Art Basel 2017. Le migliori 10 gallerie della sezione principale della fiera
La fiera-fiera non è così entusiasmante come la fiera-luna park chiamata Unlimited. Nella main fair i limiti ci sono eccome. Ciò nonostante ci siamo applicati per cercare i 10 stand più significativi secondo noi.
Ci siamo prodotti in complimenti e felicitazioni per l’edizione 2017 di Liste, ci siamo complimentati con il ritmo di Design\Miami, ci siamo quasi sperticati in lodi per Unlimited, ma purtroppo lo stesso non possiamo dire per la sezione principale di Art Basel (per ora ci limitiamo a questa sezione, un po’ meglio a onor del vero fanno le piccole sezioni speciali, in particolar modo Statements). Nulla quaestio dal punto di vista economico e finanziario: la fiera va che è un piacere. Però il fascino e il coraggio nell’allestimento degli stand sono un’altra cosa. E spesso, specialmente per quanto riguarda le grandissime gallerie, tutto questo è mancato clamorosamente. È come se alcuni mercanti abbiano deciso di investire tutto sulla sezione con le opere a più larga scala, Unlimited appunto, considerando come secondario l’allestimento dello stand. Pochi picchi, dunque, e un po’ delusione anche laddove solitamente il livello era sempre altissimo.
Naturalmente non mancano gli stand interessanti, avvincenti, sfidanti, curiosi e divertenti e, seppur tra qualche difficoltà, ne abbiamo scelti dieci e abbiamo provato a metterli in classifica per un ideale percorso tra i due piani della fiera d’arte contemporanea più importante del pianeta.
GAVIN BROWN, NEW YORK E ROMA
Applausi. Due Kounellis toccanti tra gli ultimi lavori prodotti prima della scomparsa. Due Alex Katz squillanti. Un pezzo di Thomas Bayrle e poi sul retro, quasi nascosto, un gabinetto di piccoli lavori e carte esposte su scaffalature. Gioiello.
SADIE COLES, LONDRA
Stand bombastico e muscolare, colorato e divertente. Urs Fischer fatto di das che se vuoi puoi metterti a modellarlo (contenti i bambini), la casetta con catena di Jordan Wolfson e poi un Rudolf Stingel niente male. E altro ancora ovviamente.
TUCCI RUSSO, TORRE PELLICE
Uno stand di ghiaccio. Una ventata di eleganza e di buon gusto non comune in fiera. Vedi mille Tony Cragg decisamente cafonazzi e poi però arriva il Tony Cragg di Tucci Russo, per dire. Oltre a lui, Anselmo, Merz, Penone, un nuovo lavoro di Mario Airò e dei pezzi a matita di Christiane Löhr da non perdere.
FRANCO NOERO, TORINO
La sciccheria più chic che chic non si può. Tutto lo stand puntellato, letteralmente puntellato, dalle sculture di Mike Nelson in blu notte lapistazzulo. I galleristi tutti in completo blu pure loro a fare ton sur ton. Tra un pezzo blu e l’altro i lavori di tutti gli altri artisti della scuderia.
ISABELLA BORTOLOZZI, BERLINO
Stand sorprendente e conturbante. C’è il profumo Iron Lady (la mostra è ancora in corso nella galleria a Berlino) concepito da Anthony Symonds, c’è un pezzo molto peculiare di Oscar Murillo, ci sono sparsi alcuni lavori di Carol Rama e un lungo muro di Aldo Mondino. Molta ricercatezza, magari un po’ forzata, ma molta ricercatezza.
KONRAD FISCHER, DÜSSERDOLF E BERLINO
La potenza dei grandissimi artisti presenti con importanti opere. E allora bisogna solo alzare le manine e dire bravo. Nelle foto scoverete Carl Andre, Marcel Broodthaers, Daniel Buren, Thomas Ruff, Tony Cragg e via così…
ALFONSO ARTIACO, NAPOLI
Ampio stand nella consueta posizione per il gallerista partenopeo. Pezzi significativi di Darren Almond, Vera Lutter, Lawrence Weiner, Giulio Paolini, Anri Sala e Wolfgang Laib. In una specie di indovinata anticamera sono proposte poi una scultura di Liam Gillick e Alan Charlton.
PETER FREEMAN, NEW YORK E PARIGI
Bell’allestimento, bei nomi, bel ritmo. Franz Erhard Walther valorizzato anche in virtù della vittoria del Leone d’Oro a Venezia. Poi Thomas Schütte, Dove Allouche e Richard Tuttle. Corretto.
STARMACH GALLERY, CRACOVIA
Tra i pochi a osare la mostra personale. Peccato per la grande scritta che prende un’intera parete e fa cafone a dir poco, che si trattava di Magdalena Abakanowicz lo capivamo pure guardando solo le didascalie. Che tuttavia raccontano di una bella selezione di opere attraverso tre decenni. Rese in un allestimento facile ma efficace.
ANNELY JUDA, LONDRA
Enorme sculture di Richard Wilson a catturare l’attenzione sul corridoio. E poi tanto altro con, ad esempio, François Morellet e David Nash. Nel poco entusiasmo generale, entra in classifica anche la galleria di Mayfair.
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