Sulla memoria collettiva. Kader Attia e Alvin Curran a Bergamo
Ex Albergo Diurno, Bergamo – fino al 23 luglio 2017. Kader Attia e Alvin Curran riattivano gli spazi e la memoria di un luogo storicamente importante per la vita sociale della città lombarda.
Che gli Ex Alberghi Diurni avessero il loro fascino già lo si era capito dalle felici operazioni di apertura al pubblico a cura del FAI a Milano (si veda l’ultima mostra di Flavio Favelli all’Ex Diurno di Porta Venezia).
Bergamo segue il capoluogo lombardo e riscopre un luogo storico e suggestivo, sotto gli occhi di tutti eppure quasi rimosso dalla memoria cittadina. Costruito come rifugio antiaereo e convertito nel 1949, con funzioni igienico-sanitarie, commerciali e ricreative, dopo circa quarant’anni l’Ex Albergo Diurno di Piazza Dante riapre al pubblico grazie all’associazione Contemporary Locus, che, sotto la guida di Paola Tognon, dal 2012 opera per la riapertura temporanea di luoghi normalmente inaccessibili o sconosciuti attraverso progetti d’arte.
LE OPERE
L’intervento dei due artisti ospitati per l’occasione Kader Attia (Dugny, 1970; vive a Parigi, Berlino e Algeri) e Alvin Curran (Providence, 1938; vive a Roma) riattiva gli spazi sotterranei nel cuore della città e la connessione dei cittadini con la loro storia sociale. Attraverso una scalinata e un lungo corridoio si accede alla larga sala circolare, storicamente sede di attività ludico-ricreative: nel recupero di questa tradizione Curran, famoso per le sue complesse azioni performative, dispone un biliardo e un ragazzo che si aggira facendo rimbalzare una palla da basket. L’intento di ricucire la memoria è ancora più evidente nella scelta delle opere di Attia che, attraverso lo slide show The Repair, allude a un riparare che non è la ri-creazione di un ideale iniziale, piuttosto l’attivazione evocativa della facoltà di ricordare come forza sociale e politica. A trasportarci in una dimensione quasi surreale, poi, è il Concerto per vasca da bagno e orchestra, performance musicale ideata da Curran, che vede, disseminati in senso circolare per le diverse stanze da bagno, elementi d’orchestra suonare una partitura a più voci (dal vivo il giorno dell’opening, poi registrati e riprodotti per tutta la durata della mostra), dando vita a un’“architettura sonora che restituisce voce e immaginazione al luogo”.
UN PATRIMONIO DA VALORIZZARE
Durante la serata inaugurale del 19 maggio, la grande affluenza di pubblico, incurante della grandine scrosciante, si è fatta testimone della volontà cittadina di riappropriarsi di questi luoghi che riecheggiano (è proprio il caso di dirlo) della memoria di un passato recente. Viene da chiedersi se non sia il caso di trovare il modo di mantenere questi spazi operativi sul lungo termine.
– Giulia Meloni
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