDx Napoli, il format Who is the designer, le radiotrasmissioni dal vivo, i workshop di arte, design, sound art e la rassegna di musica indipendente “a casa”.
[www.riotstudio.it]
MEMINI
MEMINI. Non poteva scegliere altro titolo che questo, Gianluca Panareo, per l’intervento artistico della prima edizione di APERTURE.
MEMINI. Un motto latino che campeggia sul portale e sulle finestre di Palazzo De Capua - Marigliano.
MEMINI. Ricordo. Incisa nella pietra a suggerire, a coloro che varcano la soglia, o semplicemente vi passano davanti, il ricordo del passato, ma anche l’importanza del continuare a ricordare nel futuro.
MEMINI. Parola sospesa, perennemente riferita al presente, al passaggio tra due mondi: il prima e il dopo, il fuori e il dentro, il sotto e il sopra.
MEMINI. Significante perfetto per sintetizzare una intera città, la cui immagine muta nel tempo, ma che tuttavia resta sempre la stessa.
MEMINI. Memoria del primo scavo nel tufo del declivio sul quale sarebbe sorta Neapolis. Del primo incontro tra gli abitatori del mondo sotterraneo e gli abitatori della superficie e che ne ha segnato per sempre il destino.
MEMINI. Destino di una città che ha avuto origine dal proprio calco in negativo che ne ha obbligato le forme in positivo, ma che le ha anche preservate dalla mutazione nel tempo e dalle influenze esterne.
MEMINI. Rammenta che tutto quello che a Napoli è accaduto e accade fuori/sopra è già accaduto (ed è stato sperimentato) dentro/sotto. Che non c’è luce senza oscurità. Non c’è l’esplosione solare del paesaggio sul mare senza il passaggio attraverso i vicoli stretti e bui. Non c’è fertilità senza lava. Non c’è materia, forma, vita, senza Vesuvio.
MEMINI di Gianluca Panareo è un percorso allegorico che conduce il visitatore a rivivere in modo astratto le costanti della storia della città, del suo percorso evolutivo, del suo approccio alla vita. È un cammino dal basso verso l’alto, un'ascesa attraverso gli aspetti caratteristici della città, da quelli più oscuri ed infernali a quelli più sublimi ed elevati, che dalle cavità vulcaniche della terra conduce ad ammirare il cielo.
MEMINI è un intervento site-specific nel corpo di Palazzo Marigliano, ma anche sul tessuto storico, sociale, urbanistico e culturale che lo ospita. Gianluca Panareo, ha scelto prima di tutto di osservare la città da questo palazzo, in un’esperienza di vera e propria residenza (artistica), per poi restituirne un ritratto immersivo e allegorico che ne descriva al meglio l’unicità, la “bellezza spinosa” e allo stesso tempo avvolgente.
MEMINI è composta di materiali ritrovati in città, di iconografie qui ricorrenti, di collaborazioni con i sui abitanti, di contributi dei tanti che Gianluca Panareo ha incontrato in questa esperienza e che quotidianamente si impegnano affinché nonostante il cambiamento, l’evoluzione, l’incontro con la diversità, questa città non smetta mai di ricordare se stessa… non come rievocazione, ma come seme per evolvere nel futuro.
MEMINI non è teatro, non è performance, non è installazione, è uno scenario in cui entrare, nel quale elettronica, robotica e nuove tecnologie modificano i luoghi e coinvolgono lo spettatore in un’un’opera totale e trasversale.
Marco Izzolino| curatore
Conservatorio Di Musica “Nicola Sala” di Benevento
Dipartimento di Nuove Tecnologie e Linguaggi Musicali
Direttore Responsabile Prof. Giosuè Grassia
Il dipartimento rappresenta il settore disciplinare e didattico più attivo nell’ambito della ricerca sonologica e delle sperimentazioni intorno al suono. Negli ultimi anni sta vivendo un periodo di forte espansione che ha visto un significativo incremento nel numero di studenti che si collega parallelamente allo sviluppo delle attività ad esso connesse. Le discipline esercitate sono: triennio di Composizione con mezzi elettroacustici (Musica elettronica) e di Tecnico del suono, più tre bienni specialistici: Composizione con mezzi elettroacustici (Musica elettronica) – Musica applicata ai contesti multimediali (con una sezione dedicata alla produzione di musica da film) – Produzione artistica discografica e di studio. La vivacità didattica si è concretizzata nelle ultime due sessioni di tesi di laurea durante le quali sedici studenti hanno magnificamente completato il loro percorso di studi.
Sul fronte delle attività artistiche oltre a concorsi superati dagli studenti (Premio Abbado per la sezione “Musica Elettronica 2015” “Portogallo 2016”, partecipazioni a workschop e selezioni internazionali Monaco 2013/15, esecuzioni Radiofoniche “Epsilonia” Parigi. Si cocnretizza attraverso la realizzazione di numerosi concerti ed installazioni sonore. Nel 2015 è stata fondata la Électronique Guérilla Orchestre, orchestra composta prevalentemente da laptop, ma dispone anche di strumenti “tradizionali” affiancati da altri strumenti musicali “non convenzionali” spesso scaturiti dalla ricerca verso nuove possibilità sonore.
Un altro aspetto importane della ricerca è rappresentato dal corso di produzione Audio/video del Prof. Claudio Rufa che ha realizzato vero e proprio film, ispirato all’ “Histoire du soldat” di Igor Stravinskij, e quest’anno si accinge in un’altra impresa, la rivisitazione di Jesus Christ Superstar film del 73 diretto da Norman Jewison. Altre nuove iniziative sono in corso: La creazione di una sezione dedicata allo studio del Soundscape e Field/Recording del territorio del Sannio, la creazione di un laboratorio di Elettroacustica applicata ed una Masterclass sulla Sound Art.
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Memini Palazzo Marigliano – Napoli 8-9-10 giugno 2017
in collaborazione con il Conservatorio Di Musica “Nicola Sala” di Benevento
Dipartimento di Nuove Tecnologie e Linguaggi Musicali
Prof. Giosuè Grassia – Prof. Michelangelo Pepe – Prof. Stefano Silvestri
Esposizione tecnica delle installazioni sonore
1) L’installazione sonora realizzata nell’“ex. Tipografia” è stata progettata per l’elaborazione del suono prodotto dalla sollecitazione di grandi piastre in acciaio posizionate lungo la struttura interna della sala: il suono viene captato mediante particolari sensori microfonici disposti su punti prestabiliti di ogni piastra e il segnale ricavato viene elaborato in tempo reale da un computer e quindi da un software appositamente scritto per l'installazione.
Il compito principale del software è quello di elaborare musicalmente i modi propri delle piastre percosse producendo sonorità ad alta, 2 media e soprattutto bassa frequenza, in accordo al tema principale dell'installazione, rispondendo in modo interattivo alle sollecitazioni delle piastre. Il suono così ottenuto viene arricchito da altri elementi tematici e viene diffuso all'esterno della sala mediante una catena elettroacustica che sfrutta un apposito diffusore monolitico ad elevata potenza al fine di enfatizzare l'atto del calcio, l'energia dei moti tellurici, il rumore dei quartieri e altri gesti caratterizzanti la città di Napoli.
2) L’installazione sonora progettata nel salone principale del palazzo realizza uno spazio sonoro immersivo suggerito dalla figura del "cristo velato", interpretata in tal caso da un’artista distesa su un piano rialzato. Mediante appositi sensori sperimentali, disposti sul corpo dell'artista, vengono enfatizzati suoni come: il battito cardiaco, il respiro, il movimento articolatorio, etc. opportunamente elaborati e amplificati mediante un computer e una catena elettroacustica. La diffusione sonora avviene all'interno della stessa sala e un software provvede alla riduzione del rumore di fondo e all'attenuazione del feedback. L'obiettivo è quello di rivelare al pubblico le sonorità musicali del “cristo velato” attraverso l'enfatizzazione di alcune risonanze e delle microvariazioni emergenti dalle cavità del corpo umano.